È l’ora delle azioni responsabili. Servono certezze, fondi e fiducia. Solo agendo in modo rapido salveremo l’Italia, le imprese e i cittadini.
Troppa incertezza, date, norme e leggi da concretizzare definite dapprima “urgenti” che poi slittano sotto il peso dei tentennamenti e aggiustamenti politici. È lo scenario istituzionale ed economico che invece di essere snellito, grazie a procedure rapide ed incisive, viene paralizzato da burocrazie che mettono a rischio l’intera tenuta della Nazione. È il senso dell’ intervista a Gianluigi Facchini, presidente del gruppo di Hotel SHG, che nei giorni scorsi aveva con una sua nota rimarcato come oggi siano necessarie due virtù: l’essere uniti e la determinazione nelle scelte da mettere in campo.
Lei, Dottor Facchini, che opera nel settore del turismo, ossia l’area finanziaria e imprenditoriale più colpita dall’emergenza Coronavirus, aveva lanciato un appello a fare presto e bene. Oggi lei è rammaricato dai ritardi, dalle troppe indecisioni, dall’Europa, dai ritardi delle banche. Il tutto mentre la rapidità nella attuazione dei provvedimenti, rimane vitale?
“Non passa giorno, di questi tempi, che non vengano annunciati, o pubblicizzati provvedimenti economici e misure a sostegno delle imprese ed attività produttive, con particolare riguardo a quelli a supporto della liquidità delle Imprese, per sostenere la crisi devastante indotta da questa terribile congiuntura. Nel Decreto “Cura Italia” di Marzo, il Presidente del Consiglio, ne ha apparentemente varato alcuni, ed altri ancor più rilevanti ed efficaci sono stati inseriti, pur essendo stati già prima del tempo sbandierati ai quattro venti come cosa fatta, nell’ultimo Decreto Legge pubblicato in data 8 Aprile il cosiddetto “Decreto Liquidità”
Cosa manca alla nostra classe di Governo, e perché a suo giudizio nascono questi intoppi?
“Innanzitutto, penso che i nostri Governanti dovrebbero imparare a comunicare meglio ed in modo efficace e preciso, senza dover rischiare ogni volta di essere smentiti da questo o quel collega di Governo, o Dirigente di Ministero, o Caposervizio o financo Capufficio, senza che si possano alimentare illusioni, o diffondere informazioni contraddittorie o addirittura infondate.
Se si considera la situazione delle imprese Italiane, in particolare le PMI, di ogni settore di attività, si comprende come questa tecnica, – perché ormai è chiaro di questo si tratta -, di annunci e conferme, ripensamenti e slanci in avanti, fossero anche animati da buone intenzioni, stia recando conseguenze devastanti al sistema economico produttivo del Paese”.
Lei che rappresenta un Gruppo di successo, che ha la responsabilità anche di numerose maestranze, può farci qualche esempio sugli errori commessi sinora?
“Nel caso specifico infatti, le Imprese per poter accedere alle provvidenze ed ai sostegni previsti per il credito supportati da Garanzia Mediocredito Centrale, ed ora anche SACE secondo il dettato del nuovo Decreto, devono confrontarsi con il Sistema Bancario, unico referente attuale all’uopo deputato dalle Norme testè varate; per parte loro gli Istituti di Credito trattano attualmente le miriadi di pratiche presentate come fossero delle normali istruttorie di affidamento bancario.
Ed essendo a loro volta costretti a lavorare a ranghi e ritmo ridotto, in smart working, tutto risulta infinitamente rallentato e farraginoso. Per di più vengono emanati i Decreti, ma le circolari attuative tardano a vedere la luce, ed a loro volta le Banche che devono ricevere indicazioni dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana), si trovano oggettivamente a brancolare nel buio. Il risultato non può altro che essere uno: il totale immobilismo del sistema creditizio.
Quindi si rischia una lentezza tale da vanificare proposte, e iniziative vitali, che potrebbero arrivare fuori tempo?
“La sensazione che oggi provano gli imprenditori sani, onesti e capaci del nostro Paese, è di frustrante impotenza, con la consapevolezza che non vi è alcuna certezza circa l’avvenire delle proprie aziende e dei mercati, da un lato, e che senza un reale effettivo efficace e soprattutto immediato supporto non si potrà più ripartire. Molti imprenditori si ritrovano ormai nella situazione dell’esploratore disperso nel deserto, che ha necessità di un bicchiere d’acqua per sopravvivere ed arrivare sino all’oasi della ripresa, ma è ormai quasi certo che quel bicchiere che pure gli basterebbe, non lo riceverà in tempo. Ed allora parte lo scoramento, la disillusione e l’abbandono. E ci si lascia andare. Questo è il reale rischio. Ed a questo punto si sfalderebbe lo stesso tessuto connettivo del Paese e si dissolverebbe nell’acido dello scoramento.
