Secondo un rapporto dell’Unicef pubblicato lunedì, il numero di minori reclutati dalle bande criminali ad Haiti è aumentato del 70% nell’ultimo anno. “Questa è una tendenza estremamente allarmante”, ha dichiarato Geeta Narayan, rappresentante dell’Unicef ad Haiti. L’aumento si verifica in un contesto di povertà e violenza crescenti, con una instabilità politica marcata e bande che controllano l’85% di Port-au-Prince, attaccando comunità un tempo pacifiche nel tentativo di dominare completamente la capitale. I ragazzi vengono spesso usati come informatori perché passano inosservati e non sono considerati minacce. Alcuni di loro ricevono armi e sono costretti a partecipare agli attacchi. Le ragazze, invece, sono obbligate a cucinare, pulire e, in alcuni casi, a diventare le cosiddette “mogli” dei membri delle bande. In un paese dove oltre il 60% della popolazione vive con meno di 4 dollari al giorno e centinaia di migliaia soffrono la fame, reclutare bambini diventa spesso facile. Un rapporto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riporta che un minore coinvolto in una gang ha raccontato di ricevere 33 dollari ogni sabato, mentre un altro ha riferito di aver guadagnato migliaia di dollari nel suo primo mese di attività con una banda. I bambini che rifiutano di unirsi a una gang affrontano minacce contro di loro o le loro famiglie, o vengono rapiti. Le bande non sono l’unica minaccia: un movimento di vigilanti emerso l’anno scorso prende di mira presunti membri delle gang. L’Unicef ha dichiarato che i bambini “vengono spesso guardati con sospetto e rischiano di essere accusati di essere spie o addirittura uccisi dai vigilanti. Quando disertano o rifiutano di partecipare alla violenza, le loro vite sono immediatamente in pericolo”.