“Indagini in corso”. Così il Cremlino alza il muro di silenzio sull’attacco di venerdì scorso al Crocus City Hall costato alla vita a 137 persone. La Corte Basmanny di Mosca ha confermato l’arresto degli indagati come autori della strage, nel contempo le autorità russe rifiutano di rilasciare commenti sulle possibili responsabilità dei terroristi dell’Isis – che ha rivendicato con foto e video – la strage del Crocus City Hall. Ieri la notizia di altri arresti di sospettati nel quadro dell’inchiesta sull’attentato. Lo ha riferito l’agenzia Tass, secondo cui i tre – due fratelli ed il loro padre – sono stati posti in custodia cautelare fino al 22 maggio. Tutti nati a Dushanbe, la capitale del Tagiskistan, ma due di loro hanno anche la cittadinanza russa.
Peskov: no a domande sulle indagini
Ieri alla conferenza stampa sulle indagini molte domande sono rimaste prive di risposta. “State ponendo una domanda relativa all’andamento delle indagini. Noi non commentiamo ciò in alcun modo, non abbiamo il diritto di farlo”, ha sottolineato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov,“vi esortiamo a fare affidamento sulle informazioni che provengono dalle nostre forze dell’ordine”.
Nessuna visita di Putin sul luogo della strage
Peskov ha poi precisato che il presidente Putin non ha intenzione di visitare il luogo dell’attacco. ll portavoce del Cremlino, non ha poi ritenuto necessario di rispondere a diverse domande “sui visibili segni di violenza”, e quindi sulle possibili torture, sulle quattro persone arrestate sospettate dell’assalto alla sala da concerto di Mosca. Lo riporta la Cnn, che ha posto la domanda. “Lascio questa domanda senza una risposta”, ha ribadito Peskov. Il portavoce ha anche eluso una domanda in cui gli si chiedeva se la strage del Crocus City Hall rappresenti un fallimento dei servizi di intelligence russi. “Attualmente ci sono molti contenuti emotivi, isterici e provocatori online”, ha replicato Peskov, “Chiaramente, questa mostruosa tragedia provoca molte emozioni, ma sfortunatamente il nostro mondo dimostra che nessuna città o paese può essere completamente immune dalla minaccia del terrorismo”.
Alzati i livelli di sicurezza
Il portavoce del Cremlino ha poi sottolineato come i livelli di sicurezza siano stati alzati. In particolare contro i tentativi di reclutamento sui social media da parte di gruppi terroristici. Il portavoce, citato dall’agenzia Tass, ha sottolineato che non si riferisce ai canali Telegram che “forniscono informazioni serie e verificate” ma “piuttosto ai profili anonimi”. Le forze dell’ordine sono in allerta per combattere questo tipo di attività, ha aggiunto, ma “la gente deve essere vigile e consapevole della minaccia di tali atti provocatori”. In un primo sommario interrogatorio di cui è stato diffuso un video, uno dei quattro arrestati con l’accusa di essere gli autori dell’attacco di Mosca aveva detto di essere stato reclutato dopo avere seguito online le “lezioni di un predicatore”. Medvedev: uccidere tutti L’ex presidente e vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha invece rilanciato il dibattito sul ripristino della pena di morte per terrorismo: “Me lo chiedono tutti. Cosa fare? Sono stati catturati. Complimenti a quelli che li hanno presi. Dovrebbero essere uccisi?”, si è chiesto Medvedev dandosi una risposta, “E’ necessario. E lo sarà. Ma è molto più importante uccidere tutte le persone coinvolte. Tutti. Chi ha pagato, chi ha simpatizzato, chi ha aiutato. Dobbiamo ucciderli tutti”.
Le torture ai presunti killer
I quattro indagati sono stati messi in custodia cautelare per due mesi da un tribunale della capitale russa. Sono accusati di “terrorismo” e rischiano l’ergastolo. Volti tumefatti, con lividi e segni di tagli. Così, sono apparsi i quattro sospettati della strage. Dalerdzhon Barotovich Mirzoyev, 32 anni, Saidakrami Murodali Rachabalizoda, 30 anni, Shamsidin Fariduni, 25 anni, e Muhammadsobir Fayzov, 19 anni, tutti con passaporto tagiko. Fayzov, riporta Skynews, è stato portato in tribunale direttamente dall’ospedale su una sedia a rotelle, il volto con una serie di tagli e un infermiere è rimasto con lui durante l’udienza.
Ue, no a collegamenti di Kiev con la strage
Il portavoce per la politica estera dell’Ue Peter Stano, ha ieri di nuovo sottolineato l’allarme dell’Unione europea. “Siamo preoccupati”, ha evidenziato, “per le indicazioni dei rappresentanti del regime di Mosca che cercano di creare un collegamento tra questo attentato e l’Ucraina, che ovviamente respingiamo in toto. Non ci sono indicazioni, non vi è alcuna prova che l’Ucraina sia in qualche modo collegata a questi attacchi. Invitiamo il governo russo a non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina, né usarlo come pretesto per l’aumento delle repressioni interne”.