Crollo significativo delle azioni giapponesi, con l’indice Nikkei 225 che ha perso oltre il 12%, precipitando di oltre 4.450 punti, superando i 3.836 punti persi durante il “Black Monday” di ottobre 1987. I mercati globali sono stati scossi dalla prospettiva di una recessione negli Stati Uniti. Il Topix giapponese ha chiuso in ribasso del 12,2%, eliminando i guadagni dell’anno. Le contrattazioni sui futures Topix e Nikkei sono state sospese durante la sessione pomeridiana, attivando i “circuit breaker” che interrompono automaticamente le contrattazioni. Gli investitori sono preparati a una rinnovata volatilità, temendo che la Federal Reserve possa essere costretta a tagliare i tassi di interesse.
“indicatore della paura”
Lunedì lo yen è salito del 2,2% a ¥142,3 rispetto al dollaro. La svendita in Giappone ha avuto ripercussioni anche in altri mercati asiatici. Il benchmark Kospi della Corea del Sud è sceso di oltre l’8%, mentre l’indice australiano S&P/ASX 200 è sceso di quasi il 4%. Il principale indice azionario di Taiwan è sceso di oltre l’8%. L’indice indiano Nifty 50 del 2,8%. La turbolenza globale si è estesa al mercato delle criptovalute: lunedì il prezzo del bitcoin è sceso di oltre l’8% a 54.000 dollari, mentre il prezzo dell’ether è sceso di quasi il 17%. La Fed ha mantenuto i tassi invariati durante la riunione della scorsa settimana, ma la reazione del mercato dopo i dati sull’occupazione indica che gli investitori ritengono che la banca centrale potrebbe aver commesso un errore nel non tagliare i tassi. Srini Ramaswamy, direttore generale della ricerca sul reddito fisso statunitense di JPMorgan, ha scritto sabato di essere diventato “ottimista sulla volatilità” data la nuova incertezza degli investitori. L’indice Vix delle turbolenze attese sul mercato azionario statunitense, noto come “indicatore della paura” di Wall Street, è salito venerdì fino a 29 punti, il livello più alto dalla crisi bancaria regionale statunitense di marzo.