L’Egitto, tra i paesi mobilitati per le trattative di pace, ora alza la voce: il Sinai resta “una linea rossa” e “non permetterà mai a Israele di sfollare i palestinesi da Gaza”. La Mezzaluna Rossa egiziana riferisce che il valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza è chiuso dal lato palestinese per il 17esimo giorno consecutivo e che, pur essendo rimasto aperto dal lato egiziano, alcuni addetti hanno dovuto lasciare la propria postazione di lavoro a causa di scontri vicino al cancello palestinese. Secondo le stesse fonti, oltre 5.000 camion con aiuti umanitari sono pronti ad entrare a Gaza dai valichi di Rafah e da Kerem Shalom non appena saranno riaperti. Nel frattempo, si acuiscono di giorno in giorno i problemi nelle città vicine, invase da camion di aiuti mentre all’aeroporto di Al Arish continuano ad affluire aerei carichi di soccorsi internazionali. L’unico modo per far arrivare qualche genere di prima necessità nella Striscia si Gaza, sottolineano fonti dell’aeronautica egiziana, è la via aerea. Monsignor William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, vicario patriarcale per la Giordania e amministratore apostolico del Patriarcato latino, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs Italia), ha sottolineato che, con la chiusura di Rafah, gli abitanti di Gaza si trovano in “una grande prigione”. Intanto 27 camion con oltre 370 pancali di cibo e attrezzature per rifugiati sono stati trasferiti a Gaza attraverso il molo galleggiante temporaneo degli Usa. Lo ha fatto sapere l’esercito israeliano su informazioni del Cogat, l’ente che sovrintende alle attività di governo sui Territori sottolineando che continua l’invio di aiuti umanitari nella Striscia. La stessa fonte ha aggiunto che ieri “281 camion di aiuti umanitari sono stati ispezionati e trasferiti attraverso i valichi di Kerem Shalom e Erez occidentale, inclusi 58 camion con farina destinata al Programma alimentare mondiale dell’Onu e altri 45 camion di aiuti dalla Giordania”.
L’Idf uccide terrorista in Libano
L’esercito israeliano ha confermato che in un raid su Nabatieh, nel Libano del sud, è stato ucciso “il terrorista di Hezbollah Muhammad Ali Nasser Faran, responsabile della fabbricazione di armi. In questi anni – ha spiegato il portavoce militare – Faran è stato responsabile della fabbricazione di armi strategiche e specializzate per Hezbollah. L’eliminazione di Faran – ha proseguito – è parte della attività dell’esercito e delle forze di sicurezza di impedire agli Hezbollah l’accumulo di armi da parte di Hezbollah destinate all’uso negli attacchi contro civili e comunità israeliane”. Un professore libanese di scuola media è stato ucciso oggi nel sud del Libano in un attacco aereo israeliano, nel quale sono rimasti feriti giovani studenti di una scuola media nella regione meridionale di Nabatiye. Lo ha riferito l’agenzia governativa libanese Nna, secondo cui un drone israeliano ha colpito l’autovettura sul quale viaggiava il professor Muhammad Nasser, 35 anni, mentre si recava stamani a scuola lungo la strada che collega Nabatiye a Kfardjal. Nello stesso attacco sono rimasti feriti tre studenti di 11,12 e 13 anni che si trovavano in uno scuolabus in marcia lungo la stessa strada. I tre giovani studenti sono stati ricoverati all’ospedale di Nabatiye. Altri 10 studenti sono ancora sotto choc a seguito del bombardamento aereo israeliano contro lo scuolabus nel quale viaggiavano.
Pasdaran e Hamas, incontro in Iran
Ieri si è tenuta anche una riunione sulla situazione a Gaza tra i vertici dei Pasdaran iraniani e i rappresentati delle organizzazioni arabe filo-iraniane. L’occasione è stata il funerale del Presidente Ebrahim Raisi. Secondo i media della Repubblica islamica, alla riunione hanno partecipato – tra gli altri – il capo dei Pasdaran, Hossein Salami, il comandante della Forza Quds, Esmail Qaani, il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, il vice segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ed il portavoce degli Houthi, Yahya Sarea. Mentre oggi è annunciata la pronuncia della Corte internazionale di giustizia (Cij) dell’Aja sulla richiesta del Sudafrica di ordinare a Israele un cessate il fuoco a Gaza. Pretoria vuole che la corte ordini a Israele di cessare “immediatamente” tutte le operazioni militari nella Striscia, compresa Rafah, città dove Israele ha lanciato operazioni di terra il 7 maggio nonostante l’opposizione della comunità internazionale. Infine Israele ha anche comunicato che ci saranno conseguenze nei rapporti con Norvegia, Spagna e Irlanda dopo che queste nazioni hanno annunciato di voler riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina.