domenica, 22 Dicembre, 2024
Esteri

I sindacati della polizia haitiana chiedono aiuto dopo l’attacco alla prigione principale

Sabato sera la tensione è salita a livelli critici nei pressi della prigione nazionale di Port-au-Prince, Haiti, quando gruppi armati hanno sfidato le forze di polizia, che avevano chiesto aiuto a causa di continui spari che hanno squassato diverse parti della capitale. Questo avveniva contemporaneamente ai tentativi di rovesciare il primo ministro Ariel Henry da parte di un importante leader di una banda.

Due sindacati di polizia hanno fatto appello per assistenza al fine di impedire la fuga dei detenuti, molti dei quali sono considerati criminali di alto profilo. Nonostante la richiesta di aiuto, non è ancora chiaro quanti detenuti siano riusciti a scappare. Il quotidiano locale Gazette Haiti ha definito il numero “significativo”. Alcuni detenuti, temendo di essere uccisi durante gli scontri a fuoco incrociati, hanno esitato ad abbandonare la prigione.

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Secondo quanto riferito dai media locali, gli agenti di polizia assegnati alla sorveglianza della prigione avevano abbandonato i loro posti sabato. Il governo di Haiti, finora, non ha rilasciato alcun commento in merito alla situazione. Negli ultimi giorni, la violenza ha imperversato nella capitale haitiana, con spari che hanno seminato il panico, in seguito agli appelli del leader della banda Jimmy Cherizier, conosciuto anche come Barbecue, affinché i gruppi criminali si unissero per rovesciare il primo ministro Henry. Cherizier guida un’alleanza di bande ed è attualmente soggetto a sanzioni sia dall’ONU che dagli Stati Uniti.

Secondo quanto riportato dal gruppo per i diritti umani RNDDH, la prigione, originariamente progettata per ospitare 700 detenuti, ne conteneva 3.687 nel febbraio dello scorso anno. Un rapporto del 2017 del medesimo gruppo aveva già evidenziato il grave sovraffollamento della prigione, aggravato dalla carenza di personale di polizia.

L’attacco alla prigione segue le notizie di venerdì secondo cui uomini armati avevano tentato di prendere il controllo del principale porto container della capitale, causando significative interruzioni del traffico e alimentando ulteriormente l’instabilità in una nazione già martoriata da problemi economici e politici.

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