domenica, 24 Novembre, 2024
Attualità

Netanyahu sotto accusa si difende: “È vitale controllare il corridoio Filadelfia”

Il Governo inglese sospende trenta contratti di forniture di armi a Israele

Dagli Stati Uniti, primo fra tutti il Presidente Biden, hanno identificato quale responsabile della mancata tregua, tra Israele e Hamas, il premier Netanyahu che “ha affossato” l’azione dei mediatori e “non fa abbastanza” per arrivare a un’intesa. Posizione e parole che hanno provocato la reazione del premier israeliano che le ha definite “sconcertanti” e alle quali ha anche replicato Biden al quale è stato chiesto se intende parlare di nuovo con Netanyahu e si è limitato a dire: “Prima o poi”. Nel frattempo Hamas soffia sul fuoco e fa sapere che se Israele continuerà ad attaccare la Striscia di Gaza, gli ostaggi torneranno a casa “dentro le bare“, come è accaduto ai sei ostaggi assassinati nei giorni scorsi. Abu Obeida, portavoce delle Brigate Ezzedine Al-Qassam, in una dichiarazione ha detto: “Sono state date nuove istruzioni ai mujaheddin incaricati di sorvegliare i prigionieri riguardo a come comportarsi con loro se l’esercito di occupazione si avvicinasse al loro luogo di detenzione”.

Hamas e la guerra psicologica

I miliziani, in realtà, non concordano con la proposta di tregua che prevede la presenza delle truppe israeliane lungo il corridoio Filadelfia, la zona cuscinetto tra il valico di Rafah e l’Egitto, e sono, anche loro, affossatori delle proposte dei mediatori. Netanyahu, intanto, ha chiesto scusa alle famiglie degli ostaggi, ma ha ribadito la posizione del suo Governo: “Israele non accetterà il massacro di sei ostaggi, Hamas pagherà un prezzo alto”, ha affermato in un video dove lo si vede in piedi di fronte a una mappa della Striscia di Gaza a indicare che“l’asse del male dell’Iran ha bisogno del corridoio Filadelfia e Israele deve controllarlo”. “La tattica di Sinwar – ha aggiunto – è creare divisioni in Israele, usa la pressione psicologica: le foto degli ostaggi servono a questo.” Poi ha concluso: “Tutti vogliono che mettiamo fine alla guerra, questo è quello che conta per loro. Tutti premono per farci uscire da Gaza. Ma la conquista di Rafah e del Corridoio Filadelfia ha cambiato il corso del conflitto e se ci ritiriamo non potremo tornare.”

Polemiche tra Israele e Gran Bretagna

Continuano in tutto Israele le proteste di alcuni gruppi di cittadini, compreso il Forum della famiglie degli ostaggi, che sollecitano sit-in e “raduni enormi” per dimostrare al Governo di Netanyahu che la strategia dello scontro è sbagliata e porterà all’assassinio di tutti gli ostaggi. Le piazze chiedono al Governo israeliano un accordo con Hamas che garantisca la liberazione degli ostaggi. Ma scendono in piazza anche gruppi ortodossi che manifestano a favore delle scelte governative. Il primo ministro israeliano ha anche polemizzato con il Governo inglese per la sospensione di rifornimenti di 30 concratti di armi su oltre 300 in essere. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha spiegato che la sospensione è dovuta al timore che Israele possa utilizzare l’equipaggiamento militare in violazione dei diritti umani. In un post sui social Netanyahu ha scritto:“Proprio come l’eroica posizione della Gran Bretagna contro i nazisti è vista oggi come vitale nel difendere la nostra civiltà comune, così anche la storia giudicherà la posizione di Israele contro Hamas e l’asse del terrore iraniano. Con o senza armi britanniche, Israele vincerà questa guerra e garantirà il nostro futuro comune”.

Avamposti e insediamenti in Cisgiordania

Il bollettino di guerra di ieri annunciava l’uccisione di Ahmed Wadiyya, comandante delle forze d’élite Nukhbadi Hamas che ha guidato l’invasione del villaggio Moshav Netiv Hàasara il 7 ottobre. Wadiyya è stato ucciso in un attacco aereo in cui sono morti otto membri di Hamas nei pressi dell’ospedale al-Ahli di Gaza City. Mentre in Cisgiordania i coloni mantengono le posizioni conquistate di recente, ed è stimato che sono circa 200 “gli avamposti illegali israeliani” nei Territori Occupati. 29 sono stati istituiti solo nell’ultimo anno, 89 dal 2019. I numeri della colonizzazione israeliana della Palestinasono stati pubblicati da un’inchiesta di BBC Eye. Gli avamposti sono presidi che mancano di qualsiasi approvazione ufficiale, mentre gli insediamenti sono enclave più grandi, tipicamente urbane, costruite in tutta la Cisgiordania e legali secondo la legge israeliana. Sia gli avamposti che gli insediamenti sono invece considerati illegali dal diritto internazionale perché presuppongono lo spostamento forzato di una popolazione civile, quella palestinese, in un territorio occupato.

Onu: a Gaza distruzione immensa

Infine da sottolineare la dichiarazione del coordinatore speciale dell’Onu, Tor Wennesland, che ha visitato la Striscia e ha commentato: “Oggi sono tornato a Gaza e ho assistito in prima persona all’impatto catastrofico delle ostilità. La portata della distruzione è immensa, le esigenze umanitarie sono colossali e in forte aumento e i civili continuano a sopportare il peso di questo conflitto. Condanno inequivocabilmente l’orribile bilancio delle vittime civili a Gaza. Ogni giorno che passa mette più vite in pericolo”.

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