La Columbia University si trova al centro di una controversia crescente, poiché un numero sempre maggiore di leader e organizzazioni chiede alla prestigiosa istituzione e al suo presidente di proteggere gli studenti da segnalazioni di dichiarazioni e azioni antisemite e offensive, sia all’interno che nelle vicinanze del campus. La scorsa settimana, il campus è stato teatro di un’accampata e di una protesta filo-palestinese, che hanno sollevato preoccupazioni riguardo ai diritti alla libertà di parola e alla sicurezza degli studenti. In risposta a queste tensioni, il presidente della Columbia, Nemat “Minouche” Shafik, ha annunciato che le lezioni si sarebbero tenute virtualmente e che i dirigenti scolastici si sarebbero riuniti per affrontare “questa crisi”.
Shafik ha condannato fermamente il linguaggio antisemita e i comportamenti intimidatori, dichiarandosi “rattristata” dagli eventi che si sono verificati. Tuttavia, la reazione non si è limitata al livello locale. Il portavoce della Casa Bianca, Andrew Bates, ha chiarito che invocare la violenza contro gli studenti ebrei supera ogni limite. Ha inoltre criticato coloro che sostengono la retorica di organizzazioni terroristiche, specialmente dopo gli attacchi di Hamas contro Israele.
La denuncia
I manifestanti hanno denunciato il bombardamento israeliano di Gaza, evidenziando lo sfollamento e le vittime civili. Hanno anche invitato la Columbia a disinvestire da aziende legate a Israele. Questa situazione ha creato un ambiente di tensione per gli studenti ebrei, alcuni dei quali hanno riferito di essere stati apertamente minacciati e molestati. Di fronte a queste preoccupazioni, la Columbia ha annunciato piani per migliorare la sicurezza sul campus, tra cui l’implementazione di più personale di sicurezza, controlli di identità più rigorosi e sicurezza extra durante le festività ebraiche.