Alla fine i “trucchi”, le roboanti e retoriche dichiarazioni quotidiane, non bastano per fermare le armi. L’assalto a Rafah dell’esercito israeliano è iniziato proprio mentre Hamas annunciava di essere disponibile all’accordo. Peccato che non era un accordo concordato con gli israeliani. Ridicolo, se non fosse che di mezzo di sono centinaia di migliaia di civili innocenti. Il rifiuto da parte di Hamas di accettare l’offerta di Israele discussa nel fine settimana “ha frustrato” anche i negoziatori americani perché il gruppo “ha rifiutato parte del linguaggio stesso che aveva proposto in precedenza”. Lo ha rivelato il New York Times citando “fonti vicine ai colloqui.” I negoziatori statunitensi hanno criticato pubblicamente la posizione di Hamas e hanno avvertito che i colloqui sarebbero considerati finiti se Hamas avesse effettivamente voluto un accordo. Secondo il quotidiano americano Israele “ha praticamente copiato e incollato” il testo di una bozza di Hamas di marzo che poi è stata rigettata, smascherando il bluff del gruppo estremista che lunedì sera ha presentato una nuova controproposta mentre iniziava lo sgombero di civili a Rafah. Ieri il Presidente Joe Biden, confermando il sostegno a Israele, in una cerimonia al Congresso in occasione delle giornate del ricordo dell’Olocausto, ha detto: “l’odio verso gli ebrei continua in troppe persone nel mondo ed è stato portato alla vita con l’attacco del 7 ottobre di Hamas, il più letale dall’Olocausto”. “E sette mesi dopo, non 75 anni, stiamo già dimenticando il terrore di Hamas. Io non dimenticherò”.
A Rafah operazione mirata
Ora si attende la risposta non di Netanyahu, ma del Governo israeliano riguardo i termini proposti dai mediatori egiziani e qatarini con la supervisione statunitense. Intanto l’Idf ha preso il controllo dei valichi nel sud di Gaza, mentre gli Usa sottolineano che quella di queste ultime 24 ore “non rappresenta la grande operazione militare” annunciata. Siamo ancora nelle fasi di intervento mirato per evitare vergognose perdite di vite umane, soprattutto di civili inermi. Netanyahu ha detto che “l’ingresso a Rafah serve a due principali obiettivi di guerra: il ritorno dei nostri ostaggi e l’eliminazione di Hamas”. “L’operazione a Rafah non si fermerà finché Hamas non è eliminata o che il primo ostaggio non sia tornato in Israele”, ha aggiunto il ministro della difesa Yoav Gallant che ha anche spiegato come il governo israeliano sia disponibile a scendere a “compromessi” sugli ostaggi. “Dalla zona di Rafah sono arrivati gli assassini che sono andati a Sufa, a Holit, e hanno cercato di attaccare Yated, Yevul, Naveh e altri luoghi. Attacchiamo e uccidiamo coloro che hanno ucciso i nostri figli, questo bisogna ricordarlo bene”, ha detto Gallant. “Ieri ho ordinato alle Idf di entrare nella zona di Rafah, occupare il valico e portare a termine le loro missioni – ha concluso -. Siamo pronti a scendere a compromessi pur di liberare gli ostaggi, ma se questa opzione non sarà disponibile, andremo avanti con l’operazione in tutta la Striscia, nel sud, nel centro e nel nord. Hamas capisce solo la forza”.
Tutti al Cairo
Poi il premier israeliano ha anche sottolineato che l’annuncio di Hamas dell’accettazione del cessate il fuoco “mirava a silurare l’operazione a Rafah. Ma non è successo.” Comunque la delegazione israeliana che segue le trattative è ripartita per il Cairo nonostante la proposta sul tavoli sia ritenuta “inaccettabile” da Israele. Anche la delegazione di Hamas è al Cairo per “completare i negoziati.” E pure il direttore della Cia, Bill Burns è tornato nella capitale egiziana. “Questa potrebbe essere l’ultima possibilità per Israele di recuperare i prigionieri vivi”, ha detto un funzionario anonimo dell’Afp commentando la vicenda, mentre dalla Casa Bianca, il portavoce del Consiglio di sicurezza, John Kirby, ha espresso speranza e constatato che “restano delle distanze, ma siamo ottimisti che si possa trovare un punto di incontro tra Israele e Hamas.”
Il controllo dei valichi
Ad assumere il controllo del valico di Rafah sono state le forze della Brigata 410. Il passaggio è ora disconnesso con la strada principale Salah a-Din, nella parte orientale della città di Rafah, a sua volta presa dalla Brigata Givati durante l’offensiva notturna. Ora la Striscia di Gaza è totalmente isolata, con gli aiuti umanitari che non potranno più arrivare alla popolazione in difficoltà. Secondo i dati dell’Idf, circa 20 miliziani armati sono stati uccisi e i soldati hanno localizzato tre “significativi” imbocchi di tunnel nel corso delle operazioni. Nella prima mattinata, le forze israeliane si sono concentrate anche sull’altro valico a sud, quello di Kerem Shalom che collega la Striscia con Israele e che nelle ultime ore. Chiuso, a nord, anche il valico settentrionale di Erez.