La Biblioteca del Congresso ha rivelato che per diversi mesi alcuni hacker hanno compromesso i suoi sistemi di comunicazione, accedendo alle e-mail scambiate con gli uffici del Congresso. In una comunicazione riservata inviata venerdì scorso a vari uffici del Congresso, la Biblioteca ha confermato che gli hacker “hanno avuto accesso alle comunicazioni e-mail tra i membri del Congresso e il personale della Biblioteca, incluso il Congressional Research Service”. L’intrusione si sarebbe verificata da gennaio a settembre. La Library of Congress fornisce un servizio di ricerca specializzato per il Congresso, rispondendo, lo scorso anno, a oltre 76.000 richieste personalizzate. Bill Ryan, direttore delle comunicazioni della Biblioteca, ha dichiarato che la Biblioteca ha segnalato l’incidente alle autorità competenti e sta conducendo un’indagine interna sulla violazione. L’avviso non specificava l’identità degli autori dell’attacco, definendoli semplicemente “l’avversario”, un termine comunemente usato nel settore della sicurezza informatica. Paesi con operazioni avanzate di cyber spionaggio, inclusi gli USA, mirano spesso alle reti governative avversarie per raccogliere informazioni. Negli ultimi anni, Cina e Russia, note per le loro potenti agenzie di cyber spionaggio, hanno effettuato operazioni di hacking sofisticate contro il governo statunitense. Quattro anni fa, gli USA accusarono hacker russi di aver violato un software molto utilizzato, prodotto da SolarWinds, consentendo loro di accedere a numerose agenzie statunitensi e a centinaia di aziende private. L’ambasciata russa a Washington ha respinto queste accuse come “infondate”. Gli Stati Uniti hanno anche accusato la Cina di numerose operazioni di cyberspionaggio, l’ultima delle quali ha coinvolto l’hacking di diversi siti di telecomunicazioni americani per monitorare le campagne presidenziali recenti e lo staff del leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer.