mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Bce: “Inflazione inferiore alle aspettative, crescita economica modesta”

Secondo quanto emerge dall’ultima analisi mensile della Banca Centrale Europea, le aspettative di inflazione dei consumatori a un anno e a tre anni sono rimaste notevolmente inferiori al tasso di inflazione percepito in passato. L’incertezza sulle aspettative di inflazione nei prossimi 12 mesi è diminuita e si trova al livello più basso dall’inizio della guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina scoppiata a febbraio 2022, mentre le aspettative dei consumatori per la crescita del reddito nominale sono leggermente diminuite, passando dall’1,4% di febbraio all’1,3%. La percezione della crescita della spesa nominale nei 12 mesi precedenti è rimasta stabile al 6,4% mentre le aspettative di crescita della spesa nominale nei prossimi 12 mesi sono leggermente diminuite al 3,6%, dal 3,7% di febbraio. Questo calo è stato osservato esclusivamente nei primi tre quintili di reddito. Le attese di crescita economica per i prossimi 12 mesi sono rimaste invariate, attestandosi al -1,1%, mentre quelle sul tasso di disoccupazione a 12 mesi di distanza sono scese al 10,7%, dal 10,9% di febbraio. “I consumatori – spiega l’Eurotower – hanno continuato a prevedere che il tasso di disoccupazione futuro sarà solo leggermente superiore al tasso di disoccupazione attuale (10,4%), il che implica una sostanziale stabilità del mercato del lavoro. Il quintile di reddito più basso ha continuato a registrare il tasso di disoccupazione atteso e percepito più alto”.

Prestiti a famiglie e imprese

La Banca centrale europea ha analizzato anche la dinamica dei prestiti a famiglie e imprese. La dinamica del credito bancario a imprese e famiglie si mantiene a livelli modesti, con leggeri movimenti su direzioni opposte nel mese di marzo. Secondo l’ultima rilevazione mensile elaborata dalla Bce, la crescita dei mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni ha registrato un più 0,2% su base annua, a fronte del più 0,3% di febbraio. La crescita dei prestiti alle imprese non finanziarie ha invece registrato un rafforzamento al più 0,4% a marzo, dal più 0,3% di febbraio. Il generale aggregato monetario M3 (che comprende l’M2 più le quote o partecipazioni in Fondi comuni di investimento monetari, le obbligazioni bancarie con maturità fino a due anni e le operazioni pronti contro termine) ha segnato un più 0,9% su base annua, in rafforzamento rispetto al più 0,4% di febbraio. I prestiti bancari alle famiglie nell’Eurozona, invece, sono aumentati dello 0,2% su base annua raggiungendo i 6.875 trilioni di euro a marzo, in calo rispetto all’aumento dello 0,3% del mese precedente. Si è trattato del ritmo di crescita del credito più lento da febbraio 2015, poiché le misure restrittive della Banca Centrale Europea attuate negli ultimi mesi hanno continuato a pesare sulla domanda dei consumatori. Inoltre, i prestiti alle imprese sono aumentati dello 0,4% a 5.132 trilioni di euro, dopo un aumento dello 0,3% a febbraio.

Inflazione in calo

L’inflazione complessiva nell’Eurozona, secondo le rivelazioni della Bce, continua gradualmente il suo percorso disinflazionistico, di riflesso al calo dei tassi di crescita per beni alimentari e beni industriali non energetici”. Il minor tasso di crescita per i beni industriali non energetici, spiegano gli economisti della banca centrale, “è determinato dalla perdurante attenuazione delle pressioni inflazionistiche, nonostante il lieve aumento dell’inflazione dei beni energetici riconducibile in larga misura a effetti base”. Nell’Eurozona le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine (per il 2028) si collocano per lo più intorno al 2%”, mentre quelle delle aspettative a più breve termine sono diminuite.

Economia, “Rischi al ribasso”

Nell’area euro, infine, i rischi per la crescita economica restano “orientati verso il basso”. L’espansione economica potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. Anche un indebolimento dell’economia a livello mondiale o un ulteriore rallentamento del commercio internazionale graverebbero sulla crescita dell’area dell’euro. La guerra della Russia contro l’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio geopolitico. I conflitti in corso potrebbero indurre una perdita di fiducia riguardo al futuro in famiglie e imprese e produrre interruzioni negli scambi internazionali. La crescita, per contro, potrebbe essere più elevata se l’inflazione diminuisse più rapidamente delle attese, se l’incremento dei redditi reali comportasse aumenti della spesa maggiori del previsto, oppure se l’espansione dell’economia mondiale fosse più forte delle aspettative.

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