mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Sanità

Anaao in audizione alla Camera: d’accordo con Schillaci, il rilancio della sanità passa dalla valorizzazione del personale

Professioni sanitarie. Il documento dei medici ospedalieri presentato al Parlamento

“Accogliamo con favore questa iniziativa della Commissione perché, per dirla con le parole del Ministro Schillaci, il rilancio della sanità pubblica passa dalla valorizzazione del personale”. È l’inizio della relazione presentata dall’Anaao Assomed al Parlamento, un testo ampio che raccoglie problemi, proposte e iniziative per far uscire la sanità pubblica da ciò che l’associazione dei medici e dirigenti ospedalieri definiscono “un prolungato depotenziamento“ delle strutture sanitarie pubbliche.

Garantire servizi e cure

“Riteniamo infatti che sia essenziale costruire un sistema sanitario fondato su professionalità solide e competenze chiaramente definite, per garantire ai cittadini la qualità dei servizi che meritano”, osserva l’Anaao Assomed, “Uno sforzo sociale, istituzionale e politico perché il problema della sanità riguarda tutti, perché tutti, indipendentemente dal proprio ruolo sociale o professionale siamo stati, siamo o saremo pazienti. Tutti abbiamo bisogno di cure e non vorremmo mai arrivare al punto di non trovare più chi sia disposto a curare”.

Sistema pubblico

Innanzitutto per l’Associazione dei medici e dirigenti, è necessario rilanciare il Servizio sanitario nazionale provato da un prolungato depotenziamento a causa di risorse pubbliche non sufficienti rispetto ai fabbisogni sanitari di una popolazione che invecchia e che richiede risposte assistenziali appropriate per acuzie, cronicità sempre più diffuse e, anche, nei casi di possibili emergenze.

Le difficoltà crescenti

“Lavorare nel servizio Sanitario nazionale è diventato sempre più difficile, a rischio di burn-out, di episodi di violenza, con retribuzioni non adeguate e limitate prospettive di carriera.

In quest’ottica, la questione delle retribuzioni è questione politica perché riguarda il valore del lavoro e quello di chi lo fa”, evidenzia l’Associazione, “Restituire autorevolezza al lavoro dei professionisti sanitari, anche attraverso la leva economica, è condizione indispensabile per consentire loro di operare con responsabilità, efficienza, efficacia. Una politica retributiva inadeguata disincentiva la stessa domanda di formazione e alimenta le fughe, sia di chi è dentro il sistema sia di chi si appresta ad entrare. E condanna all’impoverimento progressivo, senza arrivare all’ottocentesco concetto di indigenza, professionisti che garantiscono la esigibilità dell’unico diritto che la Costituzione definisce “fondamentale” per tutti i cittadini, tutti i giorni e tutte le notti”

In calo costo del personale

È appena il caso di ricordare, sottolinea l’Anaao Assomed che “tra il 2015 e il 2022 le retribuzioni dei medici dipendenti sono diminuite, in termini reali, del 6,1% (Censis 2024) ed il costo del personale a tempo indeterminato è calato del 2,8%. Questi numeri, insieme con il peggioramento delle condizioni di lavoro, rendono conto della ridotta capacità attrattiva di quella che si considera “risorsa chiave”.

Piuttosto che ricorrere a medici provenienti da paesi lontani e spesso molto diversi dal nostro, sarebbe opportuno promuovere investimenti adeguati per restituire attrattività al lavoro nel Servizio sanitario nazionale, risultando pertanto vitale per il suo mantenimento in vita, uno straordinario piano di reclutamento e premialità di tutte le figure professionali che in esso vi operano e del relativo superamento di vincoli ed incompatibilità che in una situazione di emergenza non ci possiamo permettere”.

Assunzioni da semplificare

Un “Piano straordinario”, che secondo l’associazione dei medici e dirigenti ospedalieri è da realizzarsi non con “forme atipiche di reclutamento ma attraverso una semplificazione delle procedure concorsuali ed uno snellimento delle stesse, fermo restando che alla dirigenza sanitaria si accede mediante selezione pubblica con possibilità di accesso anche con una specializzazione in disciplina affine”.

Abbattimento degli stipendi

Altri capitolo quello dei tagli retribuitivi. “Ribadiamo”, puntualizza l’Anaao Assomed, “che da molti anni l’appiattimento delle retribuzioni della dirigenza medica e sanitaria rispetto alle altre retribuzioni del pubblico impiego e il differenziale negativo a confronto delle retribuzioni europee delle stesse professioni medico e sanitare, ha prodotto fenomeni negativi e rischiosi per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale quali ad esempio la demotivazione del personale sanitario, la riduzione dell’accesso alle professioni e la difficoltà di reclutamento da parte delle Aziende sanitarie, la migrazione all’estero di ingenti quantità di medici, la difficoltà a garantire la continuità delle cure e il funzionamento di ospedali e di servizi sanitari. L’elenco sarebbe più lungo. Queste le ragioni economiche cui se ne possono aggiungere altre strutturali”.

