Prezzi al consumo in lieve aumento e inflazione al +0,5%. L’Istituto nazionale di statistica rivela che nel mese di febbraio 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua (confermando la stima preliminare), come nel mese precedente. L’inflazione acquisita per il 2024, invece, è pari a +0,5% per l’indice generale e al +1,0% per la componente di fondo. Riguardo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) si registra una variazione congiunturale nulla e un aumento tendenziale pari al +0,8% (la stima preliminare era +0,9%), in lieve diminuzione da +0,9% di gennaio, mentre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione congiunturale nulla e un aumento su base annua di 0,7%.”A febbraio l’inflazione resta costante allo 0,8%. La stabilizzazione del ritmo di crescita dei prezzi al consumo si deve principalmente al venir meno delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari, non lavorati e lavorati, i cui effetti compensano l’indebolimento delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore dei Beni energetici. In particolare, si attenua la flessione su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici, che a febbraio si attesta al -17,3% (dal -20,5% di gennaio). Si riduce a +3,4% il tasso di crescita in ragione d’anno dei prezzi del “carrello della spesa” (da +5,1% di gennaio), mentre l’inflazione di fondo si attesta al +2,3% (da +2,7% del mese precedente)”, commenta l’Istat.
Beni e servizi
L’Istituto di Statistica spiega inoltre che la stabilizzazione dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa. In particolare, rallentano i prezzi degli Alimentari non lavorati (da +7,5% a +4,4%) e lavorati (da +4,5% a +3,4%), degli Altri beni (da +1,7% a +1,2%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,2% a +3,8%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +3,2%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,7%). Si attenua invece la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -20,4% a -17,2%) e regolamentati (da -20,6% a -18,4%) e accelerano sia quelli dei Tabacchi (da +2,2% a +2,6%) che dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,8%).
Inflazione di fondo
Nel mese di febbraio l'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera dal +2,7% al +2,3% e quella al netto dei soli beni energetici dal +3,0% al +2,6%. La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni accentua la sua discesa (da -0,7% a -0,9%), mentre quella dei servizi resta stabile (a +2,9%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni pari a +3,8 punti percentuali, dai +3,6 di gennaio. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +5,1% a +3,4%, come quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, da +3,5% di gennaio a +2,8%.
Vendite al dettaglio
Calano, seppur lievemente, anche le vendite al dettaglio. A gennaio 2024 l’Istat stima un calo congiunturale dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume. Le vendite dei beni alimentari sono stazionarie in valore e registrano una diminuzione dello 0,4% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari subiscono una lieve flessione sia in valore (-0,1%) sia in volume (-0,2%). Nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,3%) e calano in volume (-0,1%). Si registrano variazioni di segno analogo sia per le vendite dei beni alimentari (rispettivamente +0,4% in valore e -0,3% in volume) sia per quelle dei beni non alimentari (+0,2% in valore e -0,1% in volume). Su base tendenziale, invece, a gennaio 2024 le vendite al dettaglio aumentano dell’1,0% in valore e registrano un calo in volume del 2,1%. Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+2,4%) e diminuiscono in volume (-2,8%); quelle dei beni non alimentari calano sia in valore (-0,2%) sia in volume (-1,6%). Rispetto a gennaio 2023, infine, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+1,4%), per le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (+0,5%) e il commercio elettronico (+1,0%), mentre diminuiscono le vendite al di fuori dei negozi (-0,4%).
Import ed export in flessione
Riduzione congiunturale anche per entrambi i flussi commerciali con l’estero che risulta più intensa per le importazioni (-7,3%) rispetto alle esportazioni (-3,2%). Nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024, rispetto al trimestre precedente, l’export si riduce dell’1,6% e l’import del 4,0% mentre la flessione su base mensile dell’export, secondo le stime dell’Istat, è più ampia per i mercati extra-Ue (-4,0%) rispetto all’area Ue (-2,4%). Nel mese di gennaio 2024, inoltre, i prezzi all’importazione diminuiscono dello 0,9% su base mensile e del 7,0% su base annua (era -9,3% a dicembre 2023). Su base annua, tra i settori che più contribuiscono a frenare l’export nazionale si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-15,0%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-7,9%). I contributi positivi maggiori, invece, derivano dall’aumento delle esportazioni di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+14,0%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+6,2%), articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+17,0%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+15,7%) e autoveicoli (+12,9%). Su base annua, infine, la Cina (-46,1%) è il Paese che fornisce il contributo negativo maggiore all’export nazionale. Flettono anche le esportazioni verso Germania (-2,9%) e Francia (-3,5%) mentre crescono quelle verso Stati Uniti (+14,5%), Paesi OPEC (+26,3%) e Spagna (+9,2%).