sabato, 14 Settembre, 2024
Esteri

Israele, operazioni militari in Cisgiordania a caccia di terroristi. Onu: “Violato il diritto internazionale”

Possibile irruzione Idf nell’ospedale Ibn Sinai. Leader Hamas, Sinwar nascosto nei tunnel con 22 ostaggi

Una operazione militare in Cisgiordania, è stata lanciata ieri dalle forze di difesa israeliane (Idf). Ad essere tenuta sotto attacco l’area di Tulkarem zona considerata a rischio di infiltrazioni di Hamas. Nel contempo le truppe israeliane hanno imposto l’evacuazione a Jenin del campo di Fara, vicino a Tubas. Il ministro degli Esteri Katz ha sollecitato i civili alla “evacuazione temporanea dei palestinesi dall’area, in modo simile a come avviene in alcune zone della Striscia di Gaza”.

Irruzione in ospedale

Secondo fonti israeliane le operazioni dureranno diversi giorni con l’obiettivo fo neutralizzare la rete terroristica che ha pianificato il fallito attentato della scorsa settimana a Tel Aviv. C’è anche l’ipotesi che l’esercito israeliano preveda una irruzione nell’ospedale Ibn Sinai a Jenin, già circondato. Notizia lanciata ieri attraverso le agenzie stampa dall’Autorità nazionale palestinese, che parla di una “esclation che porterà a risultati terribili e pericolosi”.

Le versioni contrastanti

Nella versione dell’Idf, invece, nell’area di Jenin, tre terroristi armati sono stati eliminati in un attacco aereo. Mentre nella stessa zona sono stati rimossi gli esplosivi che erano stati piazzati sotto le strade della zona e che avrebbero dovuto essere fatti esplodere in attacchi contro le forze di sicurezza che operano nell’area. La Mezzaluna Rossa palestinese parla di almeno 10 morti. Nella “guerra” mediatica, invece, Israele ha smentito le notizie di fonte palestinese secondo cui le truppe sarebbero entrate negli ospedali di Jenin e Tulkarem nell’ambito dell’operazione. L’Idf sottolinea che non ci sono danni che impediscano il funzionamento degli ospedali, non vi sono problemi all’elettricità e all’acqua, ed è possibile entrare e uscire dagli edifici. “Il nemico usa gli ospedali per rifugiarsi durante uno scontro con le nostre forze e ne abbiamo la prova”, ha detto l’esercito. Nella versione di Hamas invece è in atto: “un tentativo di attuare i piani estremisti del governo israeliano, espressi dai suoi ministri fascisti, contro i palestinesi nei territori occupati”.

Onu: violato diritto internazionale

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato la “risposta sempre più militare” delle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata. L’agenzia Onu afferma che la recente operazione militare israeliana in Cisgiordania è condotta “in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva”.

Sinwar nei tunnel con 22 ostaggi

Jewish Chronicle, settimanale britannico riferisce fonti di intelligence secondo cui il leader di Hamas Yahya Sinwar si è circondato di 22 ostaggi vivi ed ammanettati e li sta utilizzando nei tunnel come scudi umani per proteggersi da un attacco da parte di Israele. Gli altri rapiti, vivi o morti, sono tenuti prigionieri da gruppi minori come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, le brigate Mujahideen, le al-Nasser Salah al-Deen e le brigate dei martiri di al-Aqsa. L’Idf avrebbe avuto diverse opportunità di eliminarlo ma gli attacchi non sono stati autorizzati per non uccidere i 22 ostaggi.

Borrell: no a violazioni luoghi sacri

Il capo della politica estera Ue, Josep Borrell, ha affermato su X di condividere le “preoccupazioni della Giordania sulle ripetute violazioni dello status quo dei Luoghi Sacri, sotto la continua minaccia anche del ministro Ben Gvir”

Iran, possibili attacchi alle ambasciate israeliane

Per il New York Times, l’Iran potrebbe lanciare un attacco contro un’ambasciata israeliana in un paese terzo come rappresaglia all’assassinio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Il giornale cita l’ex capo del Comando centrale statunitense, il generale in pensione Frank Frank McKenzie. Secondo McKenzie, Teheran avrebbe “avuto paura” e non avrebbe voluto innescare il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Pertanto, è probabile che la repubblica islamica colpisca “un obiettivo morbido”, come un’ambasciata o un’altra struttura di Israele in Europa, Africa o Sud America, ha dichiarato al New York Times. Inoltre, l’Iran probabilmente rinvierà l’attacco fino a quando non saranno terminati i colloqui per il cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza, si legge nell’articolo, che cita funzionari statunitensi sotto anonimato. Questo potrebbe minare le relazioni di Israele con i suoi alleati occidentali, poiché Teheran starebbe dando la precedenza ai colloqui, in contrasto con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha riferito il quotidiano.

L’intervento della moglie di Netanyahu

“Penso che ci sia bisogno di ancora più squadre di sicurezza locali… E mio marito ne è consapevole. Dobbiamo sostenere, difendere, espandere e armare le squadre di sicurezza locali, perché sono davvero la prima linea di difesa che protegge tutti noi: lo abbiamo visto il 7 ottobre, abbiamo visto quanto fossero necessarie in luoghi in cui non esistevano”. Ad affermarlo, in un raro discorso pubblico, in Cisgiordania, è la moglie del premier israeliano Sara Netanyahu che chiede di equipaggiare meglio le squadre di sicurezza locali.

Decine di membri delle squadre di sicurezza locali nelle città e nei kibbutz vicino al confine di Gaza, rileva ‘The Times of Israel’, sono stati uccisi nell’assalto di Hamas del 7 ottobre. Molti membri sopravvissuti delle squadre hanno detto che mancavano armi adeguate e che avevano subito numerosi tagli di bilancio nei mesi e negli anni precedenti l’attacco.

La moglie del premier Benjamin Netanyahu ha aggiunto, riferisce il giornale israeliano, che dal 7 ottobre “siamo impegnati in una lotta esistenziale per la nostra casa, per le nostre vite e per il nostro diritto di vivere qui in sicurezza”.

Mar Rosso, nave colpita dagli Houthi perde petrolio

La Sounion, la petroliera battente bandiera greca colpita dai miliziani yemeniti Houthi e in fiamme dal 23 agosto, ha iniziato a perdere petrolio nel Mar Rosso. Lo ha reso noto il portavoce del Pentagono, il maggiore Patrick Ryder, spiegando che la petroliera trasportava circa un milione di barili di greggio. Sono stati inviati da un soggetto terzo due rimorchiatori per cercare di aiutare la nave, ma Ryder ha spiegato che gli Houthi hanno minacciato di attaccarli costringendoli a rientrare.

“Si tratta semplicemente di atti di terrorismo sconsiderati che continuano a destabilizzare il commercio globale e regionale, mettono a rischio la vita di innocenti marinai civili e mettono a repentaglio l’ecosistema marittimo del Mar Rosso e del Golfo di Aden, il cortile di casa degli Houthi”, ha aggiunto Ryder.

Giovedì gli Houthi hanno rivendicato l’attacco contro la Sounion, avvenuto al largo della città portuale di Hodeidah. Lo stesso giorno la missione Aspides aveva dichiarato che la petroliera rappresenta un pericolo per l’ambiente dopo essere stata colpita. La nave è gestita dalla Delta Tankers di Atene.

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