domenica, 15 Dicembre, 2024
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L’allarme delle Nazioni Unite: “Riscaldamento globale, entro il 2050 innalzamento dei mari di 20 centimetri”

In occasione del Forum delle Isole del Pacifico in svolgimento a Tonga, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato un allarmante rapporto che mette in luce i gravi rischi legati all’innalzamento del livello del mare per le isole del Pacifico. Il documento, che punta a sensibilizzare la comunità internazionale sull’urgenza di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, è stato al centro del discorso del Segretario Generale, che ha evidenziato le conseguenze devastanti per la regione se non si interviene con azioni immediate. Il rapporto delle Nazioni Unite prevede che, con le attuali politiche climatiche, il mondo si trovi su una traiettoria di riscaldamento di 2,7°C, il che comporterebbe un innalzamento del livello del mare di 20 cm sopra i livelli del 2020 entro il 2050 e di 56 cm entro il 2100. Per le Isole del Pacifico, molte delle quali si trovano a un’altezza media di appena 1-2 metri sopra il livello del mare, questo significherebbe la perdita permanente di vaste aree di territorio.

Gli esperti che hanno esaminato il rapporto sottolineano che un impegno globale per limitare il riscaldamento a 1,5°C, con l’obiettivo di raggiungere emissioni nette zero intorno alla metà del secolo, potrebbe ridurre significativamente l’innalzamento del mare: si prevede infatti un aumento di 18 cm entro il 2050 e di 38 cm entro il 2100 rispetto ai livelli del 2020, ovvero un 30% in meno rispetto allo scenario di un riscaldamento di 2,7°C.

Impatto devastante

Le nazioni insulari del Pacifico stanno già subendo gli effetti del cambiamento climatico, con il livello del mare che continua a salire. “Nel 2020, alcune nazioni insulari del Pacifico, tra cui Vanuatu, Papua Nuova Guinea e Micronesia, hanno perso più dell’1% del loro PIL a causa dell’innalzamento del mare, ha dichiarato la Dott.ssa Rosanne Martyr, scienziata senior di Climate Analytics e revisore del rapporto. “La necessità di finanziamenti per perdite e danni è già qui, e i costi continueranno a crescere senza un’azione climatica urgente.

Secondo Bill Hare, CEO di Climate Analytics e un altro revisore del rapporto, “più ritardiamo l’eliminazione dei combustibili fossili, più ci condanniamo a un innalzamento irreversibile del livello del mare, con danni che si manifesteranno sempre più presto. Limitare il riscaldamento a 1,5°C rallenterà significativamente l’aumento del livello del mare. Un riscaldamento di 2,7°C sarebbe spaventoso, poiché continuerebbe ad accelerare l’innalzamento del mare, anticipando i danni di cinquanta anni e portando a quasi un metro di innalzamento per le Isole del Pacifico entro il 2150”.

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