Hamas è intenzionata a inviare oggi una delegazione al Cairo per discutere l’ultima proposta di accordo sugli ostaggi a Gaza fatta dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. L’approvazione di Hamas “è l’ultimo ostacolo” da superare secondo il capo della Casa Bianca, anche se da Israele non è ancora arrivato un “sì” pieno: Netanyahu è trattenuto dai partiti al governo che rappresentano l’ala più integralista e minacciano di togliergli il sostegno politico in caso di accordo con Hamas. Motivi politici interni che, anche secondo il Presidente Biden, spingono il premier israeliano a prolungare la guerra. Poi c’è la questione degli ostaggi: il forum dei famigliari organizza da settimane proteste a Tel Aviv perché si giunga a una tregua, ma il Governo ritiene che più di un terzo di essi siano già morti: dei 120 prigionieri si stima che almeno 43 abbiano perso la vita. Hamas, infatti, ha più volte affermato che diversi prigionieri sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani o sono morti a causa delle ferite non curate per l’assenza di assistenza sanitaria a Gaza. Delle circa 250 persone catturate il 7 ottobre, una trentina sono state liberate durante la tregua di novembre, mentre alcuni corpi sono stati recuperati dalle truppe israeliane.
Usa: risoluzione Onu
Ora gli Stati Uniti, per forzare le decisioni, hanno portato la proposta di tregua al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per una risoluzione che ha anche ricevuto il sostegno dal G7. “Numerosi leader e governi, anche della regione, hanno appoggiato il piano e chiediamo al Consiglio di sicurezza di unirsi a loro nel chiedere l’attuazione di questo accordo senza rinvii e senza ulteriori condizioni”, ha detto l’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Linda Thomas-Greenfield. Il testo, che circola in bozza, dovrebbe essere discusso e votato entro la settimana.
Proposta di tregua
La proposta di cessate il fuoco prevede che l’esercito israeliano si ritiri dalle “aree popolate della Striscia di Gaza”, mentre Hamas dovrà rilasciare gli ostaggi. Si dovrà consentire un aumento della portata degli aiuti umanitari, il ripristino dei servizi di base alla popolazione e il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza. Nell’ultima parte del testo si afferma l’impegno “a favore della visione di due Stati democratici, Israele e Palestina”. Egitto, Qatar, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in un comunicato congiunto, pubblicato dal Ministero degli Esteri egiziano, hanno chiarito che un accordo di pace dovrà prevedere “la fine all’aggressione contro Gaza e porre fine alla catastrofe umanitaria che sta provocando, garantendo il ritorno degli sfollati alle loro case, il ritiro completo delle forze di occupazione israeliane dalla Striscia di Gaza e l’avvio di un processo di ricostruzione, come parte di un piano globale per attuare la soluzione dei due Stati, in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e con calendari specifici e garanzie vincolanti”.
Israele: tensioni interne
In favore della proposta è sceso in campo anche il partito religioso Shas, che sostiene il governo di Netanyahu: “sosteniamo la proposta e rafforziamo il premier e il Gabinetto di Guerra affinché resistano a tutte le pressioni, portino l’accordo a una conclusione e salvino la vita di molti dei i nostri fratelli e sorelle che sono nella difficoltà e in cattività”. Invece il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, alla vigilia della Marcia delle bandiere – la manifestazione che celebra la vittoria della guerra dei 6 giorni del 1967 e l’unificazione di Gerusalemme – ha dichiarato che “il Monte del Tempio e Gerusalemme sono nostri. Dobbiamo colpirli dove è più importante per loro. Marceremo verso la Porta di Damasco e andremo al Monte del Tempio nonostante loro”.
Caccia Usa venduti a Israele
Il ministero della Difesa israeliano ha ufficialmente firmato un accordo con gli Stati Uniti per l’acquisto di un terzo squadrone di aerei da caccia F-35 da 3 miliardi di dollari che include 25 caccia stealth costruiti dalla Lockheed Martin. Gli aerei inizieranno ad essere consegnati a partire dal 2028, in lotti da tre a cinque all’anno. L’aereo porterebbe la flotta di F-35 dell’aeronautica israeliana a 75 nei prossimi anni. Finora sono stati consegnati solo 36 dei 50 F-35 originariamente ordinati da Israele.