La Sicilia è stata nuovamente colpita da precipitazioni intense, con il comune di Giarre (Catania) che ha registrato oltre 510 millimetri di pioggia in appena otto ore, un accumulo che copre l’80% del volume annuo delle piogge della provincia. Ma nonostante queste precipitazioni straordinarie, l’isola affronta una crisi idrica: i bacini siciliani trattengono solo 54 milioni di metri cubi d’acqua, pari a meno dell’8% della capacità totale. La diga Ancipa, uno degli invasi chiave, è prossima all’esaurimento e rischia di lasciare cinque comuni senza acqua nel giro di pochi mesi. In Sardegna, la situazione è altrettanto critica. L’assenza di riserve idriche nei bacini del Temo e del Cuga ha costretto la regione a chiudere la diga, privando l’agricoltura di risorse essenziali per la prossima stagione irrigua. Le regioni del Sud Italia, dal Molise alla Puglia, continuano a raschiare il fondo delle proprie riserve. In Puglia, il lago di Occhito è ormai al limite, con solo 30 milioni di metri cubi disponibili, mentre in Basilicata, i bacini idrici sono al 14% della capacità e rilasciano ancora 600.000 metri cubi d’acqua al giorno per sostenere le colture.
Francesco Vincenzi, Presidente dell’Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue, ha evidenziato come la tecnologia potrebbe essere la chiave per affrontare questi eventi estremi: “La disponibilità di big data e intelligenza artificiale è fondamentale per adattarci ai nuovi scenari climatici. Chiediamo all’Unione Europea un impegno condiviso per contrastare le conseguenze di questi fenomeni estremi, che stanno colpendo l’intero continente”.
Situazione paradossale
Massimo Gargano, Direttore generale di Anbi, aggiunge che la siccità e le piogge concentrate stanno creando una situazione paradossale, in cui vaste aree del territorio italiano rischiano di passare rapidamente dall’inondazione alla siccità: “Questa condizione porta a un bilancio idrico potenzialmente in crescita, ma con piogge concentrate in brevi periodi e quindi pericolose, se non adeguatamente gestite”. La carenza d’acqua non è un problema esclusivo del Sud Italia. In tutta la penisola si registrano livelli idrici inferiori alla media, anche in regioni come l’Umbria, dove il lago Trasimeno è sceso a 80 centimetri sotto la media, lontano dai livelli minimi necessari per il mantenimento dell’ecosistema locale. In Toscana, l’Arno e l’Ombrone hanno flussi pari rispettivamente al 24% e al 15% dei livelli consueti, mentre nel Lazio il fiume Tevere è ridotto a un quarto della sua portata media.
Anche il Po, fiume cruciale per l’economia del Nord Italia, mostra una significativa riduzione di flusso lungo tutto il corso, e il Piemonte registra cali nelle portate dei fiumi Tanaro, Stura di Lanzo e Toce. In Lombardia, le riserve idriche sono ancora al 21,3% sopra la media, ma i principali laghi della regione, escluso il Lago Maggiore, continuano a diminuire.
Prospettive e soluzioni
L’intero Paese si trova di fronte a un bivio. Gli eventi estremi e i cali cronici delle riserve idriche impongono alle autorità e alle istituzioni di ripensare il sistema di gestione delle risorse idriche. Il Mediterraneo più caldo favorisce infatti il ripetersi di fenomeni meteorologici estremi, e la concentrazione delle piogge in pochi giorni non solo riduce l’efficacia di accumulo, ma amplifica i danni da alluvione. L’appello di Vincenzi e Gargano alla Ue per uno sforzo comune potrebbe essere il primo passo per una risposta coordinata alla crisi climatica. L’uso di tecnologie predittive basate su big data e intelligenza artificiale è ormai necessario per gestire e prevedere i periodi di siccità e le piogge intense, riducendo i danni e garantendo una risorsa idrica costante.