Il dibattito sull’immunità presidenziale ha raggiunto nuove vette di tensione in seguito alla presentazione di un documento di 66 pagine da parte del Procuratore Speciale Jack Smith alla Corte Suprema. Nell’atto, Smith e il suo team hanno esortato i giudici a respingere la pretesa dell’ex Presidente Donald Trump di godere di immunità assoluta nei casi di interferenza elettorale federale. Il documento contesta fermamente l’idea che un presidente possa essere esente da procedimenti penali, sottolineando che nessuna prerogativa presidenziale giustificherebbe un’immunità per Trump. Si ribadisce che la legge penale si applica anche ai presidenti e che nessuna figura politica dovrebbe essere al di sopra della legge.
Smith ha citato l’esperienza post-Watergate di Richard Nixon per dimostrare che i Padri Fondatori non avevano mai inteso concedere immunità penale agli ex presidenti. La nomina di Smith nel 2022 da parte del procuratore generale Merrick Garland per indagare sul presunto tentativo di Trump di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 e sulla gestione impropria di documenti riservati conferma la gravità delle accuse contro l’ex Presidente.
Una lunga storia
Nonostante la squadra legale di Trump abbia sostenuto l’esistenza di una “immunità assoluta”, che garantirebbe al presidente una totale invulnerabilità da procedimenti penali, Smith ha rimarcato che la “lunga storia” di non perseguire ex presidenti non dimostra un presunto diritto all’immunità. Al contrario, la gravità delle accuse contro Trump costituisce un caso senza precedenti per la loro minaccia alla democrazia. Smith ha anche affrontato la possibilità che la Corte Suprema riconosca un certo grado di immunità presidenziale, ma ha sottolineato che un piano criminoso volto a ribaltare un’elezione non dovrebbe godere di tale protezione. Trump ha negato tutte le accuse penali,