“Cinque miliardi di euro di contributo al Pil Italiano nel 2022 e una spesa complessiva di 13,8 miliardi grazie al turismo indotto”. Questi sono alcuni dei numeri dei 360 ‘Borghi più belli d’Italia’ secondo lo studio di Deloitte “L’impatto economico e occupazionale del turismo e la digitalizzazione nei Borghi più belli d’Italia”, presentato lo scorso mercoledì all’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani e commissionata dall’associazione I Borghi più belli d’Italia, che dal 2002 opera per valorizzare i piccoli centri abitati che esprimono un’eccellenza del nostro Paese e della sua bellezza. “Valorizzare il potenziale dei borghi italiani significa non solo preservare il nostro patrimonio storico, paesaggistico, artistico e culturale, ma anche contribuire ad una crescita sostenibile e inclusiva del sistema Paese. Adottando misure che favoriscano la digitalizzazione dei nostri borghi e ne contrastino lo spopolamento, si può generare valore condiviso con il territorio in termini economici, occupazionali e sociali”, ha commentato Marco Vulpiani, responsabile dell’area Valuation, Modeling & Economic Advisory di Deloitte.
4,6 miliardi di spesa diretta e 9 miliardi di spesa indiretta
Secondo l’analisi di Deloitte, nel 2022 i visitatori complessivi dei Borghi sono stati oltre 8,8 milioni, per un totale di circa 21,5 milioni di pernottamenti. Circa il 37% di questi visitatori sono internazionali, mentre il 32% sono visitatori giornalieri. La spesa diretta in Italia derivante dalle presenze turistiche indotte dai Borghi è quantificata in circa 4,6 miliardi di euro. A fronte di tale spesa diretta, si stimano oltre 9 miliardi di euro di ulteriore spesa indiretta e indotta, per un totale di circa 13,8 miliardi di euro di spesa complessiva generata in Italia. Inoltre, i dati mostrano che il turismo indotto dai Borghi ha sostenuto circa 91.400 occupati in Italia, con un importante effetto positivo sulle entrate fiscali a livello nazionale, pari a più di 2,3 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo di euro di Iva. I settori maggiormente impattati dal contributo al Pil sono alloggio e ristorazione, commercio e trasporti, beneficiando del 60% dell’impatto totale. In totale si stima che l’impatto economico generato dal turismo indotto dai Borghi nel 2022 sia equivalente a circa lo 0,3% del Pil italiano.
Le zone più impattate dalla presenza dei Borghi
Le località inserite nella lista Borghi più belli d’Italia sono 360 e si trovano per lo più nelle regioni del Centro Italia: Marche (31 borghi), Umbria (31) e Toscana (29) occupano le prime 3 posizioni della classifica. La distribuzione per aree territoriali dei Borghi più belli d’Italia, dunque, segnala una presenza particolarmente concentrata nel Centro (32,2%). Trentino-Alto Adige, Toscana, Liguria, Marche e Lombardia, invece, sono le regioni che hanno ricevuto più visitatori; considerando l’impatto economico generato dal turismo indotto dai Borghi nel 2022 come percentuale del Pil, si stima che questo sia maggiore al Centro e al Nord-est. In particolare, le aree in cui il contributo economico come percentuale del Pil risulta maggiore sono il Centro e Nord-est, con circa lo 0,4% del Pil, seguite dalle Isole, con oltre lo 0,3% del Pil.
I Borghi: un tesoro a rischio spopolamento
A fronte dell’impatto economico e sociale evidenziato, i borghi sono però caratterizzati da un accentuato fenomeno di spopolamento, molto maggiore rispetto alla media dei comuni italiani. In particolare, i comuni presenti nella lista dei Borghi più belli d’Italia, secondo l’Istat, presentano una popolazione media pari a circa la metà di quella dei comuni italiani nel complesso. Nel periodo 2011-2021 si è registrata una riduzione media della popolazione residente nei Borghi pari al -4,2%, a fronte di una riduzione della popolazione residente a livello nazionale pari a 0,7% nello stesso periodo. Si prevede che tale fenomeno si accentuerà nel periodo 2020-2030, con una variazione del -4,4% nei Borghi e pari a -2,8% in media sul complesso dei comuni italiani. Così la popolazione residente nei Borghi più belli d’Italia nel 2030 sarà pari a circa 1.285.000 persone. Tuttavia, un dato molto incoraggiante che emerge dall’analisi è quello della crescita del numero di lavoratori che soggiornano nei borghi in modalità smart working dopo la pandemia. Infatti, secondo una ricerca di Svimez, il 41,5% dei lavoratori sarebbe disposto a trasferirsi in un luogo più isolato a contatto con la natura ed il 34,5% in un piccolo centro abitato.