Nel terzo trimestre 2024, l’occupazione in Italia ha continuato a crescere, con un aumento delle ore lavorate dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il PIL, che misura il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese, è rimasto stabile su base trimestrale, con un aumento dello 0,4% su base annua.
Più posti di lavoro, meno disoccupati
Il numero degli occupati è aumentato di 117 mila unità rispetto al secondo trimestre, raggiungendo i 24 milioni. La crescita è stata guidata dai contratti a tempo indeterminato (+111 mila) e dagli indipendenti (+43 mila), mentre i contratti a termine sono diminuiti (-37 mila). Anche il tasso di occupazione, cioè la percentuale di persone che lavorano rispetto alla popolazione attiva, è salito al 62,4%. Sul fronte della disoccupazione, il calo è significativo: ci sono 149 mila persone in meno in cerca di lavoro, con il tasso che scende al 6,1%. Tuttavia, il numero degli inattivi (coloro che non lavorano né cercano lavoro) è aumentato di 88 mila unità.
Cambiamenti rispetto all’anno scorso
Rispetto al terzo trimestre 2023, il numero di occupati è cresciuto di 517 mila persone (+2,2%). Questa crescita riguarda soprattutto i contratti a tempo indeterminato (+3,6%) e gli indipendenti (+2,6%), mentre i contratti a termine continuano a calare (-5,9%). La disoccupazione è diminuita del 22,7% su base annua, con una riduzione del tasso di disoccupazione di 1,7 punti percentuali.
Le imprese e la domanda di lavoro
Le imprese hanno registrato un aumento dello 0,5% delle posizioni lavorative dipendenti rispetto al trimestre precedente. Le ore lavorate, però, sono diminuite dello 0,9% per dipendente, evidenziando un uso maggiore della cassa integrazione (uno strumento che aiuta le aziende in difficoltà, permettendo di ridurre le ore di lavoro dei dipendenti). Nonostante questo, il tasso di posti vacanti, ossia la percentuale di posizioni di lavoro disponibili, è rimasto stabile al 2%.
Retribuzioni e costo del lavoro: aumenti in vista
Il costo del lavoro, che comprende stipendi e contributi sociali a carico delle imprese, è aumentato dell’1% rispetto al trimestre precedente e del 4,6% su base annua. Questo aumento è legato anche ai rinnovi contrattuali che hanno portato a un incremento delle retribuzioni del 4,3%. In particolare, i settori con gli incrementi più significativi sono stati quelli delle attività finanziarie (+8%) e del commercio (+6,8%).
Differenze regionali e di genere
Il Nord e il Centro Italia hanno registrato i maggiori aumenti del tasso di occupazione (+0,7 e +1,7 punti percentuali rispettivamente), mentre il Mezzogiorno ha visto una crescita più contenuta (+0,9 punti). Anche il tasso di disoccupazione è sceso ovunque, con un calo più marcato nel Sud (-3,3 punti). Le donne hanno beneficiato maggiormente di questa dinamica positiva: il loro tasso di occupazione è aumentato di 1,3 punti percentuali, mentre quello maschile di 0,7 punti.
Giovani e anziani nel mercato del lavoro
Tra le fasce di età, le persone tra i 50 e i 64 anni hanno visto l’aumento più significativo del tasso di occupazione (+1,4 punti). I giovani, invece, hanno avuto una crescita più moderata (+0,7 punti), ma sono loro a beneficiare maggiormente del calo del tasso di disoccupazione, che è diminuito di 2,4 punti percentuali nella fascia 15-34 anni.
Divari educativi: i laureati trainano il mercato
Il livello di istruzione continua a fare la differenza nel mercato del lavoro. Tra i laureati, il tasso di occupazione è salito all’81,9%, con una diminuzione del tasso di disoccupazione al 3,3%. Al contrario, tra coloro che hanno al massimo la licenza media, il tasso di occupazione è rimasto molto più basso, al 45,9%.