Domani a Lampedusa verrà conferita la cittadinanza onoraria alla bambina giunta sull’Isola in grembo materno dalla Costa D’Avorio, attraversando il deserto e il Mar Mediterraneo. Maria è stata la prima a nascere sull’isola siciliana dopo ben 51 anni e per questa ragione il consiglio comunale delle isole Pelagie ha deliberato la “cittadinanza onoraria”. Inoltre, alla piccola, nata il 31 luglio del 2021, che oggi vive a Piana degli Albanesi nel palermitano insieme i suoi genitori, verrà intitolato il nascente parco giochi creato in via Roma a Lampedusa, realizzato con i fondi Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione), concessi dal Ministero dell’Interno per iniziative volte anche all’integrazione. Sarà presente, per il dipartimento Libertà civili e immigrazione, il vice prefetto Carmen Cosentino.
Un riconoscimento alla vita
La cittadinanza onoraria, fortemente voluta dal sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino e deliberata dal consiglio comunale, è stata attribuita alla bimba con la seguente motivazione: “Maria è il simbolo di chi c’è l’ha fatta ma soprattutto di chi non ce l’ha fatta, di chi nutre la speranza di raggiungere un posto migliore dove mettere radici, dove vivere nella piena libertà e legalità, dove il diritto all’infanzia è una priorità. Ed è per questo che la nostra comunità è in dovere e in diritto di riconoscerle la cittadinanza onoraria, un riconoscimento alla vita, alla solidarietà, al rispetto e tutela dei diritti umani e di tutti i bambini che come Maria sono nati a Lampedusa”. Nella motivazione è stata richiamata anche la dichiarazione rilasciata dal direttore generale dell’azienda sanitaria Palermo, Daniela Faraoni: “La forza della vita che irrompe in uno scenario da incubo tra mare e sofferenza”.
Non nascono bambini del posto dal 1970
Tra le argomentazioni è stato altresì evidenziato che, sull’Isola di Lampedusa “non nascono bambini del posto dal 1970, complice la condizione di insularità e le scarse attrezzature medico-sanitarie. Maria fa parte di quel numero esiguo di bambini nati a Lampedusa che rappresentano l’eccezione e la speranza di chi, proprio come le loro mamme, è disposto a rischiare tutto pur di garantire un futuro, un mondo migliore ai propri figli. Raggiungere Lampedusa non è semplice, a volte la speranza di arrivarvi aiuta a non perdersi d’animo, a non rassegnarsi a una vita fatta di crudeltà e violenza. Giungere sulla terraferma per chi affronta il mare con barchini improvvisati è rischioso, molti hanno perso la vita nella traversata e il Mediterraneo è divenuto per i loro corpi una culla eterna”.