giovedì, 21 Novembre, 2024
Società

Manovra, tra Meloni e sindacati nessun chiarimento: confermato lo sciopero del 29 novembre

Il Premier rilancia sul taglio dell’Irpef, ma per Cgil e Uil la legge di bilancio “è pessima”. Presentati 4.500 emendamenti

Nonostante il confronto tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i sindacati (sei ore a a Palazzo Chigi) resta alta la tensione sulla manovra finanziaria. Durante l’incontro di ieri il Segretario della Cgil Maurizio Landini ha simbolicamente regalato al Premier una copia de ‘L’uomo in rivolta’ di Albert Camus, mentre il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha donato una calcolatrice, in segno di protesta per i “margini troppo stretti” concessi dal governo nelle misure economiche previste. Entrambi i sindacati hanno confermato lo sciopero nazionale previsto per il 29 novembre, deciso per contestare la gestione della legge di Bilancio e chiedere interventi più incisivi a sostegno dei lavoratori e delle famiglie.

La protesta

Cgil e Uil accusano l’esecutivo di aver elaborato una manovra finanziaria insufficiente per affrontare le esigenze delle fasce più deboli, con risorse limitate e interventi giudicati inadeguati. Landini ha espresso delusione per una finanziaria che, a suo dire, “non risponde ai bisogni reali del Paese” e ha scelto il libro di Camus come omaggio simbolico, un richiamo alla “rivolta morale” di fronte all’ingiustizia sociale. Bombardieri, con la calcolatrice, ha voluto sottolineare la necessità di fare bene i conti per trovare risorse da destinare al welfare e al lavoro.

L’incontro, che aveva suscitato aspettative tra le parti sociali, si è rivelato quindi insufficiente per Landini e Bombardieri, che hanno giudicato la manovra “pessima” e “senza prospettive per il futuro del Paese”. “Il governo ha ribadito che i margini di modifica sono limitati e che non vi sarà spazio per cambiamenti significativi sull’impianto del fisco”, la spiegazione di Landini. Bombardieri

ha invece evidenziato l’apertura di Meloni alla possibilità di discutere una detassazione degli aumenti contrattuali, ma ha sottolineato che l’esecutivo non si è mostrato disposto a rivedere le proprie decisioni, specialmente sul fisco, tema prioritario per i sindacati.

Di parere opposto rispetto a Cgil e Uil, la Cisl si è mostrata più aperta al dialogo con il governo, giudicando la manovra come un passo positivo. Luigi Sbarra ha affermato che, sebbene non manchino aspetti da migliorare durante l’iter parlamentare, la legge di Bilancio offre risposte “convincenti” per quanto riguarda il sostegno ai redditi, al lavoro, ai pensionati e alle famiglie.

La risposta del Primo Ministro

Nel corso di una dettagliata introduzione all’incontro con i sindacati, Meloni ha presentato la legge di Bilancio come simbolo di un cambio di passo rispetto alle politiche del passato, rivendicando un’impostazione orientata a una crescita stabile e duratura del “Sistema Italia. Abbiamo visto troppe volte misure finalizzate a raccogliere consenso nell’immediato piuttosto che a porre solide basi per una crescita di medio e lungo periodo”.Meloni ha difeso la manovra finanziaria, rispondendo alle accuse dei sindacati stessi: “Quando si sostenevano le banche, nessuno invocava la rivolta sociale”. Un chiaro riferimento ai periodi passati, quando ingenti risorse pubbliche sono state destinate al salvataggio delle istituzioni finanziarie senza provocare simili proteste. Meloni ha ribadito l’impegno del governo a mantenere un equilibrio nei conti pubblici e ha sottolineato la difficile situazione economica, segnata dall’inflazione e dalla necessità di rispettare i vincoli di bilancio dell’Unione europea.

Le novità

Il Primo Ministro è quindi passato alle novità previste all’interno della legge di Bilancio. Tra queste, il taglio strutturale del cuneo contributivo che sarà esteso a circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra i 35.000 e i 40.000 euro, seppur con un sistema di decalage, ovvero una progressiva riduzione dell’agevolazione per evitare sperequazioni: “Rispondiamo a una problematica sollevata dai sindacati riguardo alla disparità per quei lavoratori che, per pochi euro di differenza, si trovavano esclusi dal beneficio del taglio del cuneo”, ha spiegato. Meloni ha poi specificato che il taglio al cuneo sarà ora applicato sulla componente fiscale e non più su quella contributiva, una scelta che, ha aggiunto, consente di evitare possibili incrementi nella pressione fiscale sui lavoratori. Il Presidente ha poi annunciato una differenziazione nel metodo di fruizione del beneficio fiscale a seconda del reddito: i lavoratori dipendenti con redditi complessivi fino a 20.000 euro riceveranno un bonus diretto, mentre coloro con redditi tra i 20.000 e i 40.000 euro avranno diritto a una detrazione aggiuntiva sull’imposta lorda: L’effetto in busta paga, però, sarà lo stesso per il lavoratore”.

In materia fiscale, il governo ha introdotto una modifica strutturale alle aliquote Irpef, riducendo gli scaglioni da quattro a tre con l’accorpamento delle prime due fasce di reddito. Un intervento che punta a rendere la tassazione più semplice e omogenea per le fasce di reddito più basse, mentre l’esecutivo guarda anche alla possibilità di intervenire sullo scaglione successivo, un’azione che sarà valutata sulla base delle risorse disponibili: “Questo dipenderà ovviamente dai fondi che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”.

Da segnalare, infine che alla Camera sono stati presentati ben 4.500 emendamenti alla legge di Bilancio, ossia proposte di modifica: 1.200 quelle presentate dalla maggioranza. Non poche.

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