Ancora una frenata per il commercio, e la tanta attesa svolta dei consumi si allontana. Per la Confesercenti la “spesa delle famiglie sostanzialmente ferma, vendite in crollo per i piccoli negozi”. “Il quadro tracciato dai dati Istat è preoccupante”, osserva la Confederazione, “la revisione del secondo trimestre delinea un netto rallentamento dei consumi, e le valutazioni negative sulla dinamica della spesa delle famiglie sono confermate purtroppo anche dai dati sulle vendite al dettaglio di agosto: per le imprese operanti su piccoli superfici si evidenzia un calo del -0,9%, nonostante il traino dei saldi estivi”.
Lontano il ritorno al pre Covid
La spesa delle famiglie sul territorio economico, da cui dipende la tenuta della struttura commerciale, registra nella nuova revisione dei Conti nazionali una contrazione nel primo semestre dell’anno dell’1,3% (+0,2% nella precedente versione), “mentre”, calcola la Confesercenti, “la propensione al consumo, dunque, rischia di consolidarsi molto al di sotto dei valori pre-Covid”. “E la totale assenza della spinta propulsiva dei consumi è confermata se consideriamo i dati sulle vendite al dettaglio: il dato odierno, relativo ad agosto, a fronte di una variazione tendenziale media positiva in valore, pari a 0,8%, che in volume diventa 0,2%, evidenzia un vero e proprio tonfo per i piccoli negozi, – 0,9% in valore, mentre le vendite della grande distribuzione crescono del 3%.
Niente aumenti dei consumi
L’aumento dell’occupazione e dei redditi delle famiglie non si traduce ancora dunque in aumento di spesa. “Una situazione di stasi e di incertezza da cui il quadro dipinto dal Psb non aiuta ad uscire, visto che non pone al centro dell’agenda economica la necessità di ridare impulso alla ripresa dei consumi. Dichiarazioni su una nuova austerity in arrivo”, sottolinea la Confederazione, “potrebbero rallentare ulteriormente la spesa delle famiglie, il cui contributo alla crescita continua a calare: la quota dei consumi sul Pil è, infatti, ulteriormente diminuita nel secondo trimestre dell’anno e risulta ora pari al 56,9%, in confronto al 59,9% del 2014”.
Detassare i salari e aiuti alle imprese
Altra preoccupazione per la Confesercenti è la manovra finanziaria che dovrà “necessariamente assegnare priorità al sostegno dei redditi delle famiglie attraverso la leva fiscale: l’accorpamento delle aliquote di imposta gravanti sui redditi e la conferma del taglio del cuneo contributivo sono fondamentali in questa direzione”. Nell’ottica del piano strutturale di bilancio, Confesercenti ribadisce infine, “la necessità di intervenire sulla detassazione degli incrementi salariali derivanti dai rinnovi contrattuali, oltre che a mettere in campo misure organiche di sostegno per le piccole attività commerciali, per dare certezze e aspettative a famiglie ed imprese”.