venerdì, 15 Novembre, 2024
Esteri

Netanyahu conferma l’offensiva a Rafah

Scholz : “Serve un cessate il fuoco permanente”

Comincia oggi un altro tentativo di arrivare a un cessate il fuoco a Gaza. I negoziati riprendono a Doha con anche la partecipazione di una delegazione israeliana guidata dal direttore del Mossad, David Barnea. Purtroppo il conflitto continua a mietere morti; in un attacco aereo israeliano al campo profughi di Nuseirat, sono state uccise 30 persone. Il bombardamento sarebbe avvenuto proprio mentre la comunità si stava riunendo per preparare il “suhoor” (un pasto speciale che si consuma poco prima dell’alba durante il Ramadan). L’Idf ha riferito che indagherà sull’episodio. Altri attacchi nel centro di Gaza e al confine col Libano. Mentre il premier israeliano Netanyahu ha spento tutte le speranze su Rafah: “l’offensiva ci sarà” ha detto in un’intervista televisiva.

Rafah: pronti piani operativi

“Ribadisco: opereremo a Rafah. Ci vorranno diverse settimane e accadrà”. Lo ha confermato Netanyahu, che ha pronti anche “i piani operativi per l’azione a Rafah, compreso l’avanzamento per evacuare la popolazione civile dalle zone di combattimento”. “Questa è una fase essenziale prima dell’azione militare”, ha ribadito durante una riunione di governo. A dare sostegno alle posizioni più dure come quella di Netanyahu è intervenuto anche il professor Joel Fishman, storico del Jerusalem Center for Public Affairs Fellow su sito Ynet, secondo il quale “se l’America vuole porre fine a questa sofferenza umana, dovrebbe facilitare la resa di Hamas” che non si presenta come un esercito normale, in divisa, e si confonde tra i cittadini palestinesi “utilizzandoli come scudi umani.” Hamas deve “prima arrendersi” e accettare la sconfitta mentre, spiega Fishman, anche le organizzazioni internazionali sono cadute nell’equivoco difendendo combattenti “illegali” che non portano armi apertamente e non sono riconoscibili a vista con uniformi distintive. “E’ Hamas il responsabile della morte del popolo palestinese a Gaza.”

7 Ottobre, giornata nazionale

Il governo israeliano ha approvato all’unanimità l’istituzione di una giornata nazionale per commemorare l’attacco del 7 ottobre e la successiva guerra di Gaza, da tenersi ogni anno il 24 del mese ebraico di Tishrei. La commemorazione annuale sarà caratterizzata da due cerimonie statali che onoreranno la memoria dei militari e delle donne caduti nella guerra in corso contro Hamas e dei civili assassinati durante l’attacco di Hamas. I legislatori stanno lavorando su una legislazione per criminalizzare la negazione, la minimizzazione o la celebrazione dell’attacco del 7 ottobre.

La pressione internazionale

La pressione internazionale continua, ma probabilmente non avrà i risultati sperati. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è partito per il suo viaggio in Medio Oriente, prima in Giordania dove ha ribadito che “serve un cessate il fuoco permanente”. Il suo obiettivo principale è quello di far entrare a Gaza un maggior numero di aiuti umanitari. Nel frattempo, la nave “Open Arms”, battente bandiera spagnola, avrebbe scaricato il suo carico e sarebbe tornata a Larnaka. Pressioni di pace anche dalla Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni in visita in Egitto per un incontro con il Presidente Al-Sisi e la Commissaria europea Von der Leyen: “stiamo fronteggiando una situazione internazionale molto complessa: la crisi di Gaza è in cima alle nostre preoccupazioni” ha dichiarato la Presidente Meloni. Bisogna puntare a raggiungere un “cessate il fuoco, corridoi umanitari per garantire assistenza umanitaria e aiuti, arrivare alla liberazioni degli ostaggi”. In tal senso, “l’Italia sostiene gli sforzi di Egitto e altri paesi” dell’area, ha rimarcato Meloni ricordando che “fin dall’inizio ha garantito gli aiuti umanitari”.

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