Questi segni di sfiducia, di caduta delle opportunità, che tradotti in aspettative di famiglie, e
professionisti, potrebbero avere risvolti sociali pesanti?
“Esatto, il nostro sistema delle Imprese produttive, delle attività economiche diverse, meraviglioso e purtroppo fragile, il popolo delle Partite Iva, dei professionisti che a fatica affrontano con coraggio e dignità le quotidiane fatiche per migliorare e credere ancora in questo Paese, non può, non deve sentirsi abbandonato da uno Stato che da sempre è il socio occulto di maggioranza di ogni nostra attività economica. A cui oggi non è consentito di sfilarsi per una questione etica di dignità e soprattutto di Contratto Sociale”.
Che cosa può, anzi nella sua riflessione, deve fare lo Stato per rimare in sintonia con cittadini e imprese?
“Lo Stato oggi ha una occasione unica e speriamo, date le circostanze, irripetibile di riacquistare credibilità, di comportarsi come il socio di maggioranza di una impresa si dovrebbe comportare, in condizioni di estrema difficoltà, di crisi o di dissesto, deve sostenere la sua azienda; l’azienda Italia, in tutte le sue forme, modalità ed espressioni, da vero Socio in affari di tutti, di tutti gli imprenditori, le aziende commerciali, i professionisti le partite IVA ecc.. le famiglie, di tutti quelli che con il loro lavoro, sacrificio e le loro TASSE sostengono e pagano un cospicuo dividendo a questo socio, che a volte anzi troppo spesso si dimentica che nella natura intrinseca del Contratto Sociale c’è anche il Dare e non solo il Ricevere”.
Lo Stato, nella sua visione, deve avere un rapporto di piena fiducia, quasi psicologico con i cittadini, o deve far solo leggi e farle rispettare?
“Lo Stato non deve deludere i propri soci, che in questo momento chiedono solo di poter essere messi in condizioni di traghettare con sicurezza e serenità le proprie aziende, verso un momento e prospettive migliori.
Lo Stato non deve fare finti proclami ed accendere illusioni fallaci, in questi drammatici momenti”.
C’è un protagonista assoluto in questo momento, che sono le banche. Che ruolo devono avere?
“Le Banche siano davvero messe in condizioni o si imponga se necessario alle Banche di agire con tempestività ed efficacia, tagliando orpelli e burocrazia almeno sulle pratiche Garantite.
Perché delle due l’una, o una richiesta di affidamento è fondata e soprattutto garantita dallo Stato, attraverso propri Istituti preposti, ed allora che necessità c’è di perdersi in farraginose ed infinite istruttorie, ovvero la garanzia non è efficace ed allora ha ragione quel funzionario di Banca che ieri analizzando una richiesta con il responsabile Amministrativo di una Azienda ha detto testualmente “e già, noi dobbiamo erogare, e se poi il Mediocredito non avrà i soldi perché lo Stato non ne fornirà per coprire in caso di Default, che succederà?, forse è meglio andare cauti!!!!!” Siamo all’assurdo! Se non ci si fida del Mediocredito centrale, allora di chi ci si potrà fidare?
E questo in barba di tutti i Decreti, gli Annunci i Proclami, divulgati e diramati con tutti i media possibili ed immaginabili, al punto che comincia a più di qualcuno venire il sospetto che dietro questa frenesia bulimica di comunicazione vi sia solo un gran vuoto cosmico”.
Lei quindi è fortemente deluso da questa “bulimia” di annunci, invece, cosa va fatto da domani?
“Che si mettano le Imprese in condizioni di riprendere le proprie attività, ma prima ancora che le si consenta ancora di poter sopravvivere e di coprire le vistose enormi perdite economiche reali che quest’anno affronteranno con rapidità ed efficacia”.
L’Europa discute e si divide, per lei che direzione deve prendere questo dibattito e con quali soluzioni?
“Sicuramente i vincoli Europei sono molto stringenti, i parametri però possono essere sforati, lo sappiamo già, ce lo hanno già detto i nostri padroni di Francoforte Berlino e Bruxelles, anche se egoisticamente ancora stanno discutendo se e come dare aiuti concreti peraltro a debito…..che poi non verranno, o saranno così pesanti e condizionanti che per assurdo ed in teoria potrebbe anche esser meglio non prendere.
Ci si domanda dove è finito l’Ideale Europeo dei De Gasperi, Shumann Adenauer, e dei grandi Statisti Padri Fondatori di un’idea di Europa, che il Corona Virus potrebbe seppellire definitivamente”.
Lei dottor Facchini, pensa che dobbiamo puntare solo su noi stessi? Non rischiamo di rimanere sconfitti?
