Un tribunale di Hong Kong deciderà, in base alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, se 16 attivisti pro-democrazia abbiano cospirato per sovvertire lo stato. Gli imputati, tra i 47 politici e accademici accusati di sovversione per il loro coinvolgimento in elezioni primarie non ufficiali, rischiano l’ergastolo. Giovedì e venerdì, l’Alta Corte emetterà la sua sentenza. I critici considerano il processo un simbolo del declino delle libertà a Hong Kong dopo le proteste del 2019. Eric Yan-ho Lai, ricercatore presso il Georgetown Center for Asian Law, afferma che il processo rappresenta il movimento pro-democrazia di Hong Kong. La maggior parte dei 47 è stata trattenuta senza cauzione dall’inizio del 2021. Di questi, 31 si sono dichiarati colpevoli, mentre 16 attendono il verdetto. Tra gli imputati figurano personalità come Benny Tai, Claudia Mo e Joshua Wong.
Febbraio 2023
Il processo è iniziato nel febbraio 2023 e si è concluso a dicembre. Hong Kong ha un tasso di condanne del 100% nei casi di sicurezza nazionale, con quasi 300 arresti dal 2020. Le accuse derivano da un’elezione primaria informale del luglio 2020, in cui i candidati pro-democrazia cercavano di costringere alle dimissioni Carrie Lam. I funzionari avevano avvertito che l’elezione poteva violare la nuova legge. Hong Kong e Pechino sostengono che la legge sia necessaria per la stabilità, ma i critici la vedono come una repressione del dissenso. Nel gennaio 2021, oltre 50 attivisti sono stati arrestati, 47 dei quali sono stati accusati. Le elezioni legislative, rinviate a causa della pandemia, si sono tenute nel dicembre 2021 con nuove leggi elettorali. I pubblici ministeri sostengono che gli imputati cercavano di paralizzare il governo, mentre i difensori affermano che le loro azioni erano costituzionali. Chi si è dichiarato colpevole spera in una riduzione della pena, mentre chi è stato condannato potrà chiedere sentenze più clementi. Alcuni, come Wong, sono già incarcerati per altri casi.