martedì, 2 Luglio, 2024
Società

Israele. Manifestazioni contro il governo, la polizia minaccia i politici in piazza

Dopo essere stati indirizzati verso nord, ora migliaia di sfollati palestinesi respinti a sud

Il Dipi, Dipartimento delle indagini interne della polizia israeliana, ha aperto un’indagine su un agente che è stato ripreso mentre minacciava e insultava un manifestante e anche su altri agenti che si sarebbero scontrati con la deputata laburista Naama Lazimi, che assieme a migliaia di persone chiedevono le dimissioni del governo Netanyahu. Durante le consuete proteste antigovernative a Gerusalemme, vicino alla residenza ufficiale del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, si sarebbero consumati fatti di intimidazioni e la deputata laburista ha detto: “Non spaventeranno né me né noi. La polizia verrà restaurata e ricostruita”. Duro anche Yair Lapid, leader del partito centrista d’opposizione Yesh Atid: “Ogni sabato sera assistiamo alla violenza della polizia durante le manifestazioni. Stasera comportamento palese a Gerusalemme e violenza contro la deputata della Knesset Lazimi e altri manifestanti”. “Chiederemo una discussione speciale in commissione per la sicurezza interna e l’intervento del consigliere giuridico del governo. Mi appello al capo della polizia: ferma questo fenomeno prima che qui venga versato del sangue.”

L’appello di Noa Argamani

In Israele ha preso la parola anche Noa Argamani, una dei quattro ostaggi liberati l’8 giugno, che è apparsa in un video durante la manifestazione per la liberazione degli ostaggi: “Anche se sono a casa, non possiamo dimenticare coloro che sono ancora a Gaza”. “La principale preoccupazione durante la prigionia erano i miei genitori”, ha aggiunto la giovane riferendosi alla delicata situazione in cui si trova sua madre, malata terminale di cancro. “È un grande privilegio essere accanto a mia madre dopo 8 mesi di incertezza”. Il caso di Noa Argamani è stato uno dei più noti da quando si è diffuso sui social network il video del momento in cui i militanti l’hanno rapita e trasportata in moto nella Striscia di Gaza il 7 ottobre.

Netanyahu e Hamas, nessun cambiamento

Il premier Netanyahu ha risposto ai manifestanti: “Non c’è alcun cambiamento nella posizione di Israele rispetto al progetto accolto con favore dal presidente Biden. E oggi tutti sanno una semplice verità: Hamas è l’unico ostacolo alla liberazione dei nostri rapiti”. “Con una combinazione di pressione politica e pressione militare, e soprattutto pressione militare – ha aggiunto – li restituiremo tutti, tutti i 120 nostri rapiti, vivi e morti”. Netanyahu ha poi ribadito che israele non “fermerà la guerra finchè non avrà raggiunto tutti i suoi obiettivi”. Come obiettivi, Netanyahu ha confermato “l’eliminazione di Hamas, il ritorno di tutti gli ostaggi, la promessa che Gaza non costituirà più una minaccia per Israele e il rientro sicuro nelle loro case dei nostri residenti nel sud e nel nord” del paese, dove c’è il conflitto con gli Hezbollah libanesi. “A chiunque dubiti del raggiungimento di questi obiettivi, ripeto: non c’è nulla che possa sostituire la vittoria. I nostri soldati – ha concluso – non sono caduti invano”. Il responsabile di Hamas in Libano Osama Hamdan ha, invece, dichiarato a Beirut che i negoziati per un accordo con Israele sul cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi non hanno fatto alcun progresso e che la nuova proposta rivista dagli Usa non contiene “niente di nuovo”. Mentre il governo israeliano ha approvato anche la nomina del membro della Knesset Danny Danon alla carica di ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite. Danon – che è al suo secondo mandato al Palazzo di Vetro, avendo già ricoperto la stessa posizione in passato – sostituirà Gilad Erdan.

Sfollati ora spinti nuovamente a sud

Quanto alla frontiera con il Libano continuano le schermaglie quotidiane tra Hezbollah e Israele e anche l’Arabia Saudita chiede a suoi cittadini di lasciare immediatamente il Libano sull’onda delle crescenti tensioni. Nella zona ricominciano anche gli esodi: migliaia di sfollati ora si spostano verso il centro della Striscia dopo che dal Sud erano stati spinti verso Nord.Le forze israeliane sono intervenute nel quartiere di Shejaiya di Gaza City dove hanno ucciso almeno 40 miliziani di Hamas e sono stati distrutti diversi tunnel. Lo riferiscono gli stessi militari aggiungendo che altri miliziani di Hamas potrebbero trovarsi sotto le macerie dei tunnel e dei palazzi distrutti. L’esercito ha fatto irruzione in “una scuola dell’Onu che i terroristi del battaglione Shujaia di Hamas usavano come nascondiglio e magazzino”. Le operazioni proseguono anche lungo il “corridoio Netzarim” che divide in due la Striscia. A Rafah, nel sud della Striscia, l’azione militare si sta approfondendo nella parte centrale della città. Il portavoce dell’esercito ha detto che “sono stati uccisi molti operativi terroristici e sono stati demoliti imbocchi di tunnel”.

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