Il conflitto russo-ucraino, dal 2022 ad oggi, è costato alle imprese italiane 155,1 miliardi di euro. Ai 13,4 miliardi di mancate esportazioni verso Russia e Ucraina si sommano la perdita di 18,4 miliardi di export verso la Germania, 78,9 miliardi di maggiori costi per l’acquisto di energia dall’estero e 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari a causa dell’aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione. In prospettiva, il protrarsi della crisi in Medio Oriente potrebbe determinare uno shock sui prezzi energetici con un impatto recessivo sul Pil dell’Italia per 18,8 miliardi di euro nel biennio 2025-2026.
L’impatto economico dei conflitti in corso è calcolato nel rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato presentato oggi all’Assemblea della Confederazione e che fotografa oneri e ostacoli sulle aziende italiane, in particolare sui 4,6 milioni di piccole imprese che danno lavoro a 11,4 milioni di addetti. A cominciare dalla pressione fiscale che nel 2024 fa registrare 36,6 miliardi di maggiore tassazione su cittadini e imprese italiani rispetto all’Eurozona, pari a 620 euro pro capite in più. Al peso del fisco si aggiunge la batosta del caro-bollette: nel biennio 2022-2023 le piccole imprese italiane hanno pagato l’energia elettrica 11,8 miliardi in più rispetto alla media dei Paesi dell’Unione economica e monetaria.
Crolla il rublo, Mosca aumenta del 30% le spese militari
La Camera alta del Parlamento russo ha approvato mercoledì il disegno di legge sul bilancio 2025-2027, che prevede un’impennata del 30% delle spese militari l’anno prossimo. Il bilancio per il 2025 prevede che la spesa per la difesa raggiunga quasi 13.500 miliardi di rubli (circa 119 miliardi di euro al cambio attuale), ovvero più del 6% del PIL russo. In totale, il prossimo anno almeno il 40% del bilancio federale 2025 sarà destinato alla difesa e alla sicurezza nazionale. Il bilancio militare nazionale era già esploso di quasi il 70% in un anno nel 2024, rappresentando quest’anno, con gli investimenti per la sicurezza, l’8,7% del PIL secondo Vladimir Putin, una prima in Russia dalla caduta dell’URSS più di 30 anni fa.
Intanto la moneta russa cede il 5,45% sul dollaro ed è scambiata a 111,24 dollari, e perde il 7,05% contro l’euro, con il cambio euro/rublo a 118,43, raggiungendo i livelli più bassi rispetto al dollaro da metà marzo 2022, quando l’Occidente mise in atto una raffica di sanzioni nel tentativo di scuotere l’economia russa.
Ursula Von der Leyen, Mosca spende il 9% del pil in difesa, noi l’1,9%
Decisione che non è passata inosservata in Europa, dove si discute da tempo di spese militari comunitarie. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo discorso alla plenaria del Parlamento Europeo ha detto: “La Russia spende fino al 9% del suo Pil per la difesa. L’Europa spende in media l’1,9%. C’è qualcosa di sbagliato in questa equazione. La nostra spesa per la difesa deve aumentare. E abbiamo bisogno di un mercato unico della difesa”.
Kiev: negoziati di pace se si riportano i confini al 23 febbraio 2022
Il capo dell’ufficio di presidenza di Kiev, Andrii Yermak, in un’intervista alla testata svedese Dagens Industri ha affermato che un “punto di partenza” per i negoziati di pace in Ucraina può essere quello di riportare la situazione territoriale “almeno al 23 febbraio 2022”, vale a dire alla vigilia dell’intervento militare russo, quando la Crimea era già sotto il controllo di Mosca. Ricordando che il presidente Zelensky ha chiesto che l’Ucraina venga invitata a far parte dell’Alleanza Atlantica come primo punto del suo cosiddetto ‘piano per la vittoria’, Yermak ha sottolineato che ciò “non comporterebbe alcun obbligo degli alleati della Nato in base all’articolo 5”, che prevede di intervenire militarmente se uno dei Paesi membri subisce un attacco. Tale invito invece, ha aggiunto il capo di gabinetto, “incoraggerebbe la Russia a scegliere la diplomazia”.
La Russia afferma che sarebbe “folle” dare all’Ucraina armi nucleari
Mercoledì la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che l’idea ventilata in alcuni ambienti secondo cui l’Occidente dovrebbe fornire all’Ucraina armi nucleari è “folle” e che impedire un simile scenario è uno dei motivi per cui Mosca è entrata in Ucraina. È nell’interesse dei governi responsabili, ha aggiunto Zakharova, garantire che un tale scenario “suicida” non si verifichi, poiché quelle che ha definito “azioni irresponsabili” da parte dell’Ucraina e dei suoi sostenitori occidentali potrebbero portare il mondo “sull’orlo della catastrofe”. Zakharova ha poi confermato la disponibilità russa a tenere aperto con l’Ucraina il canale negoziale sullo scambio di prigionieri. Ha infine affermato che “se gli Stati Uniti posizionassero missili in Giappone, ciò rappresenterebbe una minaccia per la Russia e Mosca dovrebbe adottare misure di ritorsione”.
Seul e Kiev condivideranno informazioni sulle forze nordcoreane in Russia
In occasione di una visita del ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov a Seul ieri, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha espresso “la speranza che i due Paesi lavorino insieme” per contrastare le “minacce alla sicurezza” poste dalla cooperazione militare tra Mosca e Pyongyang. Kiev e Seul “hanno concordato di continuare a condividere informazioni sul dispiegamento delle truppe nordcoreane in Russia e sul trasferimento di armi e tecnologia tra Russia e Corea del Nord”, ha aggiunto la presidenza. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato a ottobre alla televisione sudcoreana che l’Ucraina avrebbe presentato alla Corea del Sud un elenco “dettagliato” di armi che vorrebbe ottenere, tra cui “artiglieria e difesa aerea”. “Non so quale sarà la risposta della Corea del Sud. Ma ci piacerebbe molto che ci aiutassero”, ha dichiarato Zelensky nel video dell’incontro pubblicato dalla Presidenza.