I dati della vendemmia danno la fotografia di un Paese diviso anche sul raccolto dell’uva. Secondo Confagricoltura mentre al Centro e al Sud si è assistito a un avvio anticipato della raccolta in alcune regioni, al Nord le operazioni procedono in linea con gli anni precedenti. Nonostante la qualità delle uve sia generalmente buona, il clima incide sempre più pesantemente sulla produzione, mettendo alla luce i rischi a cui è esposta l’industria del vino, un eccellenza del nostro paese, a causa del cambiamento climatico.
Difficoltà
Nel Italia settentrionale, i produttori biologici hanno incontrato notevoli difficoltà nel mantenere alti livelli produttivi per via delle abbondanti piogge primaverili. Da questo punto di vista il Nord-Est, dove grandinate e siccità hanno creato una distribuzione irregolare della produzione, risulta la zona più colpita da questo fenomeno. Il Centro, a causa di un meteo disomogeneo tra le diverse aree, vede invece situazioni specifiche e diverse tra le varie regioni: mentre alcune hanno già iniziato la vendemmia con le basi spumanti, che sembrano registrare un lieve calo dei volumi, altre si preparano a iniziare nelle prossime settimane.
La malattia
Nel Sud, la siccità invece ha influito sulla quantità di uve prodotte, anche qui in maniera non uniforme sul territorio. Positiva la situazione fitosanitaria, soprattutto in confronto all’anno precedente, quando la peronospora aveva devastato oltre metà della produzione. La peronospora è una malattia delle piante causata da un fungo microscopico che colpisce soprattutto le viti. Questa malattia si sviluppa in condizioni di umidità elevata e pioggia frequente, attaccando le foglie e i grappoli. Le foglie infette diventano marroni e si seccano, mentre i grappoli d’uva possono anche marcire, rendendo il raccolto inutilizzabile. “Non è un quadro omogeneo quello che si presenta oggi sul fronte viticolo, ha dichiarato Federico Castellucci, Presidente della Federazione nazionale Vino di Confagricoltura. “Mai come quest’anno è difficile fare previsioni generali attendibili, sebbene le premesse siano nel complesso buone.” Ma quello che in particolare lo allarma è l’andamento del mercato, che continua a mostrare segnali di flessione già osservati a inizio anno, complicando ulteriormente la gestione delle giacenze, nonostante i volumi ridotti della vendemmia in corso.
Mercato ‘freddo’
Gli operatori parlano di un mercato ‘freddo’, in cui l’aumento dei costi di produzione pesa sul prezzo finale, incidendo ovviamente negativamente sulle vendite. A livello internazionale, mercati chiave come Stati Uniti, Regno Unito e Germania hanno chiuso il primo semestre dell’anno con un calo del 4,3%. L’Italia mantiene però una posizione abbastanza stabile, trainata dalle bollicine entry level. Le sfide Per affrontare le sfide del settore, la Commissione Europea ha istituito il “Gruppo di Alto Livello Vino”, che ha il compito di occuparsi di temi legati al mercato del vino come il rapporto domanda-offerta, l’impatto del cambiamento climatico, la questione vino-salute e le strategie di promozione. Si riunirà per la prima volta l’11 settembre.
Castellucci ha sottolineato anche che la crisi del settore è a suo avviso strutturale. In vista delle prossime scadenze internazionali, Confagricoltura ha avanzato alcune proposte, tra cui una Politica Agricola Comune, nel gergo nota con l’abbreviazione PAC, più mirata al comparto vitivinicolo, con azioni volte a migliorare il posizionamento sui mercati internazionali. Tra le misure suggerite vi sono la riduzione delle autorizzazioni per nuovi impianti, l’allungamento dei tempi per il reimpianto e una maggiore flessibilità nella gestione degli interventi di sostegno. Sempre da Confagricoltura arriva la proposta di incentivare l’abbandono, in maniera selettiva e mirata, delle produzioni che mostrano evidenti difficoltà di mercato. “A questo si aggiunge la richiesta di pari rilevanza di una politica di promozione da implementare tenendo conto del contesto internazionale e delle difficoltà delle imprese,” ha concluso il presidente, auspicando un quadro di opportunità più flessibile e adattabile alle diverse realtà imprenditoriali e ai Paesi obiettivo.