venerdì, 20 Settembre, 2024
Lavoro

Istat. Lavoro: “Nel 2024 in calo i posti vacanti”

Le stime preliminari. Diminuisce nelle imprese, aumenta nel settore dei servizi. Le micro variazioni

“Nel secondo trimestre del 2024, calano i posti vacanti nelle imprese”. Questa la sintesi dei dati preliminari forniti dall’Istat sulle opportunità di lavoro nelle aziende italiane. A diminuire del -0,1% il tasso di posti vacanti destagionalizzato delle imprese con dipendenti, arrivando al 2%. Nel settore dei servizi, invece, si ha un +0,1%. Per le imprese con almeno 10 dipendenti, il tasso di posizioni aperte rimane stabile all’1,7%, con una riduzione osservata nel settore industriale.

Guardando più da vicino la situazione nelle aziende, la riduzione osservata nel totale dell’economia è principalmente attribuibile al contributo negativo dell’industria, che ha registrato una diminuzione di 0,2 punti percentuali.

Osservando il contesto degli anni precedenti, nel 2021 i tassi di posti vacanti per le imprese con almeno 10 dipendenti sono partiti dall’1,6% nel secondo trimestre, scendendo all’1,4% nel quarto trimestre. Il 2022 ha visto un aumento al 2,0% nel secondo trimestre, seguito da un successivo calo all’1,6% nel quarto trimestre. Durante il 2023, i tassi hanno mostrato un andamento altalenante, raggiungendo un picco del 2,1% nel secondo trimestre, prima di stabilizzarsi.

Grandi Imprese

Nei primi mesi del 2024, le grandi imprese hanno registrato un tasso di posizioni aperte stabile all’1,7% nel secondo trimestre, invariato rispetto al trimestre precedente. Questo tasso, costante per la maggior parte dell’anno, secondo l’Istituto di previdenza, riflette una domanda di lavoro stabile, con una lieve diminuzione nel settore industriale, che ha contribuito a questa stabilità. Nel primo trimestre del 2024, il tasso era già attestato su valori simili, segnalando un equilibrio nella domanda di lavoro in queste imprese.

Piccole e Microimprese

Continuando l’analisi su quest’anno, le piccole e microimprese hanno iniziato il 2024 con un tasso di posizioni aperte del 1,9% nel primo trimestre, salendo al 2,5% nel secondo trimestre. Questo aumento è indicativo di una crescente pressione sul mercato del lavoro in questo segmento.

Il rapporto con il passato

Negli anni precedenti, il 2021 ha visto un tasso di posti vacanti dell’1,7% nel secondo trimestre, salito al 2,4% nel quarto trimestre del 2022, con una stabilizzazione tra il 2,2% e il 2,3% nel 2023.

Domanda e offerta

Il settore manifatturiero ha registrato un tasso di posizioni aperte dell’1,7% nel secondo trimestre del 2024, in calo rispetto all’1,9% del primo trimestre. Questo riflette una diminuzione della domanda di lavoratori qualificati rispetto all’inizio dell’anno. Dal 2021 al 2023, i tassi in questo settore sono cresciuti dall’1,3% nel secondo trimestre del 2021 al 1,9% nel primo trimestre del 2023.

Servizi in ascesa

Nel settore dei servizi, il secondo trimestre di questa annualità, ha registrato un contributo positivo, con un tasso che si è attestato al 2%, in aumento dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Nei servizi pubblici e sociali, il 2024 ha visto tassi ancora elevati, continuando la crescita iniziata nel 2021, quando il tasso era partito dall’1,6%, arrivando al 2,4% nel 2023.

Energia e utility

Il settore dell’energia e delle utility ha mostrato tassi variabili nel 2024, con un picco dell’1,5% nel primo trimestre, seguito da una stabilizzazione nel secondo trimestre. Tra il 2021 e il 2023, i tassi in questo settore sono aumentati dall’1,0% nel secondo trimestre del 2021 all’1,5% nel primo trimestre del 2023.

Dati Destagionalizzati

Infine, sempre per quest’anno, l’Istat osserva come i dati destagionalizzati per le imprese italiane dell’industria e dei servizi indicano un tasso del 2% nel secondo trimestre, in leggera diminuzione rispetto al 2,1% del primo trimestre. Questo calo è attribuibile principalmente alla riduzione della domanda nell’industria, mentre i servizi hanno mostrato un lieve aumento. Dal 2021 al 2023, i tassi destagionalizzati hanno mostrato una relativa stabilità, oscillando intorno al 2,2% verso la fine del periodo.

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