Per il secondo anno consecutivo i cristiani si sono riuniti nella Chiesa della Natività in Piazza della Mangiatoia a Betlemme per celebrare il Natale sotto l’ombra della guerra e senza decorazioni festive. “Quest’anno abbiamo limitato la nostra gioia”, ha detto il sindaco di Betlemme, Anton Salman, aggiungendo: “Il Natale è una festa di fede. Pregheremo e chiederemo a Dio di porre fine alle nostre sofferenze”. Il patriarca, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, ha raccontato alla folla a Betlemme di essere appena tornato da Gaza, dove ha “visto tutto distrutto, poverta’, disastro”. “Ma ho anche visto la vita: non si arrendono. Quindi non dovresti arrenderti neanche tu. Mai”, ha aggiunto. Tradizionalmente un grande albero di Natale illuminava Piazza della Mangiatoia, ma per il secondo anno le autorità locali hanno preferito non organizzare celebrazioni elaborate. Nonostante il clima cupo, molti cristiani in Terra Santa (circa 185.000 in Israele e 47.000 nei territori palestinesi) hanno trovato rifugio nella preghiera.
Libano, raid aereo israeliano a Baalbeck malgrado tregua
Un attacco aereo israeliano ha colpito all’alba del 25 dicembre la regione di Baalbeck, nel Libano orientale, in “violazione” della fragile tregua osservata tra l’esercito israeliano e Hezbollah. Secondo l’agenzia di stampa nazionale libanese ANI i raid sarebbe stato sferrato contro un edificio nei pressi della cittadina di Tarya e “non ha causato alcuna vittima”. Si tratta della “prima violazione dell’accordo di cessate il fuoco” a Baalbeck. Parlando in forma anonima, una fonte della sicurezza locale ha detto all’AFP che l’attacco ha preso di mira “magazzini ritenuti appartenere a Hezbollah”. Da parte sua, l’esercito israeliano ha denunciato domenica la distruzione in territorio libanese di “depositi di armi”, affermando di agire “in conformità con il cessate il fuoco e gli accordi tra Israele e Libano”. Il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah e’ entrato in vigore il 27 novembre. La tregua generalmente regge nonostante le reciproche accuse di ripetute violazioni.
Hamas e Israele si accusano a vicenda per ritardi tregua
Hamas ha affermato che “nuove condizioni” da parte di Israele hanno “rinviato la conclusione di un accordo” sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, ma che i negoziati continuano dopo più di un anno di guerra nel territorio palestinese. “L’occupante(israeliano) ha imposto nuove condizioni, riguardanti il ritiro (delle truppe israeliane), il cessate il fuoco, i prigionieri e il ritorno degli sfollati, che hanno rinviato la conclusione di un accordo”, ha affermato Hamas in una nota.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha risposto da parte sua che è invece Hamas ad aver ostacolato il raggiungimento dell’intesa. “L’organizzazione terroristica Hamas sta mentendo di nuovo”, si afferma in una nota dell’ufficio del premier israeliano, “rinnegando gli accordi già raggiunti e continuando a rendere difficili i negoziati”. “Tuttavia, Israele continuerà instancabilmente nei suoi sforzi per riportare a casa tutti i nostri ostaggi”, aggiunge il comunicato.
Siria. bruciato 1 milione di pillole di captagon
Le nuove autorità siriane hanno bruciato una grande quantità di droga, tra cui un milione di pillole di captagon, la cui produzione su scala industriale è prosperata sotto l’ex presidente Bashar al-Assad. I miliziani hanno versato carburante e dato fuoco a cannabis, l’antidolorifico tramadolo e circa 50 buste di pillole rosa e gialle di captagon in un complesso militare nel distretto di Kafr Sousa.
Il captagon è uno stimolante simile all’anfetamina, divenuto la più grande esportazione della Siria durante la guerra civile, inondando il mercato nero della regione, con la ricca Arabia Saudita come destinazione principale. Dietro al redditizio commercio illegale del captagon si ritiene che ci fosse Maher al-Assad, comandante militare e fratello del presidente Bashar.
“Le forze di sicurezza del nuovo governo hanno scoperto un deposito di droga mentre ispezionavano il complesso di sicurezza”, ha detto un altro membro delle forze di sicurezza. Le autorità hanno distrutto le scorte di alcol, cannabis, captagon e hashish per “proteggere la società siriana” e “tagliare le rotte di contrabbando utilizzate dalle aziende della famiglia Assad”, ha aggiunto.