Fitch Ratings ha declassato l’outlook della Cina a negativo, suscitando reazioni a Pechino. L’agenzia cita rischi crescenti per le finanze pubbliche, dato il cambio di rotta dal boom immobiliare. Fitch prevede un deficit al 7,1% del PIL nel 2024, su dal 5,8% precedente, e un debito al 61,3% del PIL nel 2023, da 56,1%. “Deficit fiscali maggiori e aumento del debito pubblico hanno eroso i margini di sicurezza per i rating”, dice Fitch, prevedendo un ruolo fiscale chiave per la crescita futura e un debito in ascesa. L’agenzia segnala anche rischi per le passività future, poiché i rischi fiscali potrebbero essere sottostimati dai dati ufficiali, con entità governative che potrebbero richiedere sostegno statale. Il Ministero delle Finanze cinese si è detto “deluso” dalla decisione di Fitch, affermando che il rapporto non riflette pienamente le politiche fiscali cinesi, che puntano a sostenere la crescita e stabilizzare il debito. Secondo il ministero, tali politiche preserveranno il buon credito del paese, investendo in domanda interna e crescita. La Cina bilancia sviluppo, rischio fiscale e sostenibilità, gestendo i deficit prudenzialmente.
Rallentamento della crescita
Nonostante il declassamento dell’outlook, Fitch ha confermato il rating creditizio della Cina a A+, mettendo in luce “la vasta e diversificata economia del paese, le prospettive di crescita del PIL ancora competitive a livello internazionale, la posizione strategica nel commercio mondiale di merci, la solidità delle finanze esterne e lo status di valuta di riserva dello yuan”. La seconda economia mondiale sta affrontando un rallentamento della crescita di fronte a vari ostacoli, inclusa una popolazione in diminuzione, consumi deboli, una crisi immobiliare protratta e fughe di capitali.