Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha annunciato, domenica, la chiusura dell’ambasciata israeliana in Irlanda, accusando il Paese di avere “politiche estremamente anti-Israele”. Sa’ar ha dichiarato che “le azioni e la retorica antisemita adottate dall’Irlanda contro Israele derivano dalla delegittimazione e demonizzazione dello Stato ebraico. “L’Irlanda ha oltrepassato ogni limite nelle sue relazioni con Israele – ha dichiarato il ministero degli Esteri – Israele destinerà le sue risorse a promuovere relazioni bilaterali con nazioni di tutto il mondo, valutando anche gli atteggiamenti e le azioni di questi stati nei confronti di Israele”. La dichiarazione ha evidenziato le azioni del governo irlandese, come il riconoscimento dello Stato palestinese e il supporto all’azione legale del Sudafrica contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ). Yair Lapid, leader dell’opposizione israeliana, ha criticato questa decisione in un post su X, definendola una “vittoria per l’antisemitismo e le organizzazioni anti-Israele”. Le sue parole hanno suscitato una reazione critica da parte di Sa’ar, che su X ha scritto: “Vergognati, Yair!… Questo è un chiaro antisemitismo basato sulla delegittimazione, la disumanizzazione e i doppi standard nei confronti dello Stato ebraico”. Il primo ministro irlandese, Simon Harris, ha definito la decisione di Israele “profondamente deplorevole”. A maggio, l’Irlanda aveva annunciato il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. In risposta, Israele ha richiamato il suo ambasciatore in Irlanda. Poco prima, a marzo, Dublino aveva dichiarato che, in presenza di un genocidio, sarebbe intervenuta contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia. Il caso, originariamente presentato dal Sudafrica, ha visto una sentenza iniziale a gennaio in cui la corte ha ordinato a Israele di “adottare tutte le misure in suo potere” per prevenire atti di genocidio a Gaza.