sabato, 16 Novembre, 2024
Esteri

Hamas, altro video con ostaggi. Israele insiste su Rafah

Università in subbuglio in Usa e Francia: arresti e casi di antisemitismo

Dalle proposte per la tregua alle proteste nelle università. Senza soluzioni di continuità il dramma della Striscia di Gaza è diventato da terreno di tragedia e terreno di scontro nelle università internazionali. Mentre si contano quasi 35.000 morti e oltre 70.000 feriti e chissà quanti dispersi, Hamas ancora “studia” la proposta israeliana, passata dall’Egitto, che prevede la liberazione di tutti gli ostaggi che è in grado di riconsegnare (sembrano 33 su 134) e Israele insiste sull’offensiva a Rafah. Ma il Presidente Usa, Joe Biden, fermamente contrario, potrebbe considerare, nel caso si desse il via libera verso Rafah, di restringere la vendita di alcune armi allo stato ebraico. Potrebbe favorire la distensione anche la notizia che il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha portato al gabinetto di sicurezza: ovvero che centinaia di terroristi di Hamas si stanno arrendendo in tutta la Striscia di Gaza. Ma Hamas, proprio ieri, ha esasperato gli animi diffondendoun video che mostra due ostaggi. Si tratta di Keith Samuel Siegel che ha anche cittadinanza americana e Omri Miran. Nei giorni scorsi era stato pubblicato, come prova in vita, il video di un altro ostaggio, Hersh Goldberg-Polin, 23enne, anche lui con doppia cittadinanza israeliana e americana.

Minacce senza fine

Da oggi entra in scena anche la Turchia. Il ministro degli Esteri turco Hasak Fidan sarà fino a domani a Riad in Arabia Saudita per cercare di portare avanti i colloqui dopo i tentennamenti dei mediatori del Qatar. “C’è un tentativo da parte del Cairo di riavviare i colloqui”, ma appunto, è un tentativo perché c’è anche chi continua a soffiare sul fuoco: una guerra su larga scala non riporterà “i residenti israeliani nelle loro case al nord”, ma metterà fine alla loro presenza nella zona “una volta per tutte e per sempre” ha detto il vice segretario generale degli Hezbollah Naim Qassem. “Gallant – ha spiegato il palestinese, riferendosi al ministro della difesa israeliano – ci minaccia che se non fermiamo gli attacchi, attaccherà il Libano per far ritornare i residenti del nord nelle loro case”. “Voglio dirgli – ha aggiunto – che questa guerra non solo non farà ritornare i sionisti alle loro abitazioni ma è probabile metta fine alla loro presenza nei territori occupati al nord una volta per tutte e per sempre”.

Antisemitismo “sconvolgente”

Su campo delle mobilitazioni e delle proteste, invece, la polizia ha smantellato l’accampamento dei manifestanti pro-palestinesi alla Northeastern university di Boston e ha arrestato altre 100 persone. L’intervento, ha spiegato l’università, si è reso necessario dopo che i manifestanti si sono lanciati in attacchi e insulti antisemiti che hanno “superato la linea rossa” fissata dell’ateneo. “Pericolose” e “sconvolgenti” le azioni e le parole degli studenti e docenti di alcune università, secondo la Casa Bianca; “parole che fanno rovesciare lo stomaco”, ha detto il portavoce Andrew Bates riferendosi alle dichiarazioni di Khymani James, uno degli studenti leader della protesta pro palestinese alla Columbia University che in un video, postato lo scorso gennaio, affermava che “i sionisti non si meritano di vivere”. Poi si è scusato. A Parigi, invece, a Science Po c’è stato un accordo tra il rettorato e gli studenti pro-Palestina che hanno liberato le aule e promesso di non interrompere più le lezioni e gli esami in cambio di un dibattito pubblico.

Entra in campo la Cina

E qualche effetto dal viaggio in Cina del Segretario di stato americano Blinken deve essere stato ottenuto se ora arriva l’annuncio che Pechino ospiterà i colloqui tra Hamas e i suoi rivali di Fatah, il partito del Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas. L’accordo tra palestinesi è necessario perché si arrivi a uno soluzione due popoli-due Stati per la quale sta lavorando l’Amministrazione americana. “Sosteniamo il rafforzamento dell’autorità dell’Autorità nazionale palestinese e sosteniamo tutte le fazioni palestinesi nel raggiungimento della riconciliazione e nell’aumento della solidarietà attraverso il dialogo e la consultazione”, ha affermato venerdì il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin.

Gli arabi con Blinken

Questo mentre Blinken vola al World Economic Forum (Wef) in programma a Riad oggi e lunedì e dove incontrerà alcuni leader dei paesi arabi. “Abbiamo gli attori chiave ora a Riad e speriamo che le discussioni possano portare a un processo verso la riconciliazione e la pace”, ha affermato il presidente del Wef, Borge Brende. Tra i leader attesi nella capitale saudita figurano, oltre a Blinken, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, il primo ministro nonché ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, il principe della corona dell’Oman e rappresentanti del Bahrein. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, informerà i presenti sui negoziati in corso per il cessare il fuoco ed il rilascio degli ostaggi.

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