Qualcosa non torna nei prezzi agricoli mondiali e gli aumenti non sono tutti dovuti alle guerre e alle crisi geopolitiche. C’è tanta speculazione. L’Indice Fao dei prezzi alimentari è sceso per il settimo mese consecutivo a 117,3 punti a febbraio, il livello più basso in tre anni, rispetto ai 118,2 rivisti al rialzo di gennaio. La diminuzione degli indici dei prezzi dei cereali e degli oli vegetali ha più che compensato gli aumenti di quelli dello zucchero, della carne e dei latticini. Negli ultimi tre anni l’indice PriceStats Daily World Food Inflation Index – realizzato da State Street – fa vedere invece che gli alimentari sono rincarati del 23%, passando da un punteggio di 133 del febbraio 2021 a quota 164 al termine dello scorso mese. E’ evidente che, nel mezzo, prospera un’abbondante speculazione di mercato che non adegua i prezzi al consumo.
Indice State Street
L’indice di State Street è adottato per Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Spagna, Grecia, Canada, Australia, Giappone, Corea del Sud, Russia, Sud Africa, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Uruguay, Turchia e Argentina e utilizza la componente alimentare e delle bevande analcoliche non destagionalizzata dell’inflazione di ciascun Paese, con ponderazioni basate sulla spesa per consumi finali delle famiglie del 2010, in dollari correnti, dalla Banca Mondiale. Giuliano Zulin, giornalista esperto di economica di Geagency, nota che “da tempo l’indice va in salita mentre l’Indice Fao delle quotazioni cerealicole è diminuito del 5% a febbraio, raggiungendo un livello inferiore del 22,4% rispetto a quello di febbraio 2023.”
Mais e riso
I prezzi all’esportazione del mais sono diminuiti maggiormente tra le aspettative di grandi raccolti in Sud America e i valori competitivi offerti dall’Ucraina, mentre quelli internazionali del grano sono diminuiti soprattutto grazie al forte ritmo delle esportazioni dalla Russia. Anche i prezzi internazionali del riso sono diminuiti dell’1,6% a febbraio. L’Indice Fao dei prezzi degli oli vegetali è calato invece dell’1,3% da gennaio, attestandosi all’11% al di sotto del valore di febbraio 2023.
Oli e carne
Quelli internazionali dell’olio di soia sono diminuiti notevolmente, sostenuti dalle prospettive di abbondanti produzioni di soia in Sud America, mentre oli di girasole e di colza viaggiano al ribasso. L’indice Fao dei prezzi dello zucchero, al contrario, è aumentato del 3,2% a febbraio per i cali di produzione in Brasile, Tailandia e India. Anche l’indice dei prezzi della carne è aumentato dell’1,8% da gennaio, con le quotazioni della carne di pollame e bovina a causa dei trasporti interrotti in Australia per le forti e incessanti piogge. La carne suina è aumentata, invece, per l’aumento della richiesta dalla Cina. I prezzi internazionali della carne ovina sono diminuiti in parte a causa della produzione record conseguente alla ricostituzione del gregge in Australia.
Latte, burro e formaggi
In crescita anche l’Indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, aumentato dell’1,1%, guidato dalla maggiore domanda di importazioni di burro da parte degli acquirenti asiatici. Guardando avanti, la Fao ha pubblicato un nuovo Brief anche sull’offerta e la domanda di cereali, nonostante la guerra in Ucraina: le previsioni per l’utilizzo globale dei cereali nel 2023/24 si attestano 1,4 milioni di tonnellate in più rispetto alle previsioni del mese precedente e a 31,3 milioni di tonnellate (1,1%) al di sopra del livello 2022/23. Perché i prezzi al consumo, ad esempio di pane e pasta, restano alti?