La regina Rania di Giordania, ospite al Teha Forum di Cernobbio, ha parlato da negoziatrice e ha proposto cinque punti per “arrivare a una pace giusta” tra Israele e Palestina. “Il primo punto – ha detto la sovrana – è che il diritto internazionale deve prevalere senza eccezioni. Il secondo è che i diritti umani sono assoluti. La libertà dalle persecuzioni e dalle discriminazioni sono diritti umani non negoziabili”. Il terzo punto riguarda il fatto che “per far prevalere la giustizia serve assumersi delle responsabilità e garantire che qualsiasi illecito sarà sanzionato.” Una pace giusta, e questo è il quarto punto, “rende una sicurezza reciproca” perché anche Israele “non avrà sicurezza permanente senza pace”. E, infine, “le voci estreme devono essere escluse e il futuro non può essere in ostaggio di coloro che sostengono gli stermini e le punizioni. Devono essere denunciati e zittiti. Incitare contro un’intera popolazione è una violazione di una decente condotta umana, non un esercizio di libertà di espressione”. Comunque la Raia di Giordania ha riportato tutti alla realtà quando ha detto: “Non mi illudo che sarà facile istaurare una speranza di pace”. Insomma nessuna novità di rilievo verso una tregua o un cessate il fuoco se non che il direttore della Cia, William Burns, capo negoziatore americano, ha annunciato che una proposta più dettagliata sul cessate il fuoco sarà avanzata nei prossimi giorni. In Israele, dopo giorni di proteste contro il Governo, secondo un sondaggio di Channel 12, il 60% degli intervistati ritiene che un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi dovrebbe avere la precedenza sulla permanenza delle truppe nel corridoio di Filadelfia, mentre il 28% pensa che l’asse sul confine tra Egitto e Gaza sia più importante. Alla domanda se credono che il governo stia facendo tutto il possibile per riportare a casa gli ostaggi, il 61% degli intervistato ha risposto ‘no’, il 34% ha detto ‘sì’ e il 5% ha detto di non saperlo.
Bombardamenti e valichi chiusi
Ieri, per il secondo giorno consecutivo, le autorità israeliane hanno continuato a tenere chiuso il valico di Kerem Shalom impedendo l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza dall’Egitto, adducendo come motivo lo shabbat, il giorno di riposo settimanale in Israele. Il valico, ormai, è chiuso da più di quattro mesi. Il blocco a Rafah, secondo fonti palestinesi, continua a causare accodamenti di “migliaia” di camion nel Governatorato del Sinai del Nord, con “deterioramento” degli aiuti umanitari a causa del caldo e della polvere. Ci sono anche centinaia di palestinesi bloccati nelle città del Sinai settentrionale che stanno aspettando che il terminal di Rafah riapra per poter entrare nella Striscia di Gaza. Nel frattempo Israele continua le azioni militari: a Nord della Striscia, un attacco aereo ha ucciso almeno quattro persone e ne ha ferite altre due dozzine, secondo l’autorità della Difesa Civile di Gaza, mentre l’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa ha dichiarato che una donna e i suoi due figli sono stati uccisi in un altro attacco contro una casa nel vicino campo profughi urbano di Bureij.
Usa: inchiesta sulla morte di Aysenur Ezgi Eygi
“L’autopsia dell’attivista turco-americana ha confermato che è stata uccisa da un colpo di arma da fuoco sparato da un tiratore dell’esercito di occupazione”. Lo ha rivelato alla tv araba Al Jazeera il governatore di Nablus riferendosi alla 26enne Aysenur Ezgi Eygi, morta durante una manifestazione in Cisgiordania. Citando il proprio corrispondente, Al Jazeera precisa che “la medicina legale palestinese ha dimostrato” che Aysenur Ezgi Eygi “è stata uccisa da un colpo alla testa sparato da un cecchino israeliano”. Anche la famiglia dell’attivista ha accusato l’esercito israeliano di averla uccisa e ha chiesto un’ “indagine indipendente” e gli Stati Uniti sollecitano un’inchiesta con il portavoce del Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, che si è detto “profondamente turbato per la tragica morte di una cittadina americana” e il Segretario di Stato Antony Blinken ha definito “tragica” la morte della cittadina statunitense e ha sottolineato l’importanza di chiarire al più presto le circostanze della sua uccisione. Blinken ha aggiunto che gli Stati Uniti raccoglieranno “informazioni urgenti” sull’episodio e valuteranno eventuali azioni in base ai risultati dell’indagine.
Argaman: Israele verso una dittatura
Quanto alle polemiche politiche sulle scelte del Governo, l’ex capo dello Shin Bet, Nadav Argaman, che nel 2016 fu nominato proprio da Netanyahu, ha espresso preoccupazione per il fatto che Israele sia “sulla strada verso una dittatura”, chiedendo al contempo l’immediata sostituzione del primo ministro Benjamin Netanyahu, in un’intervista televisiva. “L’unica cosa che spinge Netanyahu in questo momento è il desiderio di continuare a essere il primo ministro di Israele, qualunque cosa accada”, afferma Argaman nell’intervista. “Hamas ha rapito oltre 250 civili e soldati dello Stato di Israele. E’ nostro dovere riportarli a casa, ieri. Siamo stati presi in ostaggio da un governo fanatico che deve essere sostituito domani”, afferma. Argaman sostiene che l’insistenza del primo ministro nelle ultime settimane sul fatto che Israele debba mantenere il controllo del corridoio di Filadelfia per il prossimo futuro serva all’obiettivo di mantenere unita la coalizione piuttosto che a preoccupazioni di sicurezza. Argaman accusa i partner della coalizione di estrema destra di Netanyahu di essere “alimentati da una visione messianica del mondo che, sfortunatamente, ha preso il sopravvento sullo Stato di Israele”.