Penso sia triste e paradossale che presunte parole forti del Sommo Pontefice o polemiche politiche in linguaggio da trivio prendano tanto spazio nel circo mediatico da oscurare l’immagine poetica e bellissima utilizzata da Papa Francesco in occasione della Prima Giornata Mondiale dei Bambini celebrata pochi giorni fa a Roma, tra Piazza San Pietro e lo Stadio Olimpico.
Proprio lì, in uno stadio gremito da decine di migliaia di bambine e bambini provenienti da ogni parte del mondo, il Papa ha detto “voi venite dai cinque continenti, ma ricordiamoci che c’è un sesto continente, rappresentato da tutti quei bambini impossibilitati loro malgrado a partecipare”.
Non è la prima volta che, anche per biografia personale, il Papa mette l’accento sulle diverse periferie e marginalità del mondo contemporaneo, di cui non esita denunciare le diseguaglianze e le scelleratezze (nessun Pontefice prima di lui si era espresso con tanta risolutezza ed energia sul delitto contro il Creatore rappresentato dalla devastazione dell’ambiente). Ma sul tema dell’infanzia impedita e violata, di quei bambini a cui è impedito di essere bambini (da fame e sfruttamento, da miseria e guerre) Papa Bergoglio, in perfetta coerenza con l’insegnamento della Fede cristiana e del dettato evangelico, chiama a concretezza di impegno e attività l’intera comunità dei fedeli.
Sia il Vangelo di Luca che quello di Matteo riferiscono le parole del Redentore secondo cui chi “non riceve il Regno dei Cieli come un bambino non vi entrerà affatto”, e il primo riporta il celebre detto “Lasciate che i piccoli vengano a me”. Nella fragilità, nella leggerezza e nell’innocenza dell’infanzia i Cristiani colgono con immediatezza la Grazia divina, e chi la soffoca o la storpia riceve proprio da Gesù il più severo dei moniti “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”.
Non si tratta solo della condanna senza appello delle atroci perversioni della pedofilia, ma di tutti quei comportamenti che rendono i bambini impossibilitati loro malgrado a vivere la propria condizione. Bambini minatori o braccianti, operai tessili o di falegnameria, quando non bambini soldato o esposti ai naufragi dei viaggi della speranza del Mar Mediterraneo o della frontiera Sud degli Stati Uniti d’America. Sono questi gli abitanti del Sesto Continente”
Il Papa non ne parla per semplice spirito di denuncia, ma anche qui in perfetta coerenza con lo spirito e i valori del Cristianesimo e del Cattolicesimo in particolare, che non è e non sarà mai fede contemplativa o speculazione teologica, ma sempre impegno, operosa cooperazione al disegno di Dio. Un Padre della Chiesa come Sant’Agostino d’Ippona esprime in modo mirabile questa idea quando dice che il Male esiste solo come assenza del Bene. Al buon Cristiano, al buon Cattolico, non basta avere una vita virtuosa e non far peccato: deve adoperarsi perché nella vita del mondo siano presenti in misura crescente carità e solidarietà.
Il Papa parla di questo sesto continente per indicarci un luogo in cui compenetrarci la cui geografia è intrecciata con quella degli altri cinque, ne è la loro filigrana nascosta. Ci invita a vederlo, conoscerlo, averlo a cuore per spopolarlo, perché diventi un non luogo, perché nessun bambino di questa terra debba mai più rinunciare a essere un bambino. Facile? No, tutt’altro: indifferenza, egoismo, avidità e tanto altro di peggio ancora sono ostacoli potenti. Impossibile? È una parola che non è compresa nel vocabolario dei cristiani che credono in Dio. Tuffiamoci quindi con il nostro fattivo impegno e con i nostri migliori sentimenti nel Sesto Continente che non è lontano ma è già intorno a noi.