Medici che lasciano

Da qui, secondo il rapporto dell’Anaao Assomed “l’inevitabile fuga dal Servizio sanitario verso soluzioni professionali meno logoranti e a più alta gratificazione, nella libera professione così come nelle sanità di altri paesi. Peraltro è un fatto notorio che la formazione post laurea dei medici deve accontentarsi di cifre irrisorie e a futura memoria, e per quella dei dirigenti sanitari dell’area non medica non ci sono nemmeno quelle, non essendo riconosciuta loro alcuna forma di sostegno economico durante la frequenza dei relativi corsi, né alcuna forma di tutela economico-giuridica per la maternità e paternità. Nessun accenno nei veicoli legislativi in via di approvazione alla necessità di introdurre un vero contratto di lavoro a scopo formativo superando la attuale condizione di studenti”.

Prenotazioni dirottate ai privati

“E’ opportuno sottolineare”, aggiunge l’associazione dei medici e dirigenti, “che da quanto emerge nel capitolo “Il sistema di welfare” del 58° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese negli ultimi 24 mesi, ogni 100 tentativi di prenotare prestazioni nel Servizio sanitario, il 34,9% degli italiani finisce poi nella sanità a pagamento anche a causa della lunghezza delle liste di attesa. Lo switch nell’intramoenia o nel privato puro riguarda tanto il 37,1% delle persone con redditi medio-alti, quanto il 32,0% di quelle con redditi bassi. Lo sforzo economico per acquistare prestazioni sanitarie coinvolge anche i livelli di reddito inferiori, dunque, ed è alto il rischio”, osserva l’Anaao Assomed “di una “sanità per censo”. Insomma come dire che i benestanti possano curarsi prima e meglio dei meno abbienti. Il 36,9% degli italiani in effetti ha dovuto tagliare altre spese per finanziare le proprie spese sanitarie, quota che sale al 50,4% tra le persone con redditi bassi e scende al 22,6% tra quelle con redditi alti. Dal 2013 al 2023 la spesa sanitaria privata pro- capite è cresciuta in termini reali del 23,0%, invece quella pubblica dell’11,3% (Censis)”.

Tagli alle retribuzioni

“Nel periodo 2015-2022 le retribuzioni dei medici nel Servizio sanitario nazionale”, puntualizza la nota dei medici ospedalieri, “hanno subito un taglio in termini reali del 6,1%. Non sorprende, quindi, che l’87,2% degli italiani ritenga una priorità migliorare le retribuzioni e le condizioni di lavoro dei medici, considerati la risorsa più importante della sanità. Il 92,5% considera prioritario assumere nuovi medici e infermieri. L’83,6%, dopo la traumatica esperienza dell’emergenza Covid, che ha visto la sanità impreparata ad affrontare il picco di domanda di prestazioni sanitarie, si aspettava investimenti massicci e un più intenso impegno per potenziare il sistema sanitario”.

Il welfare ridimensionato

“Si sta diffondendo pertanto la percezione che il livello di copertura del welfare pubblico”, annota l’Anaao Assomed, “si sia drasticamente ridotto nel tempo: un cambiamento epocale rispetto alle generazioni precedenti. Attualmente il giudizio prevalente è che il sistema di tutele pubbliche si limiti alle prestazioni essenziali, mentre per il resto si paga direttamente con la triste considerazione che il welfare pubblico si tramuta in un costo che grava sui budget familiari”.

Perdita di ruolo e attrattiva

“La criticità vera non consiste nella scarsità assoluta del personale medico e sanitario, ma nella stessa perdita di attrattività relativa al Servizio Sanitario Nazionale”, sottolinea la nota dell’associazione, “Il problema non è solo il numero dei medici, ma anche la loro distribuzione e la tipologia di specializzazione come avremo modo di testimoniare con i numeri illustrati di seguito”.

Specialisti, serve programmare

Mancano gli specialistici e per risolvere il problema della carenza dei medici non serve l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina, ma risulta imprescindibile mettere in atto una corretta programmazione sui fabbisogni di specialisti, programmazione che parta dai dati sui pensionamenti come abbiamo più volte illustrato e sintetizzato nella tabella di seguito riportata”.

Persi 11 mila medici

I dati documentano infatti il progressivo abbandono del Servizio Sanitario Nazionale: secondo la Fondazione ONAOSI, tra il 2019 e il 2022 il Ssn ha perso oltre undicimila medici per licenziamenti o conclusione di contratti a tempo determinato.

“Alla Data del 11 settembre 2024”, segnala infine l’Anaao Assomed, “gli uffici competenti dell’Onaosi comunicano che risultano censiti nel sistema di elaborazione della Fondazione n. 150.407 sanitari contribuenti di cui obbligatori n. 135.448 (pari all’90,05% del totale) n. 5.194 sanitari volontari (pari al 3,45% del totale), n. 7.074 vitalizi (pari al 4,7% del totale) e n. 2.691 Trentennali (pari al 1,79%del tortale).

Di costoro l’88,39% sono medici chirurghi e odontoiatri, l’0,88% sono odontoiatri il 4,45% veterinari il 3,90% farmacisti ed il 2,38% non iscritti agli ordini (volontari, vitalizi e trentennali quindi di sanitari in pensione).

Rispetto ai dati rielevati in sede di prima revisione (aprile2024) si registra una contrazione totale di 1.331 unità, concentrate nelle categorie dei volontari, dei vitalizi, e dei trentennali. Ciò determina, dal lato economico, ad una revisione al ribasso della stima delle entrate contributive da parte dei contribuenti volontari”.

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