venerdì, 15 Novembre, 2024
Esteri

Netanyahu: tensione con gli Usa per la fornitura di armi

In Israele migliaia di manifestanti antigovernativi hanno manifestato a Gerusalemme davanti alla Knesset chiedendo elezioni anticipate e le dimissioni del governo Netanyahu. La manifestazione si è svolta nel terzo giorno consecutivo di quella che i gruppi di protesta chiamano una “settimana di disordini”. Il premier Benjamin Netanyahu, da parte sua, continua a tenere la distanza col ministro della Sicurezza nazionale – di destra radicale – Itamar Ben Gvir. A fronte della richiesta pressante di quest’ultimo di entrare in un Gabinetto di sicurezza limitato, Netanyahu ha obiettato che prima Ben Gvir “deve dimostrare di non aver divulgato segreti di Stato o conversazioni private”. E anche tra Israele e Stati Uniti vola qualche scintilla di troppo: a Washington non è piaciuto il videomessaggio diffuso dal premier Benjamin Netanyahu nel quale quest’ultimo ha apertamente accusato l’amministrazione Biden di bloccare le spedizioni di armi, usando toni molto duri. Gli Usa hanno risposto annullando un incontro di alto livello sull’Iran previsto per oggi, mentre la delegazione israeliana era già in volo per Washington. La Casa Bianca sta rallentando la vendita di 50 aerei da combattimento F-15 a Israele nonostante abbia il via libera del Congresso. “Abbiamo l’impegno di fare in modo che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi da tutta una serie di minacce, e Gaza fa parte” di queste minacce ha detto il Segretario di Stato americano Antony Blinken rassicurando sull’invio di armi e munizioni, ma lasciando qualche incognita sui tempi.

Scontri lungo tutta la Striscia

Gli appelli alla de-escalation cadono nel vuoto. I viaggi degli inviati speciali americani si susseguono e la tensione tra Israele e palestinesi non diminuisce. Ora al confine con il Libano Hezbollah e Idf si confrontano sempre in maniera più intensa: piogge di razzi, raid con con droni e incursioni quotidiane. Hezbollah si è assunto la responsabilità del lancio di razzi contro la città israeliana di Kiryat Shmona. Le sirene di allarme anti razzi stanno risuonando sia nel sud sia nel nord di Israele. Nell’area di Rafah i carri armati israeliani, sostenuti da aerei da guerra e droni, sono avanzati più in profondità nella parte occidentale della città. Pesanti bombardamenti e spari hanno colpito le tende delle famiglie sfollate nell’area di Al-Mawasi, più a ovest dell’enclave costiera. Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che a Yaroun, nel sud del Libano, da dove i media libanesi hanno dato notizia di un attacco israeliano con tre morti, sarebbero stati colpiti “diversi terroristi di Hezbollah” che “sono stati identificati mentre entravano in una struttura militare” adibita a “deposito di armi”. Idf riferisce anche di avere attaccato “infrastrutture di Hezbollah nell’area di Baraachit”. A sud l’esercito israeliano mantiene il controllo della linea di confine tra Rafah e l’Egitto: dal Cairo proprio gli egiziani rivelano di essere pronti a dispiegare le proprie forze nella Striscia di Gaza per un periodo di tempo limitato dopo il ritiro completo delle forze israeliane al termine della guerra di Israele contro Hamas.

Strategiche relazioni Russia-Iran

Sull’altro fronte il viaggio di Putin in Corea del Nord e Vietnam è per costruire una rete di supporto reciproco e ieri a Teheran si sono svolte anche consultazioni sulla sicurezza tra Russia e Iran. Il capo della Corte Suprema dell’Iran, Mohammad Jafar Montazeri, a margine dell’incontro ha affermato che i Brics dovrebbero “rispondere in modo appropriato agli attacchi da parte del regime sionista sulla popolazione di Gaza e aiutare ad impedire che questi crimini continuino”. Montazeri e l’omologa russa Irina Padnosova, hanno spiegato di aver discusso della cooperazione a livello giuridico tra Teheran e Mosca nell’ambito dei Brics e hanno definito”strategiche” le relazioni tra la Russia e l’Iran.

A Gaza strutture idriche in tilt

Il Programma dell’Onu per l’Ambiente (Unep) ha stimato che le distruzioni per la guerra a Gaza hanno coinvolto oltre il 60% delle sue infrastrutture idriche con circa 40 milioni di tonnellate di detriti edilizi, che contengono materiali tossici. L’organizzazione dell’Onu ha aggiunto che la guerra ha causato gravi danni sia alle infrastrutture idriche, compresi gli impianti di desalinizzazione, sia agli impianti di trattamento delle acque reflue, alcuni dei quali non sono più operativi. L’Unep ha anche sottolineato che le infrastrutture di raccolta dei rifiuti a Gaza sono state quasi completamente chiuse, con alcune aree che accumulano più di 1.000 tonnellate di spazzatura al giorno. Una quantità – ha stabilito il rapporto – cinque volte superiore a quella della città di Mosul in Iraq dopo le battaglie per liberarla dall’Isis.

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