L’esercito israeliano reso noto che in questi ultimi giorni ha ucciso almeno 60 membri di Hamas vicino la città di Jabalya, nel nord di Gaza. I veicoli israeliani avanzano verso l’ingresso di Beit Hanoun nel nord della Striscia, mentre a sud sono state consegnate centinaia di tende, per gli sfollati da Rafah, nella zona di Al-Mawasi, che Israele ha riconosciuto come zona umanitaria. Finora oltre 600.000 persone sono fuggite da Rafah. “L’esercito continuerà i suoi sforzi per consentire agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza via terra, aria e mare, in conformità con il diritto internazionale”. L’esercito ha aperto anche nuove vie di ispezione nella Cisgiordania occupata attraverso i valichi di Tarqumiyah e Beitunia. Insomma la Striscia di Gaza è sotto il controllo di Israele e il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha confermato che sempre più truppe di terra saranno schierate a Rafah. Sul campo è questa la risposta alla lettera di tredici paesi che chiedono a Israele di “rispettare il diritto internazionale” e di evitaare l’operazione militare massiccia. L’appello è sottoscritto dai titolari degli esteri d’Italia, Canada, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Giappone, Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito, Svezia, Australia e Corea del Sud, coordinati da Antonio Tajani per la presidenza del G7 e che ribadiscono “l’opposizione a un’operazione militare su larga scala a Rafah” e “la richiesta di un piano credibile per proteggere” i civili.
Recuperati corpi di tre ostaggi
L’esercito israeliano ha reso noto di aver trovato i corpi di 3 ostaggi a Gaza: sono stati uccisi il 7 ottobre dopo essere fuggiti dal Nova Festival e i loro cadaveri portati nella Striscia. Lo ha detto in una dichiarazione speciale ai media il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. Il recupero è avvenuto con un’operazione congiunta tra lo Shin Bet e l’esercito. Tra i cadaveri trovati c’è quello di Shani Louk, la tatuatrice israelo-tedesca: il suo corpo fu portato su un camioncino dai terroristi di Hamas. Immagini fecero il giro del mondo e divennero uno dei simboli del massacro del 7 ottobre.
Aiuti umanitari da Ue e Usa
Intanto nelle retrovie si organizza sempre meglio l’aiuto umanitario. “Una nuova spedizione di aiuti da Cipro a Gaza, attraverso il corridoio marittimo e il molo statunitense di recente costruzione, è stata effettuata ieri, trasportando forniture dell’Unione europea. Gli americano hanno tenuto a precisare che nessun militare, coinvolto nell’operazione del molo artificiale, ha toccato il suolo palestinese e annunciano che nei prossimi giorni circa 500 tonnellate di aiuti arriveranno a Gaza via mare. La Commissione europea in una nota fa sapere che “attraverso il meccanismo di protezione civile, la Romania sta inviando più di 88.000 scatole di cibo ai palestinesi. La Commissione europea copre i costi di trasporto di questa consegna. È stato inoltre istituito un centro logistico dell’Ue a Cipro per aiutare a gestire l’ulteriore flusso di assistenza a Gaza”.
Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue rimane in stretto contatto con gli stati membri e i partner umanitari per mobilitare le offerte di assistenza attraverso il corridoio marittimo al fine di aumentare le forniture di aiuti. Questa nuova fornitura di aiuti via mare si aggiunge alle oltre 2.000 tonnellate già convogliate dai voli del ponte aereo umanitario dell’Ue e ai 193 milioni di euro di finanziamenti umanitari stanziati quest’anno per i palestinesi bisognosi. Il corridoio marittimo è complementare e non è destinato a sostituire le rotte terrestri esistenti verso Gaza, come i valichi di Kerem Shalom e Rafah. L’Ue, infine, chiede a Israele di garantire un accesso continuo attraverso nuove vie, come il valico di Erez e l’utilizzo del porto di Ashdod.
I piani post guerra
Iinfine i media israeliani rivelano i dettagli della formazione di un governo militare a Gaza dopo la guerra allo studio del governo di Gerusalemme. Il quotidiano “Times of Israel” ha raccontato che alti funzionari della sicurezza hanno recentemente richiesto una valutazione del costo dell’istituzione di un governo militare israeliano nella Striscia di Gaza dopo la fine della guerra con Hamas, con stime che il costo raggiungerebbe i 20 miliardi di shekel (6 miliardi di dollari) all’anno. Il giornale ha citato un rapporto ufficiale secondo cui, oltre al costo per l’istituzione di un governo militare, Israele dovrà pagare un costo non ancora determinato per la ricostruzione delle infrastrutture nella Striscia. Il rapporto afferma inoltre che saranno necessarie circa 400 persone per lavorare nel governo militare, oltre a cinque battaglioni dell’esercito israeliano rimasti a Gaza, il che richiederà a Israele di ridurre il numero dei suoi soldati sul fronte settentrionale e in Cisgiordania.