martedì, 17 Dicembre, 2024
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Stop alle aggressioni in ospedale?Serve l’HPH, una coalizione per promuovere la salute

I modelli e le pratiche della rete internazionale Health Promoting Hospitals & Health Services HPH (Ospedali che Promuovono Salute) sono “il braccio operativo dell’approccio Total Worker Health (La  salute e il benessere totale dei lavoratori) nel contesto sanitario e dialogano con tutti gli stakeholders coinvolti nella promozione della salute e del benessere del personale sanitario per raggiungere l’obiettivo di  un sistema di alleanze integrate, con il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità, per sostenere il SSN in questo momento di elevata complessità.

Questo è stato  il focus emerso durante un recente convegno tenutosi  a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità dal titolo “Promozione della salute negli ospedali e nei servizi sanitari: il cambiamento arriva da dentro il sistema”.

Si tratta di un sistema, secondo l’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno, che contribuirà a limitare, tra le altre cose, il rischio di aggressioni in sanità, proprio in queste settimane all’ordine del giorno,  attraverso politiche, programmi e pratiche che integrano la protezione dai rischi  legati alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro  con la promozione  di interventi mirati alla prevenzione di malattie  e di infortuni per migliorare il benessere del lavoratore.

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) tramite il Centro Nazionale della Prevenzione delle Malattie e della Promozione della Salute (CNaPPS) diretto da Giovanni Capelli, rappresenta il coordinamento della gestione interreti, affinché le innovazioni emergenti in questa era di elevata complessità possano essere condivise e diffuse, e diventare fruibili dai contesti sanitari in base ai diversi bisogni.

Durante i lavori di Roma, secondo appuntamento di un percorso fortemente voluto dalle reti HPH italiane (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino, Campania e Lazio), co-organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità con il Coordinamento delle Reti italiane International Network of Health Promoting Hospitals & Health Services (HPH), l’Azienda Regionale di Coordinamento per la Salute della Regione Friuli Venezia Giulia, l’IRCCS Ospedale Bambino Gesù, in collaborazione con la ASL Roma 1, è stata posta al centro della scena la promozione della salute dei professionisti sanitari e del contesto in cui operano.

In tale prospettiva, in Italia, le reti HPH, coordinate da Cristina Aguzzoli, su mandato dell’Azienda regionale di Coordinamento per la Salute ARCS diretta da Joseph Polimeni, incorporano l’approccio Total Worker Health adattandolo al setting sanitario e all’approccio biopsicosociale.

È la prima volta che le diverse reti nazionali e internazionali impegnate su questi temi si confrontano e uniscono le forze per diffondere buone pratiche e modelli organizzativi a servizio della salute dei protagonisti della cura, i professionisti del servizio sanitario.

Dai punti affrontati e discussi, tratti dal Policy Brief viene fuori il forte impegno di HPH:

› Il settore sanitario globale è alle prese con una grave carenza di personale, aggravata dalla pandemia di COVID-19, che incide in modo significativo sulla cura dei pazienti e mette a repentaglio la sicurezza.

› L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) prevede una carenza globale di 10 milioni di operatori sanitari entro il 2030, con un impatto particolare sui paesi a medio e basso reddito.

› L’elevato turnover del personale sanitario porta a perdite finanziarie e interrompe la continuità dell’assistenza ai pazienti, con conseguente aumento delle spese e delle sfide.

› L’investimento in una forza lavoro sana produce un maggiore coinvolgimento dei dipendenti, maggiori tassi di reclutamento e fidelizzazione e significative riduzioni dei costi.

› Riconoscendo il notevole tempo dedicato alle attività lavorative, le iniziative di promozione della salute sul posto di lavoro sono essenziali per sostenere il benessere dei dipendenti.

› Leadership e supporto sani favoriscono ambienti di lavoro positivi, alleviano lo stress e favoriscono la fidelizzazione del personale.

› Operatori sanitari più sani dimostrano prestazioni fisiche e mentali migliorate, adottano comportamenti attenti alla salute e mostrano maggiore efficienza e motivazione.

› Sono disponibili consolidati modelli di buone pratiche che fungono da fonte di ispirazione e offrono indicazioni per l’implementazione pratica.

› La promozione della salute dovrebbe indirizzare le strutture sanitarie e le comunità verso la salutogenesi, fungendo da complemento vitale all’approccio patogenetico nelle scienze sanitarie e sociali.

› In ambito sanitario, la rete HPH adotta la salutogenesi, incorporando l’approccio Total Worker Health, con l’importante compito di passare dalla mera prevenzione delle malattie alla promozione del benessere biopsicosociale complessivo.

La fuga dalle professioni sanitarie e il conseguente turnover provoca l’interruzione della continuità dell’assistenza ai pazienti, ma mina anche la sostenibilità economica dell’intero sistema. In questo scenario, la rete HPH propone un sistema di cooperazione fra reti e portatori di interessi per restituire maggiore attenzione alla promozione della salute collegata all’assistenza, promuovendo investimenti a sostegno del benessere del personale sanitario e del complesso tessuto organizzativo che ha il mandato di assistere la popolazione.

Vista l’emergenza internazionale che riguarda la demotivazione del personale, è evidente che il setting sanitario ha la necessità di far un salto culturale di grande portata poiché rappresenta il nucleo di saperi e conoscenze che ha il compito di orientare la comunità nel diritto alla salute oltre che all’assistenza.

Si tratta di aggiornare saperi che con rapidità mai vista prima stanno rivoluzionando la scienza della gestione dello stress cronico e della conseguente patogenesi della maggior parte delle malattie croniche.

Dal momento che la salute del SSN non può essere parificata ad altri luoghi di lavoro, poiché è essa stessa motore trainante della salute della comunità, occorre che il personale e le nuove generazioni hanno bisogno di condividere modi nuovi e validati per la gestione della complessità, per trovare nuovi significati professionali e soddisfazione nella cura, per restare a costruire il futuro in un momento di evidente cambiamento di paradigmi.

Non basta rendere sempre più performante chi resta o aumentare la sicurezza, pur essendo azioni essenziali e necessarie: la rete HPH agisce da driver dello spostamento del punto di vista, affinché TWH nel setting sanitario diventi un processo di salutogenesi per operatori e pazienti e incorpori i più recenti presupposti di riferimento scientifico per il modello olistico del funzionamento dell’essere umano e della sua reazione di adattamento costante (approccio biopsicosociale e PNEI).

Ecco perché il modello operativo della Rete HPH in regione Friuli Venezia Giulia si chiama “Aver cura di chi ci cura”.

La rete HPH aziendale, tramite una strategia su tre livelli che coinvolge l’alta direzione dei servizi sanitari, i leader e i link professional HPH presenti nelle strutture, diffonde un modello di empowerment sistemico misurabile che coinvolge l’intero setting che resta il luogo in cui le persone utilizzano e modellano attivamente l’ambiente, trovando soluzioni e attivando piani di miglioramento continui.

Il Prof. Oliver Grone, autore della prima versione degli standard HPH presso l’Ufficio Europeo dell’OMS nel 2006 e della successiva revisione 2020, ha descritto cosa caratterizza la rete HPH: “Avviata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS), la rete HPH è radicata in documenti e strategie chiave per la promozione della salute, ha precisato Oliver Grone autore della prima versione degli standard HPH presso l’Ufficio Europeo dell’OMS nel 2006 e della successiva revisione 2020, ed è specifica per l’assistenza sanitaria, con un focus sulla salutogenesi di pazienti, operatori e cittadini”.

L’assistenza sanitaria, spesso definita “sistema di cura delle malattie”, rappresenta un’arena unica e complessa per l’applicazione della salutogenesi. Come notato da Antonovsky (1996), il settore sanitario aderisce prevalentemente a un paradigma patogenetico, concentrandosi sulla gestione delle malattie attraverso il trattamento o le cure palliative per le condizioni croniche. In un mondo in cui le malattie croniche sono sempre più diffuse, cambiare focus mirando alla salutogenesi rappresenta una sfida significativa per i professionisti sanitari.

Da parte sua Jürgen M. Pelikan ha sottolineato in “The Handbook of Salutogenesis”, di essere di fronte ad un’applicazione efficace della salutogenesi nell’assistenza sanitaria dove si  richiede non solo la sua integrazione nella pratica, ma anche la ricerca clinica salutogenica e la riforma delle politiche all’interno del settore sanitario (Jürgen et al., 2016).

L’integrazione della salutogenesi negli ambienti sanitari per dare priorità al benessere del personale rappresenta un passo cruciale per colmare un divario di lunga data all’interno di strategie che tradizionalmente si sono concentrate sulle misure di sicurezza e sulla lotta alla patogenesi. Tuttavia, queste strategie hanno spesso trascurato la dimensione del benessere tra gli operatori sanitari, nonostante la sua intrinseca connessione con il benessere di coloro che ricevono assistenza.

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