All’età di 81 anni, Isabel Allende riflette su una vita costellata di sfide, esilii, audaci scommesse creative e una carriera strepitosa: autrice pluripremiata, è considerata una delle voci più lette della letteratura latinoamericana, con oltre 70 milioni di copie dei suoi libri vendute in tutto il mondo. Il suo esordio con ‘La casa degli spiriti’, divenuto un fenomeno editoriale globale, ha inaugurato una serie di opere in cui si intrecciano amore, violenza, giustizia, redenzione e amicizia. Giornalista prima di diventare scrittrice a 40 anni, Allende si è distinta per il suo acuto commento sociale. “Oggi assistiamo a un’ondata di anti-immigrazione negli Stati Uniti e nel mondo dovuta all’aumento di persone costrette a lasciare i loro paesi per violenza estrema o povertà. Questa crisi, che coinvolge oltre 110 milioni di rifugiati, con una prevalenza di donne e bambini, non si risolve con misure di confine, ma affrontando e migliorando le condizioni nei paesi di origine.
Colpo di Stato
Residente negli Stati Uniti dal 1988, in California, Allende ha lasciato il Cile in seguito al colpo di Stato del generale Augusto Pinochet, le cui azioni repressive hanno lasciato un saldo di oltre 40.000 vittime tra dispersi, uccisi, torturati o detenuti politici. Trasferitasi a Caracas, ha vissuto in Venezuela per più di un decennio, lavorando per El Nacional. Sul clima attuale dell’immigrazione negli USA, Allende osserva un incremento di restrizioni e pregiudizi, soprattutto verso le persone di colore, un atteggiamento che sarebbe diverso se gli immigrati fossero bianchi scandinavi. “Credo che sia necessaria una politica globale, nazionale e culturale che riconosca il significativo contributo degli immigrati al paese,” afferma Allende, cittadina americana dal 2003. Sulle elezioni presidenziali Usa, ha commentato le posizioni di Donald Trump sugli immigrati, enfatizzando l’importanza di una politica più accogliente e meno draconiana.