mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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L’Arizona accusa gli alleati di Trump per falso programma elettorale nel 2020

Nel panorama politico dell’Arizona, diversi consulenti che hanno lavorato per l’ex Presidente Trump sono stati incriminati in seguito a un presunto tentativo di sovvertire il risultato delle elezioni 2020. Tra i personaggi chiave coinvolti vi sono Rudy Giuliani e Mark Meadows, che fanno parte del gruppo dei 18 indagati per cospirazione e frode. L’ex presidente Trump, tuttavia, non figura tra gli accusati. Sette dei nomi elencati nell’incriminazione sono stati celati, tuttavia l’identità di alcuni degli imputati è possibile dedurla dalla lettura dei documenti giudiziari disponibili. L’ufficio del procuratore ha reso noto che le identità complete saranno divulgate pubblicamente in concomitanza con l’imputazione ufficiale. Tra le figure di spicco compaiono Kelli e Michael Ward, così come i legislatori Anthony Kern e Jake Hoffman. Quest’ultimo si è dichiarato innocente riguardo alle accuse rivolte contro di lui e ha esplicitamente condannato ciò che considera una “persecuzione politica” nei suoi confronti.

Incriminazione ufficiale

Dopo investigazioni che hanno avuto una durata di un anno, un Grand Jury in Arizona ha confermato le accuse attraverso l’emissione di un’incriminazione ufficiale. Il Procuratore Generale Kris Mayes si è espresso con fermezza, promettendo di difendere i principi democratici e sottolineando la gravità di un complotto che, se fosse andato a buon fine, avrebbe invalidato migliaia di voti legittimi. Il presidente Joe Biden ha conquistato lo stato dell’Arizona con un margine ristretto di 10.457 voti. In altre giurisdizioni degli Stati Uniti, inclusi stati cruciali come il Nevada, il Michigan e la Georgia, sono stati riportati tentativi analoghi da parte di esponenti del partito repubblicano. Un comitato del Congresso ha messo in evidenza che l’intento di tali manovre fosse quello di manipolare il risultato del Collegio Elettorale, attraverso la proposta di elettori repubblicani alternativi o addirittura l’assenza di elettori nei territori vinti da Biden, con la spedita consegna di certificati falsificati al Senato degli Stati Uniti.

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