Le basi italiane della missione Unifil nel sud del Libano sono state nuovamente prese di mira ieri dall’esercito israeliano. “Diversi muri a T nella nostra posizione Onu 1-31, vicino alla linea blu a Labbouneh, sono caduti quando un caterpillar delle Idf ha colpito il perimetro e i carri armati dell’Idf si sono mossi in prossimità della posizione Onu”. Lo scrive l’Unifil su X. Si tratta dunque di un ulteriore attacco rispetto a quello in cui sono rimasti feriti due militari cingalesi, avvenuto nei pressi del quartiere generale della missione Unifil a Naqoura.
Guterres: “violazione diritto umanitario”
Gli attacchi israeliani contro i peacekeepers dell’Onu sono “una violazione del diritto internazionale umanitario”. Lo sottolinea il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
L’Unifil a Israele: “Non abbandoniamo le basi”
“Le nostre forze di peacekeeping sono rimaste sul posto e una forza di reazione rapida dell’Unifil è stata inviata per assistere e rinforzare la posizione”, ha aggiunto il contingente italiano dell’Unifil all’Idf Unifil: “I militari italiani non abbandoneranno la base” come richiesto da Israele. Secondo quanto appreso da qualificate fonti di sicurezza che seguono il dossier, la posizione è stata ribadita in un incontro nella notte – autorizzato dai vertici Unifil – tra gli italiani, che gestiscono le basi del settore Ovest fuori dal quartier generale della missione, e gli israeliani proprio nella base che è stata colpita.
Crosetto: “Siamo in Libano e ci rimaniamo”, “Italia non prende ordini da Israele”
“Non saremo mai noi che ci spostiamo perchè qualcuno ci dice, con la forza, di spostarci. Noi siamo lì e ci rimaniamo, con la forza del mandato delle Nazioni Unite”. Lo ha ribadito il ministro della difesa Guido Crosetto dopo gli attacchi israeliani alle basi italiane delle missione Unifil in Libano. “Ieri – ha aggiunto Crosetto dal Kosovo dove è andato a far visita ai militari italiani – ho risposto a Israele che ci diceva spostatevi, che l’ Italia non prende ordini da nessuno”.
“Non si tratta di un errore o un incidente” ha aggiunto il ministro della Difesa, e non può essere una giustificazione il fatto che Israele avesse chiesto di evacuare le basi: “vogliamo capire perchè è successo quello che è successo”.
Ambasciata Israele: incontro con vertici dell’esercito italiano
“Come promesso, Israele ha aperto un’indagine sugli ultimi casi e trasmetterà i risultati in maniera trasparente all’Italia. A questo proposito, l’attaché militare israeliano incontrerà oggi i vertici dell’esercito italiano per illustrare i dettagli dell’indagine. Israele agisce in modo trasparente e in stretta collaborazione con l’Italia e con Unifil che opera sul campo, e si rammarica per qualsiasi danno all’Onu e alle forze non coinvolte”: lo si legge in comunicato dell’ambasciata di Israele in Italia rilasciato dopo la convocazione dell’ambasciatore da parte del ministro della difesa Crosetto.
“Purtroppo – si legge nella nota – l’organizzazione terroristica Hezbollah ha installato indisturbata le sue capacità militari vicino alle basi Unifil. Da tempo Hezbollah attacca Israele operando nei pressi di queste basi, sparando sul territorio israeliano e scavando tunnel nelle vicinanze delle suddette basi per trascinare Israele in qualche provocazione. Israele è costretto a rispondere a questi attacchi, per proteggere le proprie forze e l’incolumità dei propri cittadini. Israele ribadisce che non è interessato a un’escalation in Libano, ma è tenuto a proteggere i propri cittadini in conformità con il diritto internazionale”.
Nella nota dell’ambasciata si sottolinea inoltre che “Israele apprezza gli sforzi dell’Italia per prevenire l’escalation nelle nostre aree e il suo contributo all’Unifil”, ma “la comunità internazionale deve esigere il disarmo e il ritiro delle forze di Hezbollah in conformità con la risoluzione Onu 1701”.
Parigi convoca l’ambasciatore d’Israele
Dopo gli attacchi ripetuti contro le basi dell’Unifil in Libano anche Parigi ha convocato oggi l’ambasciatore d’Israele in Francia al ministero degli Esteri. “La Francia – ha detto uno dei portavoce del Quai d’Orsay nel suo quotidiano punto stampa – condanna la prosecuzione degli attacchi israeliani deliberati contro l’Unifil. Due caschi blu sono stati feriti oggi, secondo un bilancio provvisorio, dopo un nuovo attacco israeliano contro una postazione Unifil a Naqura. Uno di loro è in gravi condizioni”.
“Questi attacchi rappresentano gravi violazioni del diritto internazionale e devono cessare immediatamente. Le autorità israeliane devono dare spiegazioni: la Francia, quindi, convoca oggi l’ambasciatore d’Israele al ministero degli Esteri”.
“La Francia – ha continuato il portavoce – ricorda che la protezione dei caschi blu è un obbligo che si impone a tutti.Tutte le parti devono rispettarlo e consentire all’Unifil di continuare a svolgere il suo mandato, rispettando anche la sua libertà di movimento”. La Francia “rende omaggio a tutto il personale Unifil, al nostro contingente francese, a tutti i contingenti, per il loro impegno continuo e la loro professionalità in queste difficili condizioni”. Infine, Parigi “ricorda l’urgenza di una cessazione delle ostilità e di una soluzione diplomatica basata sull’applicazione integrale della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”.