“DOBBIAMO FARCELA DA SOLI NOI ITALIA, NOI ITALIANI, NOI IMPRESE ITALIANE, CON IL SUPPORTO DEL NOSTRO STATO, DEL NOSTRO SOCIO DI RIFERIMENTO. Le Aziende ITALIANE, con sede in Italia, che pagano le proprie imposte in Italia, che contribuiscono alla ricchezza del paese, che hanno dato e continueranno a dare allo Stato, adempiendo alla loro parte di Contratto Sociale, se potranno sopravvivere, hanno DIRITTO a ricevere il sostegno dal SOCIO DI RIFERIMENTO, LO STATO ITALIANO. In modo diretto, semplice e proporzionale ad indicatori scelti di buon senso e con criteri di equità”.
Lei si appassiona molto su un tema che indubbiamente oggi è questione di vita e di morte per molte imprese, allora cosa propone per uscire dal guado?
“Amo il nostro Paese, e mi appassiono a questi temi perché stiamo combattendo la battaglia della vita, e non è retorica! E siccome siamo in guerra tutti lo Stato per primo devono fare la loro parte.
Servono quindi non solo quindi finanziamenti, peraltro fondamentali nell’immediato, che sono di fatto però ora sono erogati per coprire perdite, che dovrebbero invece essere coperte da Capitale proprio, in attesa degli utili futuri, capitale proprio che si è perso per questa situazione terribile. Bisognerà quindi dopo una prima fase di intervento dei finanziamenti, superare lo schema del debito, andare oltre.
Dovrà essere disposto un contributo a fondo perduto, che solo in apparenza è tale, proporzionato e parametrato al fatturato reale perso nell’esercizio corrente se paragonato con quello passato, che avrebbe il grande merito tra l’altro di premiare le aziende virtuose e trasparenti, a tutta penalizzazione di chi ha profittato di introiti sommersi”.
Può funzionare un incentivo a fondo perduto?
Solo in apparenza dicevo sarebbe il contributo a fondo perduto in quanto si dovrebbe considerare che quest’anno gli introiti fiscali dello Stato saranno drasticamente ridotti per effetto della corrente situazione e che il gettito fiscale delle imposte sul reddito delle imprese sarà decimate, come quello delle imposte sul reddito da lavoro autonomo e professionale, quello sulle attività commerciali ecc..
La normativa vigente consente alle imprese di portare in detrazione dei carichi fiscali futuri le perdite di esercizio, e quindi lo stato avrebbe dei minori introiti futuri, ed operatori economici ed imprese per contro, avrebbero dei Crediti di imposta da portare a deconto dei futuri esercizi. Orbene è sulla base del principio che questi crediti ancorché virtuali potrebbero essere anticipati dallo Stato stesso, a favore delle Imprese.
Il contributo potrebbe venire erogato in modo proporzionale ai fattori di cui sopra ed in base a pochi parametri certi ed uniformi, (Fatturato, Capitale Investito, entità di fatturato perso a causa Covid 19, numero dipendenti eccc), e le Imprese, se ne volessero beneficiare dovrebbero rinunciare o in toto o in via proporzionale a quanto ricevuto, a portare a deconto dei propri redditi futuri le perdite e minusvalenze fiscali generatesi nell’esercizio corrente a causa della attuale situazione.
Inoltre il Contributo a Fondo Perduto, dovrebbe avere come destinazione vincolante, investimento in azienda, sia per finanziamento del circolante a ripristino della liquidità e dei mezzi propri erosi dalla emergenza, sia soprattutto destinato ad investimenti durevoli in beni o strumenti della produzione, o infine e così si chiuderebbe il cerchio, ad eventuale rimborso, anticipato, del finanziamento contratto in questa emergenza e controgarantito dal sistema Stato. Un modo insomma per ripristinare capacità di garanzia per il Medio Credito Centrale e SACE.
Non inventiamo nulla di nuovo in realtà, solo cerchiamo, ispirati per analogia, di applicare modalità simili adottate qualche tempo fa da grandi personaggi quali Barak Obama e Sergio Marchionne nel caso Chrysler.
E qui mi fermo.
Lei ha fatto un esempio, ma alle imprese servono denari. Come potranno averli?
“Questo è solo un esempio degli strumenti che con altri ancora potranno e dovranno essere adottati, accanto alla costituzione di immediate disponibilità di liquidità per le imprese ed aziende commerciali grazie allo strumento dei finanziamenti garantiti, se realmente accessibili, purché il tutto si svolga nella tempestività di azione e con la convinta determinazione che la situazione d’emergenza esige.
Ce la faremo?
“Meno chiacchiere più azione concentrazione e lucida e tempestiva decisione. In questo modo ce la possiamo e dobbiamo fare.
#UNITI CE LA FAREMO”