giovedì, 14 Novembre, 2024
Politica

“Aiutare Kyiv per evitare la guerra in Europa. No all’escalation al confine tra Libano e Israele”

Meloni dal premier libanese Mīqātī. Oggi incontrerà il contingente italiano

“L’Occidente non si sta preparando a una guerra contro la Russia, l’importante è evitare atteggiamenti muscolari”. Ospite della trasmissione ‘Fuori dal coro’ su Rete4 (registrata prima della partenza di ieri per il Libano), il Primo Ministro Giorgia Meloni ha in pratica chiesto di abbassare i toni nei confronti della Russia e dunque ha bacchettato il Presidente della Francia Emmanuel Macron, propenso a inviare truppe europee in Ucraina: “Non ho condiviso le sue parole, l’ho detto anche a lui: non le condivido e sono convinta che si debba fare attenzione ai toni che si usano”. Il Premier ha quindi rispedito al mittente l’idea secondo la quale chi cerca di aiutare l’Ucraina vuole la guerra e che i russi che l’hanno invasa sono quelli che “quasi quasi” vogliono la pace: “Bisogna fare mezzo passo indietro: Putin ha invaso quel territorio dichiarando che vuole riportare la Russia alla sua grandezza di un tempo, che vuole ripristinare i confini storici della Russia. I confini storici della Russia ragionevolmente incorporano Ucraina, Moldova, Georgia, i Baltici, una parte della Finlandia, volendo anche la Polonia. Quando c’è stato il ritiro rovinoso da parte dell’Occidente dall’Afghanistan ed è stato dato un segnale oggettivamente di debolezza, Putin ha deciso che quello era il momento di tentare”.

Continuare il sostegno

Per Meloni, a questo punto, è fondamentale continuare a sostenere l’Ucraina: “Se non molliamo costringiamo Putin a trattare. Quello che Putin aveva in testa era una guerra lampo che gli avrebbe consentito di invadere l’Ucraina in qualche giorno. E se questo fosse accaduto, temo che non si sarebbe fermato. Chi cerca di aiutare l’Ucraina allontana la guerra rispetto alla possibilità che arrivi nel cuore d’Europa. Lo abbiamo fermato lì. E, secondo me, se non molliamo lo costringiamo anche a sedersi a un tavolo delle trattative per cercare una pace giusta, che è ovviamente l’obiettivo che abbiamo. Perché non è che ci divertiamo nell’attuale contesto. L’importante è che noi sappiamo qual è l’obiettivo che vogliamo”.

Nessuna voglia di guerra

Meloni non vuol sentire parlare di un’Europa che si sta preparando alla guerra, parlando di quanto discusso nell’ultimo Consiglio europeo: “Si è parlato di protezione civile e invece mi ritrovo su diversi quotidiani il fatto che noi staremmo preparando il vecchio continente alla guerra, perché c’era un passaggio che diceva che bisogna mettere in cooperazione la risposta alla crisi, ma si parlava di protezione civile, cioè risposta alle crisi, si intendeva le alluvioni, le calamità naturali. Per cui bisogna pure fare attenzione a come certe cose si vendono, perché se ci mettiamo pure noi a fare la propaganda, come i russi, oggettivamente abbiamo un problema”.

In merito all’attentato in Russia, Meloni ha detto che il tutto è stato rivendicato e quindi “si può dare la colpa a chi si vuole, quando si fa propaganda, ma c’è qualcuno che ha dichiarato: ‘siamo stati noi’ e del resto le modalità sono quelle che noi conosciamo, non vedo come un attentato del genere potrebbe aiutare l’Ucraina o l’Occidente”.

Altri temi

Nel corso dell’intervista, Meloni ha polemizzato con “certa magistratura che fa perdere tempo”, parlando del Decreto Cutro: “Abbiamo modificato la normativa in maniera tale che una persona che non aveva diritto a restare poteva essere espulsa in 30 giorni, sulla norma si è mobilitata una certa magistratura politicizzata che ha cominciato a non applicare la norma, la questione è finita alla Cassazione che l’ha inviata alla Corte di giustizia”.

Sul pericolo terrorismo in Italia, ha detto che il governo è molto attento a questo tema, ricordando che dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre sono state espulse 47 persone: “Facciamo in modo cadenzato le riunioni con l’intelligence, abbiamo rafforzato la sorveglianza sui luoghi sensibili”.

Sul suo futuro politico si è detta tranquilla: “Non deludere i cittadini è la mia unica motivazione per fare la vita che faccio, qualora non dovessi più avere il loro consenso, sarò ben contenta di farmi da parte”.

La visita in Libano

Sùbito dopo l’intervista con Rete4, Meloni si è recata a Beirut per un bilaterale con il Primo Ministro Najib ‘Azmi Miqati con l’obiettivo di rafforzare il sostegno dell’Italia alla stabilità del Libano. Il Premier ha innanzitutto ribadito la volontà del Paese di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano, in particolare in questo momento storico: “Il bilaterale ha rappresentato l’occasione per portare una concreta vicinanza italiana e un messaggio chiaro sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele”. Più in generale, durante l’incontro si è svolto un approfondito scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare riferimento agli ultimi sviluppi in Medio Oriente e alla situazione al confine sud del Libano. Quindi il Presidente del Consiglio ha rinnovato l’impegno dell’Italia nei settori della cooperazione allo sviluppo, nei quali il Paese si conferma anche quest’anno tra i primi donatori a livello globale. Il dialogo si è concertato anche sul rafforzamento delle politiche migratorie nel Mediterraneo, con l’obiettivo di coordinare le politiche contro le migrazioni irregolari e il traffico di persone. Infine, vi è stato uno scambio approfondito di vedute al fine di esplorare soluzioni politiche per l’emergenza rifugiati che continua ad affliggere il Libano.

Oggi il Premier, prima di far rientro a Roma, visiterà i contingenti italiani di stanza in Libano, a Shama, non lontano da dove ieri c’è stato un raid israeliano che ha causato la morte di 6 persone.

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