lunedì, 16 Dicembre, 2024
Esteri

Usa: 6 settimane di tregua per 40 ostaggi. Netanyahu: fissata la data per l’assalto a Rafah

Trattative in piena confusione

Le trattative sono in stallo, ma non mancano dichiarazioni da ogni fonte. Ora gli Usa fanno proposte per tregue brevi e lunghe. Netanyahu dichiara che c’è già una data fissata per entrare a Rafah mentre le truppe israeliane si ritirano dal sud della Striscia e gli sfollati ritornano verso Gaza e il nord. L’Iran continua a minacciare “vendetta”, mentre l’Europa fa un primo bilancio della missione nel mar Rosso e il Papa e poi i ministri Tajani e Piantedosi incontrano i famigliari degli ostaggi di Hamas.

Pur con il ritiro delle truppe di Israele non ci sono progressi nelle trattative, almeno, le parti smentiscono le notizie di passi avanti veicolate dai media egiziani. Ogni parte vede l’altra come “ostinata” nelle proprie posizioni. Sei settimane di tregua temporanea in cambio del rilascio di 40 ostaggi. Sarebbe questa la sostanza – secondo fonti egiziane citate dalla testata del Qatar Al-Araby Al-Jadeed, ripresa da media israeliani – della proposta avanzata dagli Usa per un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia ora all’esame di Hamas e di Israele. E mentre i palestinesi sono divisi tra loro;Hamas, Hezbollah, Jiadh sembrano andare in ordine sparso, anche il Governo israeliano deve fare i conti con le manifestazioni di piazza, con il Forum delle famiglie degli ostaggi e anche con i ministri come il responsabile per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir che ha dichiarato: “senza un’operazione a Rafah faremo cadere il governo“. Bezalel Smotrich, leader dell’estrema destra religiosa, e ministro delle Finanze, contrario all’allentamento della pressione militare, ha convocato i ministri e i colleghi, membri della Knesset, per ridefinire le politiche alla luce delle nuove situazioni, soprattutto il ritiro dal Sud della Striscia. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, tra l’altro, si è affrettato a spiegare che il ritiro delle truppe da Khan Younis segna l’avvio della “terza fase” dell’occupazione della Striscia; ovvero l’inizio di “raid mirati e limitati, come nel caso dell’ospedale Shifaa Gaza City”. Il ministro ha spiegato che la decisione è stata presa “nel momento in cui Hamas ha cessato di esistere come struttura militare in città”. “Le nostre forze hanno lasciato l’area – ha comunque aggiunto Gallant – per prepararsi alle loro future missioni, inclusa la missione a Rafah”. Il premier Netanyahu si è anche spinto oltre, ha detto: “la vittoria su Hamas richiede l’ingresso a Rafah e l’eliminazione dei battaglioni terroristici presenti lì. Accadrà, c’è una data.”

Iran riapre consolato a Damasco

Pende anche la “vendetta” dell’Iran che da giorni conferma “la punizione del regime criminale e aggressore di Israele per il suo attacco al consolato iraniano”. Attacco “certo” che il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, in un incontro con il suo omologo siriano Faisal Mekdad a Damasco, per l’inaugurazione della nuova sede del consolato, ha detto: “tentativi del genere non aiuteranno il premier israeliano Netanyahu e il suo regime a sopravvivere”. L’Iran ritiene colpevoli anche gli Stati Uniti. “Abbiamo sottolineato ai funzionari americani – ha aggiunto il ministro – attraverso i canali diplomatici la responsabilità degli Stati Uniti nell’incidente, poiché Washington è un sostenitore totale del regime sionista”.

I negoziati egiziani

I negoziati al Cairo non vanno nella direzione sperata e il capo della Cia, William Burns, avrebbe proposto almeno di fermare i combattimenti in tutte le loro forme durante la festa di Eid al-Fitr che dura tre giorni a partire da oggi e che chiude il Ramadan. Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al Ansari, ha dichiarato che il Qatar è “incoraggiato” dai colloqui sugli ostaggi che stanno avvenendo al Cairo e che i mediatori “stanno aspettando la risposta da entrambe le parti”. E ha aggiunto: “se mi chiedete se sono più ottimista oggi rispetto a un paio di giorni fa, direi di sì”. Oggi è convocato il Gabinetto di guerra israeliano che discuterà anche delle decisioni proprio riguardo le trattative.

Borrell: difendiamo interessi dell’Europa

La missione europea Aspides, in due mesi, ha respinto 11 attacchi Houthi e scortato 68 navi, in linea con il suo mandato difensivo nel mar Rosso. I dati sono dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. “Questa missione mostra la nostra volontà e capacità di proteggere gli interessi dell’Europa ed è un esempio della capacità dell’Ue di essere un fornitore di sicurezza marittima”. Stando ai numeri forniti da Borrell, da quando sono iniziati gli attacchi degli Houthi il costo della spedizione di un container dalla Cina all’Europa “è raddoppiato” e il costo dell’assicurazione è aumentato del 60%. “Il canale di Suez vale il 13% del traffico commerciale globale”, ha ricordato Borrell precisando che la missione Aspides “non è un gioco”.

Famiglie ostaggi dal Papa

Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano cinque famiglie di ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. L’incontro col Papa era riservato e privato. Dei circa 250 ostaggi israeliani e stranieri rapiti da Hamas il 7 ottobre, 129 rimangono a Gaza, di cui 34 sono morti. I corpi di 12 ostaggi sono stati restituiti a Israele. Ad accompagnare la delegazione anche il ministro degli Esteri israeliano, Katz che poi ha incontrato il i ministri italiani Tajani e Piantedosi. Quest’ultimo ha detto: “sono consolidate le collaborazioni che abbiamo come ministero dell’Interno, come sistema delle Forze di Polizia, della sicurezza pubblica nazionale, con tutti quelli che sono i temi d’interesse, e quindi anche la preservazione degliinteressi ebraici sul territorio nazionale e i riferimenti allo Stato d’Israele.”

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