domenica, 22 Dicembre, 2024
Europa

Senza Eurobond adesso a rischio l’area Euro. Ma la minoranza non può dettar legge

La stupidità umana non conosce limiti. E quella di certi leader di alcuni Paesi europei è superiore ad ogni aspettativa. Durante una crisi, che giustamente Mario Draghi ha definito “biblica” e che richiede interventi straordinari e urgenti, alcuni capi di Stato e di Governo continuano ad usare parametri che a stento si possono utilizzare in condizioni di normalità e di crescita economica.

Mi riferisco, in particolare, alla spaccatura, non ancora definitiva, che si sta verificando in queste giornate terribili sul tema degli eurobond da emettere in relazione all’emergenza economico-sanitaria del virus.

Da una parte ci sono 9 importanti Paesi che chiedono di attivare questo sistema di finanziamento con garanzia europea e non nazionale. Si tratta di Francia, Italia, Spagna, Belgio, Grecia, Portogallo, Irlanda, Slovenia e Lussemburgo. Sul fronte opposto ci sono quelli che si considerano da sempre i “primi della classe” dell’eurozona, e cioè Olanda, Austria, Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Malta e Cipro. Lasciamo per un attimo da parte la Germania, e vediamo qual è il peso reale di questi Paesi, sia in termini di popolazione che in termini di PIL.

Ebbene sommando i dati otteniamo questi risultati.

I 9 Paesi favorevoli agli eurobond hanno complessivamente una popolazione di 260 milioni di abitanti. I Paesi contrari, senza la Germania, arrivano a stento a 45 milioni di abitanti, meno della sola Spagna. Se a questi sommiamo anche gli 87 milioni di tedeschi, arriviamo a 127 milioni. In pratica i Paesi dell’area euro favorevoli agli eurobond hanno una popolazione doppia rispetto a quella dei contrari.

Vediamo adesso il confronto con il PIL di questi due fronti.

Sommando i PIL dei 9 paesi favorevoli arriviamo a 9.137 miliardi di ricchezza prodotta in un anno.

Sommando i PIL dei Paesi contrari, eccetto la Germania, otteniamo 2.206 miliardi. Se a questi aggiungiamo la potenza di fuoco della Germania con i suoi 4.199 miliardi, il totale fa 6.405 miliardi: il 30% in meno rispetto ai Paesi favorevoli.

La domanda a questo punto è legittima. Se si fa parte di una grande alleanza è giusto tener conto anche del peso che ognuno ha in questa coalizione di forze.

E questa considerazione diventa cruciale quando si è di fronte a scelte drammatiche. È possibile che debba prevalere il NO di Paesi che pesano per popolazione la metà e per PIL  il 30% in meno rispetto a quelli che sono per il SI agli eurobond?

Buon senso politico ed economico vorrebbe che prevalesse la volontà di chi rappresenta il doppio di persone con una ricchezza molto più elevata.

In questa partita la Germania si gioca il futuro del suo ruolo in Europa. Berlino dovrebbe fare di tutto per convincere i “duri e puri” a non mettersi di traverso.

Se malauguratamente anche questa volta la Germania dovesse mostrarsi miope, potrebbe essere la fine dell’euro così come lo abbiamo conosciuto oggi, col rischio che si potrebbe creare un’area monetaria comune formata dai 9 Paesi oggi favorevoli agli eurobond e un’altra area formata dai contrari. In questa ipotesi la Germania si troverebbe alleata con nobili Paesi ma irrilevanti economie. E se dovesse mettersi in competizione con un’area monetaria che ha il doppio della popolazione e un PIL del 30% più alto…per la Germania non verrebbero tempi rosei.

È uno scenario ipotetico e che nessuno si augura. Ma prima di fare altre scelte scellerate forse sarebbe il caso che qualcuno facesse delle riflessioni basate non sulla protervia ma sui numeri.

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