Ieri le forze di Kiev hanno lanciato un nuovo importante attacco nella regione russa di Kursk. L’esercito ucraino aveva attraversato il confine con un’incursione a sorpresa il 6 agosto, e negli ultimi cinque mesi ha resistito ai tentativi russi di espellerlo. La nuova controffensiva è iniziata durante la scorsa notte, avanzando in una zona differente da quella della scorsa estate: nella zona di Suzhi, verso la cittadina di Velike Soldatske e il villaggio di Berdin. I resoconti dei blogger russi, che sostengono la guerra di Mosca in Ucraina ma hanno spesso riferito in modo critico di fallimenti e battute d’arresto, hanno indicato che l’ultimo assalto ucraino ha messo le forze russe sulla difensiva.
Il capo dell’Ufficio presidenziale ucraino Andrii Yermak, ha scritto su Telegram: “Kursk, buone notizie, la Russia sta avendo ciò che si merita”. Andrii Kovalenko, capo del Centro per il contrasto alla disinformazione presso il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino, analogamente ha scritto: “Nella regione di Kursk, i russi sono molto preoccupati perché sono stati attaccati su più fronti ed è stata una sorpresa per loro”.
Il ministero della Difesa di Mosca ha riferito che “due contrattacchi da parte di gruppi d’assalto delle forze armate ucraine sono stati respinti”. “Nonostante la forte pressione del nemico, le nostre unità stanno eroicamente tenendo la linea”, ha dichiarato il canale Operativnye Svodki (Rapporti operativi). Ha detto che si stavano svolgendo combattimenti con artiglieria e armi leggere e che l’Ucraina stava usando veicoli blindati occidentali per portare un gran numero di fanteria.
L’esercito russo avanza a sud di Pokrovsk
Da parte russa, intanto, immagini geolocalizzate diffuse sabato 4 gennaio, mostrano che le forze russe sono avanzate nel centro di Lyssivka e a nord-ovest di Vovkove, due località che si trovano rispettivamente a sud-est e a sud-ovest della città di Pokrovsk, nell’oblast di Donetsk. Questo, riporta l’Institute for the Study of War (Isw), lascia presupporre che abbiano conquistato la città, importante snodo logistico che l’esercito russo cerca di prendereda mesi. Secondo il comandante Viktor Trehubov, portavoce del gruppo operativo ucraino Khortytsia, i russi “cercano innanzitutto di interrompere le catene di comunicazione e logistica di cui attualmente dispone l’esercito ucraino. A tal fine, cercano di riorganizzarsi in piccole unità nelle località situate a sud di Pokrovsk”. Essendo la città abbastanza vasta e fortificata da non tentare un assalto frontale, spiega Trehubov, l’esercito russo sta cercando di circondarla per evitare i combattimenti urbani.
Respinto attacco ucraino a Rostov
Inoltre “un massiccio attacco aereo è stato respinto con successo nella regione di Rostov. La difesa aerea ha distrutto 37 droni”. Lo ha riferito il capo ad interim della regione Yuriy Slyusar. “Da mezzanotte le forze e i mezzi di difesa aerea hanno distrutto 37 UAV”, ha scritto Slyusar nel suo canale Telegram. I droni sarebbero stati abbattuti nei distretti di Taganrog, Millerovsky, Tarasovsky e Belokalitvinsky. “A causa della caduta dei detriti, le proprietà dei residenti di Taganrog e del distretto di Neklinovsky sono state danneggiate. Attualmente si sta valutando l’entità dei danni. Inoltre, secondo i dati operativi, nessun residente della regione è rimasto ferito dopo l’attacco”.
Mar Nero, morti almeno 32 cetacei
L’olio combustibile disperso in mare in seguito al recente naufragio di due petroliere della flotta ombra russa ha portato alla morte di almeno 30 cetacei nello stretto di Kerch. Ieri nella città occupata di Sebastopoli, in Crimea, è stato introdotto un regime di emergenza ecologica. Secondo il Centro scientifico ed ecologico per il salvataggio dei delfini “Delpha”, dall’inizio della situazione di emergenza nella regione sono stati registrati 61 cetacei morti: “Di questi, 32 individui sono morti dopo il 15 dicembre, mentre secondo gli scienziati, “A giudicare dalle condizioni dei corpi, molto probabilmente, la maggior parte di questi cetacei è morta nei primi 10 giorni dopo il disastro. E ora continuano a essere trasportati in mare. Sono state colpite soprattutto le balene di Azov, da sempre i cetacei più vulnerabili”, hanno aggiunto gli esperti.