Il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba riguardo l’andamento della guerra e soprattutto riguardo l’iter del pacchetto di aiuti da 300 milioni di dollari annunciato da Washington, ma ancora bloccato dal Congresso. Il capo della diplomazia statunitense ha, inoltre, ringraziato Kuleba per l’impegno del governo ucraino nell’intraprendere riforme anti-corruzione necessarie per far avanzare la sua integrazione euro-atlantica. “Ho sottolineato la necessità e l’urgenza – ha riferito Blinken – del continuo sostegno statunitense e internazionale all’Ucraina, compresa la difesa aerea e le munizioni di artiglieria. Non possiamo permettere alla Russia di sfruttare i ritardi negli aiuti per avanzare, mettendo tutta l’Europa e il mondo democratico a rischio di una guerra ancora più grande”.
I rapporti di forza
I rapporti di forza sul campo, però rimangono preoccupanti e la Russia ha anche reso noto di aver eliminato 5.962 mercenari stranieri, la maggior parte dei quali dalla Polonia, dalla Georgia, dagli Stati Uniti, Canada e Regno Unito. Quanto alla Francia l’ambasciatore russo a Parigi, Alexey Meshkov, ha trasmesso all’Assemblea nazionale le informazioni riguardanti i mercenari francesi che stanno prendendo parte al conflitto in Ucraina, in particolare i 60 uccisi e 20 feriti che erano ingaggiati a Kharkov lo scorso 16 gennaio quando la città è passata sotto il controllo russo. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato su X che sono passati due anni dall’attacco russo al Teatro d’arte drammatica di Mariupol. “Il mondo deve ricordare tutto ciò che la Russia ha fatto all’Ucraina e agli ucraini, e ogni assassino russo deve essere ritenuto responsabile delle proprie azioni. Garantiremo la loro responsabilità”, ha affermato il leader, “memoria eterna per tutti coloro le cui vite sono state tolte dal terrore russo.”
La Moldavia, no alla Nato
Brutte notizie anche dalla Moldavia dove il ministro degli Affari esteri e vicepresidente del governo del paese Mihai Popsoi, ha dichiarato che il suo Paese non ha intenzione di aderire alla Nato. Popsoi ha spiegato che non è necessario il passo nell’Alleanza perché più della metà della popolazione ritiene che la sicurezza nazionale non migliorerebbe. Mentre aumenterebbe il rischio di un conflitto armato diretto con la Russia che è stata chiamata nella Transnistria dai parlamentari della Pridnestrovia con obiettivi di peacekeeping.
In Russia seggi sotto attacco
Intanto in Russia il secondo giorno di elezioni è trascorso con relativa calma. La presidente della Commissione elettorale centrale russa, Ella Pamfilova, ha riferito di atti vandalici in 29 seggi elettorali in 20 regioni della Federazione. In 29 seggi elettori e elettrici hanno macchiato le schede versando nelle urne inchiostro o vernice colorata, mentre in 8 seggi ci sono stati tentativi di appiccare il fuoco. I “sabotatori”, secondo Pamfilova, avrebbero ricevuto istruzioni “dall’Ucraina e da Paesi europei”. La deputata russa Yana Lantratova ha riferito che nei prossimi giorni sarà presentato alla Duma un progetto di legge, che “prevede pene fino a otto anni di carcere per il tentativo di disturbare le elezioni con incendi dolosi o altri mezzi generalmente pericolosi”. Alcuni abitanti di Mosca avrebbero ricevuto in queste ore dei messaggi sui propri cellulari nei quali li si accusa di sostenere “le idee di un’organizzazione estremista” e i si esorta a “votare in maniera tranquilla, senza file e provocazioni”. I dati ufficiali riferiscono di percentuali altissime di votanti nelle parti delle quattro regioni ucraine occupate dai russi: secondo l’agenzia Ria Novosti, nella regione di Donetsk ha votato oltre il 69% degli aventi diritto, in quella di Lugansk il 36%, in quella di Zaporizhzhia il 55% e in quella di Kherson quasi il 69%.
Cosa ha detto il Papa?
Continuano anche le “interpretazioni” delle parole di Papa Francesco che in un’intervista alla Tv Svizzera ha chiesto un tavolo di negoziato e il cessate il fuoco. Ieri è intervenuto padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali del Vicariato di Roma, secondo il quale con le parole del Presidente francese Macron “rischiamo grosso”, mentre “il Papa ha una sola preoccupazione: far cessare le ostilità.” Per Padre Albanese “il Regno di Dio significa pace, giustizia, solidarietà, bene comune e rispetto del Creato”.