Durante la 56esima edizione di Vinitaly, tenutasi a Verona dal 14 al 17 aprile, si era presentata l’occasione per fare il punto della situazione su un mercato, quello del vino, che a oggi costituisce l’1,1% del Prodotto interno lordo italiano, con una produzione del valore di ben 45,2 miliardi di euro. Facciamo un breve ripasso. Il fatturato del mercato vinicolo è di 16 miliardi di euro, mentre l’export, che tuttora si rivela essenziale, garantisce introiti fino a 8 miliardi. Le nostre bottiglie vengono esportate soprattutto in Europa (41%), seguita dagli Stati Uniti (28%) e da Cina, Giappone e Sud Est asiatico (che assieme convogliano un promettente e notevole 6%). Inoltre, il vino italiano determina economicamente un effetto moltiplicatore pari a 4,1: in pratica, per ogni euro di valore generato dalle filiere vitivinicole, l’economia nazionale ne guadagna ben quattro.
La maggior parte della produzione vinicola italiana interessa il Nord (oltre 24 milioni di ettolitri), seguita dal Mezzogiorno (20 milioni circa) e dal Centro (oltre 5,5 milioni). Le regioni con la produzione più alta sono, nell’ordine, Veneto, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Abruzzo. Il vino rosso resta il prodotto più commerciato, nonostante anche i bianchi (guidati dalle bollicine) interessino il 40% del mercato. Per concludere, l’intero hub vitivinicolo, compresi gli altri servizi affini, impiega almeno 1,3 milioni di lavoratori.
Le sfide e le tensioni
Già in passato si era discusso a lungo anche sulle nuove sfide poste alla filiera vinicola, dal cambiamento nei comportamenti alimentari dei consumatori alle nuove etichette allarmistiche che arrivano dall’Irlanda e dal Belgio. Ma tra tutte, la caldissima estate del 2024 ha riportato in primo piano le tensioni poste dai progressivi cambiamenti climatici: infatti, quest’anno la vendemmia verrà anticipata di ben 15 giorni, cosa mai successa prima. Ad annunciarlo è stata la Coldiretti, attraverso la sua analisi del Vigneto Italia, al centro dei discorsi dell’ultima riunione della Consulta Vitivinicola, presieduta da Francesco Ferreri e tenutasi alla presenza del presidente Ettore Prandini. “La vendemmia 2024 è probabilmente quella con le maggiori incognite degli ultimi anni e non solo per il forte anticipo dell’avvio che spalmerà le operazioni di raccolta nell’arco di quattro mesi, caso praticamente unico in Europa e legato alla grande biodiversità che caratterizza l’Italia. In un Meridione assediato dalla siccità le viti sembrano aver resistito più delle altre colture. Al Nord le incognite sono invece legate al maltempo, con nubifragi e grandinate che si sono abbattuti sui vigneti, con i viticoltori che dovranno stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina. Il meteo pesa, peraltro, anche sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi e dalle malattie, con un aggravio notevole a carico dei produttori”. Così si è espressa la Coldiretti.