martedì, 17 Dicembre, 2024
Economia

Istat: Il potere d’acquisto delle famiglie calato dello 0,5%

Dal reddito disponibile delle famiglie ai conti pubblici. L’Istituto nazionale di statistica ha rivelato che nel quarto trimestre del 2023, il quadro di finanza pubblica mostra un indebitamento in miglioramento e una pressione fiscale in crescita rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente, mentre il potere d’acquisto delle famiglie, pur segnando una contrazione rispetto al trimestre precedente, registra la prima variazione tendenziale positiva dopo sette trimestri di flessione. La propensione al risparmio, invece, aumenta sia rispetto al trimestre precedente che rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Si rileva, infine, un lieve aumento della quota di profitto delle società non finanziarie ed una flessione del loro tasso di investimento.

Reddito delle famiglie in crescita

Nel corso del 2023 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 4,7% (+5,7% nel 2022), pari ad un incremento di 58,7 miliardi. La consistente crescita dei prezzi ha, tuttavia, determinato una contrazione dello 0,5% del loro potere d’acquisto, ossia il reddito disponibile espresso in termini reali, che ha seguito la flessione dell’1,8% registrata nel 2022. La dinamica più sostenuta della spesa per consumi finali delle famiglie (+6,5%, +74,6 miliardi), rispetto al reddito disponibile, ha determinato nel 2023 una ulteriore riduzione della quota di reddito destinata al risparmio. La propensione al risparmio delle famiglie è passata dal 7,8% del 2022 al 6,3% del 2023, toccando il livello più basso dal 1995. Nel 2023 il reddito primario delle famiglie è aumentato di 75,2 miliardi (+5,6%), con un apporto positivo generato dai redditi da lavoro dipendente (+35,7 miliardi, +4,5%), dai redditi derivanti dall’attività imprenditoriale (+18,6 miliardi, +5,4%), dai redditi imputati per l’utilizzo delle abitazioni di proprietà (+10,2 miliardi, +6,7%) e dai redditi da capitale finanziario (+10,7 miliardi, +17,6%).

Saldo interventi redistributivi

L’Istat rileva che il saldo degli interventi redistributivi nel 2023 ha sottratto alle famiglie 118,8 miliardi, 16,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Le imposte correnti pagate dalle famiglie sono aumentate di 24,6 miliardi (+10,7% rispetto al 2022) per la crescita dell’Irpef (+10,2%) e delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (+23,0%). Per i contributi sociali versati dalle famiglie, nel complesso cresciuti di 10 miliardi (+3,3%), si registra un aumento dei contributi sociali effettivi pagati dai lavoratori autonomi (+7,3%, +2,9 miliardi) e una diminuzione di quelli a carico dei lavoratori dipendenti (-4,3% -2,2 miliardi). Le prestazioni sociali hanno registrato un incremento del 4,3%, pari a +19,1 miliardi (+2,4% nel 2022, +10,2 miliardi). La dinamica positiva delle prestazioni sociali è dovuta, principalmente, all’aumento delle pensioni e rendite erogate dagli enti di previdenza (+21,5 miliardi rispetto all’anno precedente) e delle misure relative agli assegni familiari (+3,0 miliardi), in particolare per il consolidamento dell’erogazione dell’assegno unico e universale per i figli a carico, che hanno compensato la riduzione registrata nei sussidi per l’esclusione sociale (-10,8 miliardi).

Acquisto e manutenzione abitazioni

Favorita dal prolungamento del sistema di incentivi alle ristrutturazioni, è proseguita nel 2023 anche la crescita degli investimenti delle famiglie per l’acquisto e la manutenzione straordinaria delle abitazioni (+3,0%, +3,4 miliardi rispetto al 2022), anche se con ritmi più contenuti rispetto al biennio precedente. Le famiglie hanno beneficiato nell’anno di 78,4 miliardi di incentivi agli investimenti erogati dalle amministrazioni pubbliche (+21,2 miliardi rispetto al 2022). Nel 2023 il settore delle famiglie, la cui attività include una componente figurativa generata dall’utilizzo delle abitazioni di proprietà, ha registrato un incremento del valore aggiunto pari al 5,7% (+3,6% nel 2022), che si è tradotto in un contributo di 1,5 punti percentuali della dinamica nazionale. Le piccole imprese e i lavoratori autonomi, inclusi nel settore delle famiglie, hanno segnato una crescita del valore aggiunto del 5,6%, più sostenuta rispetto all’anno precedente (+4,8%), spiegando 0,9 punti percentuali della crescita dell’intera economia.

Amministrazioni pubbliche

L’Istituto nazionale di statistica, infine, registra una flessione del saldo primario delle Amministrazioni pubbliche. Nel quarto trimestre 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (AP) in rapporto al Pil è stato pari a -5,5% (-6,7% nello stesso trimestre del 2022). Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,5% (-1,9% nel quarto trimestre del 2022), mentre il saldo corrente delle AP è stato positivo, con un’incidenza sul Pil del 5,0% (+1,1% nel quarto trimestre del 2022). La pressione fiscale è stata pari al 50,3%, in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il reddito lordo disponibile e la spesa per consumi finali delle famiglie consumatrici sono diminuiti rispettivamente dello 0,1% e dell’1,0% rispetto al trimestre precedente.

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