Due membri del parlamento del Maine sono attualmente oggetto di attenzioni critiche e potrebbero affrontare una censura in seguito alle controversie suscitate da alcune dichiarazioni rilasciate da uno di loro. Tale deputato ha infatti ipotizzato che la sparatoria di massa avvenuta a Lewiston nel mese di ottobre, potrebbe rappresentare una forma di punizione divina. Questa presunta retribuzione celeste sarebbe stata scatenata dall’approvazione di una legge che permette un’estensione dell’accesso all’aborto da parte del governo statale, attualmente a guida democratica, oltre che per il supporto ad altre leggi ritenute contrarie alla moralità.
Durante un acceso dibattito all’interno del parlamento, il rappresentante repubblicano Michael Lemelin ha espresso il proprio punto di vista, dichiarando che “Dio stabilisce dei limiti e ci sono delle serie conseguenze quando questi vengono ignorati”. Rivolgendosi direttamente alla presidente della Camera, la democratica Rachel Talbot Ross, Lemelin ha stabilito un collegamento diretto tra l’approvazione della legge (LD) 1619, entrata in vigore il 25 ottobre, e la sparatoria avvenuta a Lewiston nello stesso periodo. Shelley Rudnicki, un altro rappresentante del partito repubblicano, ha apertamente manifestato il proprio sostegno alle dichiarazioni di Lemelin.
Indignazione e disapprovazione
Questi commenti hanno provocato indignazione e disapprovazione da entrambi i lati dello spettro politico. La democratica Kristen Cloutier ha rimproverato Lemelin e Rudnicki per la loro “mancanza di rispetto ed empatia” nei confronti delle vittime e delle loro famiglie. Un’altra parlamentare, Rachel Henderson, ha espresso una condanna nei confronti di Lemelin, sottolineando come “la parola di Dio non debba mai essere utilizzata come un’arma”.
In risposta a questi eventi, il parlamento del Maine si appresta a votare per decidere se Michael Lemelin e Shelley Rudnicki debbano essere sottoposti a censura. La presidente della Camera, Ross, ha richiesto delle scuse formali in aula; in caso contrario, i due rischiano di vedersi revocare alcuni dei loro diritti parlamentari, inclusi quelli di voto e di parola.