Londra “inorridita” per gli attacchi israeliani all’Unifil
una portavoce di Downing Street incalzata da domande dei giornalisti sulla questione durante il suo briefing di giornata ha affermato che il governo britannico di Keir Starmer è “inorridito per le notizie” di attacchi deliberati delle forze israeliane contro il contingente Onu dell’Unifil schierato (con forte presenza italiana) nel Libano del sud.
La portavoce britannica ha definito “vitale che i peacekeepers e i civili siano protetti” al confine libanese-israeliano: “Come sapete il Regno Unito continua a invocare un cessate il fuoco immediato, con la fine di sofferenze e spargimenti di sangue” in Medio Oriente: non senza sottolineare come gli ultimi sviluppi in Libano rappresentino “un richiamo a rinnovare i nostri sforzi diplomatici” in questa direzione.
Sollecitata a dire esplicitamente se il premier Starmer condanni gli attacchi all’Unifil come crimini di guerra, la rappresentante di Downing Street ha infine risposto: “Ciascuna parte deve fare, sempre, tutto il possibile per proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale. Da parte nostra continuiamo a insistere nell’appello a un cessate il fuoco immediato”.
Cina, “dura condanna a Israele per attacchi all’Unifil”
La Cina ha “duramente condannato” Israele per l’attacco alla torre di osservazione dell’Unifil che ha ferito le forze di peacekeeping dell’Onu in Libano, esprimendo “preoccupazioni” per l’evoluzione della situazione. La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha affermato che “qualsiasi attacco deliberato alle forze di peacekeeping è una grave violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”, affermando che “tali atti sono inaccettabili e devono essere fermati immediatamente”. Al coro delle condanne si sono uniti Mosca, la Turchia e altri paesi occidentali e non.
Fonti Ue: attacco all’Unifil approda al Consiglio Esteri
La questione dell’attacco alle forze Onu dell’Unifil da parte d’Israele sarà sul tavolo dei 27 ministri degli Esteri Ue riuniti lunedì al Consiglio del Lussemburgo. Al momento, dice un alto funzionario europeo, è allo studio una dichiarazione di condanna a 27 sull’accaduto. L’alto rappresentante Josep Borrell ha già definito inaccettabile il bombardamento. “Aspettiamo di vedere cosa diranno gli Stati membri, se verrà giudicato un passo troppo azzardato da parte di Israele”, ha aggiunto. “Ci sono migliaia di Caschi Blu dislocati nel mondo, basta pensare a quali potrebbero essere le conseguenze di questa escalation”.
Ospedale Gaza: “Israele nega carburante, bambini a rischio”
Intanto la situazione all’ospedale Kamal Adwan nel nord della Striscia di Gaza ha raggiunto un livello “catastrofico”, con la vita di molti bambini in terapia intensiva a rischio nelle prossime ore. Lo ha affermato in un’intervista per il Guardian il direttore della struttura, la più grande del nord della Striscia, sottolineando l’impossibilità di evacuare in 24 ore come richiesto da Israele.
La struttura – osserva da parte sua l’ufficio stampa del governo di Hamas, ripreso da Anadolu – sta affrontando “un grave sovraffollamento, esacerbando l’urgente necessità di risorse mediche”. “Le prossime ore saranno cruciali per la vita di molti bambini all’interno del reparto, poiché le scorte di carburante sono esaurite e le forze di occupazione israeliane hanno bloccato l’accesso al carburante agli ospedali del nord”, hanno aggiunto le autorità di Gaza. Nella nota si chiede un intervento internazionale “immediato e urgente” per salvare quante più vite possibili, condannando al contempo le azioni delle forze israeliane.
Unicef, preoccupanti gli ordini di evacuazione improvvisi a Gaza nord
la direttrice regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa Adele Khodr spiega che “Alle famiglie, compresi i bambini, è stato ordinato di spostarsi a sud, in un’area già fortemente sovraffollata, inquinata, insicura e priva di beni di prima necessità per la sopravvivenza”. E aggiunge: “Gli ordini di evacuazione improvvisi nel nord di Gaza e nei governatorati di Gaza sono profondamente preoccupanti e ancora una volta costringono decine di migliaia di civili vulnerabili a mettersi in strada”.
Secondo Khodr, “le evacuazioni, anche di neonati prematuri che lottano per la sopravvivenza nelle incubatrici e di bambini ricoverati in unità di terapia intensiva, insieme alle continue restrizioni all’accesso degli aiuti al nord e ai bombardamenti incessanti, hanno conseguenze devastanti e inconcepibili, che abbiamo visto ripetutamente. I bambini sono condannati, ancora una volta, a sofferenze, orrori e morte inimmaginabili”. Tre grandi ospedali, tra cui Kamal Adwan, l’unico ospedale con un’unità pediatrica nel nord, sono interessati da questi ordini. La sopravvivenza di pazienti gravemente malati, tra cui 18 bambini secondo il ministero della Sanità palestinese, è messa a rischio.